All’indomani degli attentati dell’11 settembre, l’unità speciale Alpha 595 guidata dal Capitano Mitch Nelson (Chris Hemsworth) parte volontariamente per l’Afghanistan.
I 12 Soldiers affronteranno un’insidiosa missione, che li vedrà combattere in un territorio straniero e ostile, in un’inferiorità numerica di 5.000 a 1 rispetto ai nemici, 50.000 talebani muniti di lanciarazzi e carri armati.
Per i 12 uomini esiste un’unica via di salvezza: la vittoria.
12 “Horse Soldiers” sul grande schermo
Per il suo primo lungometraggio, Nicolai Fuglsig, rodato fotoreporter e documentarista affermato, si affida al romanzo dell’autore Doug Stanton dal titolo Horse Soldiers, opera letteraria che narra la vera vicenda di dodici membri delle Forze Speciali dell’esercito americano nell’Afghanistan invaso dai talebani.
Appare dunque ancorato al reale il regista danese che vuol raccontare quest’epica impresa, imprimendo ancor più nella storia l’eroica missione dei dodici combattenti che la storia hanno già modificato.
Reale nel senso e nel contenuto, non certo nel metodo, rifugge la forma del documentario il Fuglsig versione director che non vuole lasciarsi sfuggire le possibilità del magico mondo del cinema, dei suoi attori perfetti (un camaleontico Chris Hemsworth sempre sulla cresta dell’onda), dei suoi effetti speciali, della sua capacità di raccontare si la realtà, ma senza i suoi lati tediosi.
E grazie al gusto accademico, all’impeccabile sceneggiatura del premio Oscar Ted Tally (Il silenzio degli innocenti) e di Peter Craig, grazie a un budget degno dei miglior film di guerra, Nicolai Fuglsig pare riuscir nell’intento, confezionando un’opera prima scandita da un ottimo ritmo, dall’aspetto curato e accattivante, commerciale e gradevole come uno slogan pubblicitario.
I 12 perfetti soldati
La quiete di ogni adulto americano fu irrimediabilmente scossa, in quella terribile mattina dell’11 settembre 2001.
Fu così che nei focolari sicuri delle famiglie dei dodici uomini, dei patrioti votati e disposti alla guerra per quell’ideale targato stelle e strisce, fece capolino il tarlo del terrorismo.
È proprio quel tarlo, inatteso e spontaneo, che spinge gli eroi americani colpiti nella propria vulnerabilità, inorgogliti in risposta alla provocazione, a farsi scudo del proprio coraggio e a partire per una missione che appare impossibile agli occhi di noi miscredenti comuni mortali.
Il primo (in ordine di fiction) ad assumersi la responsabilità della missione è proprio il Capitano Mitch Nelson, interpretato da un americanissimo Chris Hemsworth che appare ai suoi fedeli undici uomini convincente come il manifesto dello Zio Sam e lo fa senza la necessità di puntare un indice.
I volontari sono decisi, asserviti alla bandiera, nonostante le disparate reazioni delle loro famiglie, paiono a tutto disposti pur di recarsi in missione.
Con i suoi 12 Soldiers perfetti il regista Nicolai Fuglsig sembra dirci questo: negli Stati Uniti d’America il patriottismo non ha di certo i giorni contati.
Per chi combattono i 12 Soldiers?
Per la libertà, l’autodeterminazione, per la sicurezza delle loro famiglie, per chi combattono i dodici uomini?
Questa domanda tanto spontanea quanto banale è il solo quesito al quale il regista danese Nicolai Fuglsig non ha dato risposta.
Perché le interpretazioni idealmente impeccabili del magnifico cast, risultano più patinate e scabrose di un edizione del calendario Pirelli.
Perché la caratterizzazione dei personaggi è si ineccepibile, ma ineluttabilmente insipida, con i suoi dialoghi esemplari, che voltano le spalle alla singolarità di uomini in realtà fuori dall’ordinario.
Perché a poco valgono le espressioni malinconicamente assassine dipinte sul volto del Generale Abdul Rashid Dostum, in cui fa capolino lo sguardo bistrato di una Hollywood ancora una volta sottomessa all’ignoranza dell’esotismo.