La serie più controversa degli ultimi tempi, The Young Pope, nata da un’idea rivoluzionaria di Paolo Sorrentino, continua a giocare sulle contraddizioni, tema cardine di tutta la serie. L’attore inglese, Jude Law veste i canditi e maestosi panni di Pio XIII, in un’interpretazione magistrale di un personaggio complesso e destabilizzante.
Con la quinta e sesta puntata ci aspettavamo di avere a che fare con lo scandalo che il cardinale Voiello voleva attirare sul Papa per incastrarlo e convincerlo a dimettersi, ma niente di fatto. Il cardinale cambia idea e sembra iniziare ad accettare il nuovo Santo Padre seppur con riluttanza.
L’inattesa gravidanza di Esther, che sembrava fosse sterile, porta a pensare di avere a che fare con un Papa dalle doti miracolose, ma conosciamo ancora poco di Lenny come pontefice, forse presente e passato piano piano si uniranno, per creare quel filo logico di eventi che hanno portato quel dolce bambino ad essere l’uomo dispotico che è ora. Sicuramente il tassello chiave dell’intera storia è l’abbandono che ha subito da parte dei genitori. Continua a sognarli ogni notte e li vede allontanarsi sempre da lui, come quel giorno all’orfanotrofio. Venezia è il dettaglio costante in tutta la serie, tra quadri e accendini ci ricorda costantemente qual è il chiodo fisso del Papa. Ingenuamente e con ardore spera ancora che i genitori possano trovarsi lì, ma forse è solo un miraggio per quietare la sua anima tormentata.
Le contraddizioni sono all’ordine del giorno, ma stavolta siamo noi ad essere tirati in ballo perché se da una parte Pio XIII ci fa paura con i suoi deliri di onnipotenza, dall’altra proviamo tenerezza per quell’orfano che tale è rimasto nella solitudine del suo dolore. Una solitudine che ha cercato di colmare con l’amicizia per Dussolier, con il quale è cresciuto. Infatti i primi passi che fa fuori dalla Santa Sede sono con lui, in piena notte alla ricerca di sigarette. Qui ritroviamo la semplicità di un bambino spensierato che si allontana da casa di nascosto con il suo amico, come del resto fecero tanti anni prima scappando dall’orfanotrofio.
Un attimo dopo questa semplicità viene spazzata via dalle note di Sexy and I Know it, che accompagna la mitica vestizione dell’“eroe”, fatta di gioielli, e vesti lussuose, con tanto di entrata trionfale tra i cardinali ammutoliti in attesa del discorso a lungo rimandato. L’ennesimo discorso che lascia tutti a bocca aperta, il Papa è pronto per una rivoluzione che invece di guardare al futuro si rivolge al passato. “Noi dobbiamo tornare ad essere proibiti, inaccessibili e misteriosi”, vuole attrarre così i fedeli a conoscere Dio e spingerli al fanatismo più estremo. L’apertura della Chiesa ai fedeli raggiunta faticosamente dopo anni e anni di storia viene gettata via per ricreare una Chiesa d’élite.
Scena iconica è l’incontro tra il pontefice e il Presidente del Consiglio, interpretato dalla special guest Stefano Accorsi, altro volto italiano tra le file internazionali di The Young Pope. “Una delle scene di cui vado più orgoglioso” dice il regista Paolo Sorrentino. I due si sfidano in un testa a testa, spavaldi e convincenti, sembrano battersela ad armi pari, con il Premier che ride alle assurde richieste del Papa, come le mire espansionistiche del Vaticano, l’abolizione del divorzio e il divieto di matrimoni gay. Ma se ad un angolo del ring c’è un uomo che conta sul voto del 41% degli italiani, dall’altro c’è un uomo che ha Dio dalla sua parte. 1 a 0 per il Papa.
La rivoluzione oscurantista e retrograda di Pio XIII inizia ad attuarsi mietendo le prime vittime.
La dura selezione nello scegliere i giovani da ammettere al seminario, spinge un ragazzo al suicidio quando viene respinto dal cardinale Dussolier per una sua presunta e falsa omosessualità. Anche Tonino, il pastore che dice di vedere la Madonna, scompare misteriosamente dopo aver ricevuto una visita del Papa e il Segretario di Stato, portando la polizia ad dover indagare all’interno della curia.
A metà del viaggio di The Young Pope capiamo che la trama non è la cosa che più interessa al regista. E’ una serie di incisi su ognuno dei personaggi, in primis la storia del giovane pontefice. Non gli interessano i fatti, ma le persone le loro contraddizioni, le loro paure, i loro cambi di rotta e le loro convinzioni a volte così labili.