Ad un passo dal finale di stagione The Young Pope scopre altre carte in tavola stavolta facendo leva sulle emozioni, sul lato umano di quel Papa che difficilmente abbiamo considerato tale. Il settimo e l’ottavo episodio hanno portato la serie ad un livello ancora più alto, dopo tante puntate nella clausura vaticana in questi due episodi arrivano svolte narrative importanti.
Lenny (Jude Law) sta attraversando giorni difficili nel suo confinamento a Castel Gandolfo, stanco e afflitto dalla solitudine e dalla tristezza. Si sente abbandonato da Esther e la sua famiglia, probabilmente scappati dall’invadenza del Papa che ha fatto emergere il suo lato paterno con il neonato e, rivedendo se stesso nel piccolo Pio, non vuole fargli mancare affetto e attenzioni. Tradito da chi gli sta più vicino come Suor Mary (Diane Keaton) e il cardinale Voiello (Silvio Orlando), che hanno assunto degli impostori affinché recitassero la parte dei suoi genitori per distrarlo e fargli firmare documenti importanti, Lenny nutre anche un forte senso di colpa per la morte del suo miglior amico, Dussolier. Il cardinale infatti, devastato dalla morte del giovane aspirante prete, e cosciente di non riuscire più ad accettare la vita della Santa Sede, decide di tornare in Honduras. Una decisione che lo porterà alla morte perché, come in una puntata di Gomorra o Narcos, incorre nell’ira di un narcotrafficante per aver avuto una relazione con sua moglie.
E, last but not least, c’è sempre la crisi di fede che attanaglia Pio XIII.
Per uscire da questo tunnel chiede aiuto al suo padre spirituale, Spencer, che nonostante desideri il trono papale ardentemente, consiglia a Lenny di “andare a Venezia e sotterrare due bare vuote”. Per superare il dolore dell’abbandono che lo ha accompagnato tutta la vita, deve accettare il fatto che non vedrà più i suoi genitori, solo così riuscirà a trovare se stesso e a superare la crisi di fede.
Tutto questo sta portando la Chiesa nel baratro più oscuro, cade a pezzi sotto le critiche di tutto il mondo, in primis quelle delle femministe insorte dopo che il Papa ha definito l’aborto un peccato imperdonabile. Solo una manciata di fedeli presiedono piazza San Pietro con alcuni giornalisti rasseganti all’idea di non poter vedere il volto del Papa.
Lenny è costretto a dare una svolta alla sua vita e alla sua Chiesa, non va a Venezia ma in Africa per conoscere i villaggi della carità di Suor Antonia, seguendo il consiglio di Sofia Dubois, responsabile marketing e comunicazione del Vaticano, un primo viaggio pastorale che si rivela emblematico e non solo d’apparenza.
Anche l’Africa di Sorrentino è carica di contraddizioni, che poi la contraddistinguono anche nella realtà: i colori, le danze, le musiche coinvolgenti si contrappongono col rovescio della medaglia; la morte, la povertà, la fame e la sete.
Contrasti emozionanti e suggestivi anche nella colonna sonora che spazia da Halo nella versione di Lotte Kestner, ad Antonello Venditti, e con una nota quasi profetica troviamo l’Hallelujah del cantautore Leonard Cohen morto pochi giorni prima della puntata.
L’omelia del Papa in Africa questa volta non ci sorprende per la sua aggressività ma per la sua dolcezza, ci commuoviamo ascoltando la sua toccante invocazione alla pace. Nonostante abbia deciso ancora una volta di non rivelarsi alle telecamere, riesce con le sue parole ad entrare in contatto con gli ascoltatori. Con il discorso e la confessione al prete locale, Lenny si apre e si mette a nudo rivelando la sua umanità.
Forse questa rivelazione, questa svolta narrativa avremmo voluto vederla prima e non a due puntate dalla fine. La staticità del vaticano stava diventando soporifera, avevamo bisogno di un cambio di prospettiva. Lenny non vuole distruggere la Chiesa, ma nel suo modo contorto e soprattutto poco accomodante e poco indulgente, sta cercando di fomentare la fede dei cristiani attraverso la sua assenza per creare un diretto collegamento tra Dio e il fedele. E’ così che l’assenza del Papa si trasforma in presenza.
La fotografia di Luca Bigazzi ci ammalia soprattutto in questo nuovo contesto africano dai toni forti. Da tempo è collaboratore del regista Sorrentino per diversi film (Le conseguenze dell’amore, Il divo, This Must Be the Place, La grande bellezza, Youth) e iconica rimarrà la scena di Papa Pio XIII in ginocchio in una stazione di servizio con le mani al cielo illuminato dai fari dei camion intorno a lui, che prega Dio.
Puntate riflessive, emozionanti, umane, che rafforzano The Young Pope dandole una spinta in più, senza dimenticarsi però della struttura seriale e lasciandoci quindi con alcune domande in sospeso. Cosa collega il Papa al caso Kurtwell? Che fine ha fatto Tonino, il pastore che vedeva la Vergine Maria? E soprattutto, Lenny ritroverà mai i suoi genitori?