The Well-Tempered Clavier, oltre ad essere il titolo del nono episodio di Westworld – Dove tutto è concesso, è prima di tutto il titolo di una raccolta di libri di preludi e fughe per strumento a tastiera di Johann Sebastian Bach. Alcune teorie dicono che Bach abbia lasciato delle indicazioni segrete all’interno del libro per i suoi allievi, addirittura si pensa che lo stesso titolo fornirebbe la chiave di lettura per l’esatta elaborazione del “buon temperamento” voluto dal compositore tedesco. Un mistero che avvolge anche il parco a tema che nasconde a sua volta una chiave di lettura e un codice segreto al suo interno.
Questo è sicuramente l’episodio più sconvolgente fino ad ora, per ovvie ragioni dato che siamo arrivati quasi alla fine, ma anche il più intricato e il più complesso da leggere e decifrare. Fino ad ora abbiamo vagato pressoché nel buio senza avere risposte concrete, ma è arrivato il momento della verità che si rivela comunque in modo criptico.
Il labirinto è sempre stato l’elemento fondante dell’intera storia: il labirinto del parco a tema di Westworld, il labirinto della mente umana, lo stesso cervello umano visivamente somiglia ad un labirinto, il labirinto figurato come livello nascosto del gioco, il labirinto della sceneggiatura stessa della serie che provoca il nostro disorientamento tra passato, presente e loop, tra reale e irreale. Siamo stati in balia del labirinto anche noi, alla ricerca continua di un’uscita per capire, cercando di porre il nostro sguardo al di sopra dell’intricato dedalo di strade ed avere una visione completa del gioco, ma difficilmente ci siamo riusciti.
Ora i nostri protagonisti sono arrivati al centro del loro personale labirinto e le loro storie sembrano agganciarsi l’un l’altra come anelli della stessa catena. Con un gioco di sequenze temporali diverse, loop e flashback i punti iniziano a collegarsi e sicuramente con l’ultimo episodio riusciremo a vedere il disegno finito. Maeve fa da scintilla e dà il via alla storia di Bernard, che diventa la storia di Arnold, che a sua volta ci riporta a Dolores e per finire, con un cliffhanger finale, arriviamo all’Uomo in Nero. Una dinamica che i personaggi hanno ripetuto chissà quante volte combattendo con il presente e facendosi guidare dai ricordi del passato.
I ricordi infatti sono la chiave che apre le menti meccaniche di Bernard e Dolores; il primo, probabilmente per l’ennesima volta, si ritrova faccia a faccia con il suo creatore, il Dr. Ford, rivelando a noi spettatori però per la prima volta che l’androide è la riproduzione fedele di Arnold. I due fondatori sono due facce della stessa medaglia fatta di deliri di onnipotenza; Ford (Anthony Hopkins) è la parte più meccanica, servo della perfezione assoluta, il vero deus ex machina della storia che non lascia nulla al caso, Arnold è la parte più umana che voleva ricreare un androide che fosse la copia reale dell’uomo fatto quindi di imperfezione e dolore.
Per riuscire a decifrare Westworld bisogna riuscire a fare chiarezza sulle dinamiche spazio-temporali in cui agiscono i protagonisti, il lavoro degli sceneggiatori è stato folle e geniale allo stesso tempo. Questa puntata, come dice il suo titolo, ci avverte di fare attenzione a questo dettaglio dandoci la chiave di lettura del tutto.
Capiamo che Dolores (Evan Rachel Wood) ha già affrontato questo viaggio verso il labirinto più volte, a darcene conferma sono le numerose esperienze diverse vissute dalla ragazza sempre negli stessi luoghi. Questa volta viaggia da sola ma accompagnata idealmente dal ricordo di William che, in un passato non precisato, l’ha aiutata ad arrivare molto vicina al traguardo finale, ovvero Arnold. La ragazza sembra quindi muoversi su time-line diverse: il colloquio con Arnold, il viaggio con William e il presente.
In tutto questo sovrapporsi di immagini la cosa più affascinante, a mio parere, è la storia di William (Jimmi Simpson). Abbiamo assistito ad un’evoluzione del personaggio impressionante. Se lo scopo del parco è quello di rivelare la propria vera natura, sicuramente quella di William è venuta allo scoperto, lasciando basiti tanto noi quanto il suo compagno Logan che di certo voleva un cambiamento ma non si aspettava fosse di queste proporzioni. William è ossessionato da Dolores, la vede con occhi diversi ora e pensa che lei possa essere la risposta alle sue domande interiori, il centro del suo labirinto. Dopo la fuga della ragazza dalle grinfie di Logan, William le promette che la ritroverà e nella scena finale, in un’altra time- line, alla porta della chiesa in cui si trova Dolores ritroviamo con un colpo di scena l’Uomo in Nero (Ed Harris). Niente di preciso è stato detto al riguardo ma le supposizioni e le teorie dei fans hanno iniziato a scatenarsi e se la corrispondenza tra i due dovesse essere vera, sarebbe davvero una svolta interessante e intelligente.
In queste ultime puntate rivelatrici, più che nelle altre, si è palesato il lavoro enorme che c’è stato dietro la stesura di questa serie, che si poggia su una miriade di dettagli minuscoli ma di vitale importanza per la sua credibilità. Ora aspettiamo scalpitanti il grande colpo di grazia che ci infliggerà la decima e ultima puntata.