5 cm al secondo è un film d’animazione del 2007 suddiviso in tre episodi, ideato e diretto da Makoto Shinkai, regista che ha acquisito fama internazionale nel 2016 grazie al film campione d’incassi Your Name. Cavalcando proprio l’onda del successo di Your Name, molte delle opere di Shinkai hanno potuto vedere la luce anche nelle sale italiane. Così è stato per Il Giardino delle Parole e Oltre le nuvole, il luogo promessoci. È ora il turno di 5 cm al secondo, che ha sicuramente segnato un punto di svolta per la carriera del regista, grazie alla qualità tecnica ed estetica di cui tutto il mondo si è accorto.
Presentato in Italia nel 2008 al Future Film Festival, la pellicola ha vinto il Lancia Platinum Grand Prize (il premio per il miglior lungometraggio d’animazione o con effetti speciali) “per la capacità di coniugare poesia, arte e perizia tecnica, disegno animato e nuove tecnologie, una storia emozionante e profonda ad una maestria esemplare di regia, dove ogni elemento strutturale del film, dalla sceneggiatura fino al montaggio, ci comunica grande professionalità e forte ispirazione”.
A più di dieci anni dalla sua uscita nelle sale nipponiche, 5 cm al secondo sarà distribuito per la prima volta nei cinema italiani il 13, 14 e 15 maggio 2019 dalla Nexo Digital (è proprio il caso di dire meglio tardi che mai, ndr).
5 cm al secondo – Una collana di storie brevi riguardo la distanza fra loro
Capitolo 1 – “Il capitolo dei fiori di ciliegio”
Giappone, primi anni novanta. Dopo aver concluso le scuole elementari, i due amici Takaki Tōno e Akari Shinohara sono costretti a separarsi. Akari infatti si sposta nella prefettura di Tochigi e Takaki va in una scuola di Tokyo. I due continuano a scriversi lettere, ma quando Takaki apprende di doversi trasferire di nuovo, stavolta nella lontana Kagoshima, capisce che ha un’ultima possibilità di vedere Akari prima di partire. Fissa quindi un appuntamento con lei e decide di raggiungerla in treno. In questo tragitto lungo e complesso, Takaki si ritroverà immerso nell’ angoscia di dover affrontare un definitivo addio, contrapposto al bisogno irreprimibile di poter rivedere l’amica.
Il paesaggio innevato che si contrappone ai ciliegi in fiore di Tokyo, le lunghe attese sulle banchine ferroviarie, minuti che sembrano ore… Ogni cosa è gestita egregiamente, e si ha la sensazione di essere lì, seduti accanto a Takaki, cercando di non guardare compulsivamente le lancette dell’orologio che continuano a scorrere.
Questo episodio segna, senza ombra di dubbio, uno dei punti più alti della narrativa e dell’estetica di Makoto Shinkai, che realizza una vera e propria perla dell’animazione, e dimostra di sapersi destreggiare con talento in racconti brevi ma dal forte impatto emotivo e visivo.
Capitolo 2 – “Cosmonauta”
È qui che ha inizio il declino dell’opera verso i più reconditi abissi della noia:
Takaki Tōno, trasferitosi nella calda prefettura di Kagoshima, è al terzo anno delle superiori. La sua compagna Kanae Sumita è particolarmente interessata a lui e, sebbene sia molto timida, fa di tutto per stargli accanto tentando inutilmente di confessargli il proprio amore. Una sera, proprio quando sente finalmente di poter esprimere i propri sentimenti al ragazzo, osservando un razzo per lo spazio partito dalla vicina base militare, Kanae sembra giungere ad un’epifania.
Un’ epifania che evidentemente poteva essere scaturita solo da un ammasso di metallo che vola nello spazio infinito fra mille sfumature di blu, e non dalla stretta vicinanza per più di tre anni alla persona “amata”, e che a quanto pare la ragazza pedina quotidianamente. Kanae reprime quindi i suoi sentimenti e rinuncia alla sua dichiarazione d’amore.
Se nel descrivere il primo episodio di 5 cm al secondo ho volutamente omesso una parte del racconto, per permettere a tutti di goderne il più possibile, qui ho riassunto né più né meno l’intero contenuto della storia. Tralasciando soltanto un inutile excursus sul futuro scolastico della ragazza, che si risolve in un profondissimo “Boh, poi si vede” che sembra gridare “Anche tu, giovane spettatore, non sai cosa fare della tua vita? EMPATIZZA!”
Il tutto condito da continue inquadrature ineccepibili con lunghi silenzi, che si susseguono una dopo l’altra, e che a quasi un’ora dall’ inizio del film cominciano a pesare sul groppone, specialmente se usate come palcoscenico di un racconto mediocre.
Capitolo 3 – “5 cm al secondo”
L’episodio finale, ambientato a Tokyo nel 2008, vede Takaki, ormai adulto e immerso nella noiosa vita da impiegato, che prova ancora una forte nostalgia per Akari, e che non riesce a stabilire una vita sentimentale o a provare emozioni. Un giorno uscendo di casa vede proprio Akari, dall’altra parte di un passaggio a livello.
In questo caso non mi soffermerò a lungo sul contenuto del racconto, che a differenza del precedente rende maggiore giustizia al primo capitolo, concludendo il film con un finale dal sapore agrodolce.
Anche qui però è presente un elemento che, perdonate il gioco di parole, nel complesso dell’opera “stona”: la canzone finale. Non fraintendetemi, il brano è bellissimo e riassume perfettamente lo spirito del film. Il problema sta nelle immagini.
Facciamo un passo indietro: come abbiamo ripetuto parecchie volte (sia in questa recensione che in tutte quelle dedicate a Makoto Shinkai) il regista ha un talento indiscusso per l’estetica. Ogni inquadratura di 5 cm al secondo rasenta la perfezione, cosa che è impossibile non notare grazie ai lunghi momenti che permettono allo spettatore una contemplazione totale dell’opera.
Ma proprio perché gran parte del film si concentra sulle immagini, un montaggio frenetico composto in larga parte da inquadrature viste pochi minuti prima, risulta ridondante e fastidioso. Sembra un’ode del film a sé stesso, come a voler dire “Ammirate la bellezza di questo scorcio cittadino, la luce cristallina che filtra da un bosco di ciliegi in fiore, non è forse la cosa più bella che abbiate mai visto?” “Certamente – risponderei – ma quindi?”.
La metafora del Tiramisù
Per cercare di esprimere in modo semplice la perplessità che mi assale dopo la visione di un film di Makoto Shinkai, mi avvarrò di esempio particolarmente azzeccato in cui mi sono imbattuta poco tempo fa: la metafora del Tiramisù.
Immaginate di avere un amico in grado di preparare un Tiramisù meraviglioso che fa impazzire tutti, anche chi normalmente non apprezza questo dolce. Questo amico decide un giorno di voler far assaggiare il suo Tiramisù ad amici e parenti, così organizza una cena a casa sua. Ha varie opzioni per presentare il piatto: potrebbe servirlo da solo, ma come cena non sarebbe l’ideale, oppure potrebbe preparare prima un piatto di pasta: non sarebbe un pasto luculliano, ma non è quello il motivo per cui state andando a casa sua.
Arriva il giorno fatidico, e appena arrivati vi accomodate in un salone enorme, con una tavola apparecchiata minuziosamente: tovaglie di seta, posate d’argento per ogni portata, bicchieri di cristallo ecc. Durante la cena vi vengono serviti decine di portate, dagli antipasti al caffè. Tutto però sciapo, al di sotto della media.
Vi ritrovate dunque a fine cena, insoddisfatti e decisamente troppo sazi per gustare al meglio il dessert. Decidete di fare uno sforzo e mangiarne una fetta: dopotutto siete venuti per quello. Quindi vi viene servito il dolce e… Vi accorgete che il Tiramisù è mediocre. Il vostro amico ha impiegato talmente tanto tempo e fatica a preparare una pomposa cena, da trascurare il suo cavallo di battaglia.
Questo è lo spirito con cui esco dalla sala dopo un film di Shinkai: la triste sensazione di aver assistito a qualcosa con un altissimo potenziale, ma spinto talmente all’ eccesso da perdersi in quisquilie e noiose diluizioni, rovinando il sapore eccelso che avrebbe potuto regalare se gestito con più attenzione.
Makoto Shinkai e l’eredità di Hayao Miyazaki
Più di una volta è capitato di sentir affermare, dalla critica e dal pubblico, che Makoto Shinkai è senza ombra di dubbio la nuova promessa del cinema d’animazione orientale, e molti lo definiscono l’erede artistico di Hayao Miyazaki.
Ecco, l’unica cosa che accomuna Shinkai a Miyazaki è che entrambi sono registi d’animazione affermati che operano in Giappone. Per quanto un autore possa prendere spunto, ispirarsi, o apprezzare le opere di un altro, egli difficilmente potrà esserne l’erede. Nessuno con un briciolo di cultura cinematografica affermerebbe mai che Quentin Tarantino sia l’erede artistico di Martin Scorsese, o che Paolo Sorrentino lo sia di Federico Fellini. Non è mia intenzione sminuire l’uno o l’altro artista, ma credo che bisognerebbe soppesare determinate affermazioni, soprattutto se riguardano un campo come quello dell’animazione giapponese, che in terra natia vanta costellazioni di artisti vecchi e nuovi che meriterebbero molto più spazio nel resto del mondo, ma che per ragioni poco chiare vengono “spinti di meno”.
Lo stesso Shinkai storse naso di fronte all’eccessiva esaltazione di Your Name da parte della critica, riconoscendo i limiti della sua pellicola.
Con questo non voglio passare come una fanatica dei film di nicchia e non mi permetterei mai di dire che chi apprezza Shinkai sia uno stupido senza gusto. Io per prima mi sono commossa più volte guardando i suoi film, ricchi di malinconia, di amori lontani e panorami mozzafiato. Sono da elogiare i registi che sanno prendersi il proprio tempo per raccontare una storia, a patto che sia raccontata BENE.
5 cm al secondo: vederlo o non vederlo?
Vederlo, assolutamente. 5 cm al secondo è, a mani basse, una delle opere più interessanti della filmografia di Makoto Shinkai, grazie ad un primo episodio sublime, ben al di sopra del livello narrativo di opere posteriori come Il Giardino delle Parole (che fra tutte rappresenta l’apoteosi dell’inutilità).
Ripensando poi al fatto che pochi mesi fa, nelle nostre televisioni andava in onda un abominio come Adrian – “La serie evento” (un ricordo che ancora mi causa malesseri notturni, ndr), capirete perché è essenziale in questo paese supportare la buona animazione, cercando di sdoganare il concetto che essa sia un’arte minore, e di convincere i botteghini e gli investitori a puntare di più su di essa. Cosa che, grazie anche ad autori come Shinkai, sta lentamente avvenendo.
Siete fan del cinema d’animazione, o ingenerale del buon cinema? Non perdetevi allora opere meravigliose come il toccante In questo Angolo di Mondo o il dolcissimo Mirai.