Con l’imprescindibile festa di San Valentino che incombe, arriva finalmente nelle nostre sale il secondo capitolo sulle stravaganti pratiche erotiche di Anastasia Steele e del torbido Mr. Grey. Il dubbio c’era, ma nonostante tutti ci immaginassimo che il cambio di regia potesse peggiorare la situazione rispetto al primo capitolo, credo nessuno si aspettasse un tale livello di imbarazzo con 50 Sfumature di Nero.
Come tutti ben sappiamo, i film interpretati (se così lo vogliamo definire) da Dakota Johnson e Jamie Dornan sono tratti dall’omonima trilogia di E. L. James, che qualche anno fa ha costituito un vero e proprio caso editoriale.
I libri hanno destato la curiosità (e le fantasie) di molti (soprattutto molte) e il fenomeno che ne è scaturito è anche comprensibile. È il primo caso in cui un argomento spinoso come il sadomaso è diventato alla portata di tutti. La James ha eseguito un’operazione molto furba dal punto di vista editoriale: mescolare sapientemente le giuste dosi di sdolcinato romanticismo a pratiche sessuali non esattamente convenzionali.
Operazione fattibile in un libro, in cui nonostante l’abbondanza di particolari la maggior parte del lavoro è lasciata all’immaginazione di chi legge. Il grande quesito dei lettori che sono entrati in sala prima della proiezione di 50 Sfumature di Grigio è stato: ciò che ha creato la fantasia di tanti (soprattutto tante) lo vedremo proiettato nello schermo con la stessa cura e dovizia di particolari che abbiamo trovato nelle pagine stampate? La risposta, ovviamente, è stata un no. Decisamente no.
Ma il problema non consiste solo in questo. Tutto ciò che poteva esistere di passabile nei romanzi è stato lasciato lì appunto, sulla carta stampata. Al cinema ci aspettavano, allora come ora, 120 minuti di noia alternata a imbarazzo.
Di mugolii, pettorali e nonsense
Temo che il cinquanta per cento della tragedia costituita da questo film sia da imputare agli attori protagonisti. Per quanto di bella presenza, i due decisamente non riescono a dare spessore ai personaggi che interpretano.
Dakota Johnson purtroppo parte svantaggiata. Il personaggio di Anastasia già nel libro è tendenzialmente irritante; è lo stereotipo della donna senza polso e incoerente disposta a sopportare qualsiasi cosa per amore, a cui chiaramente (passatemi il termine) va di culo, perché dopo una sculacciata un po’ troppo sonora il suo bel psicopatico si rende conto di amarla più di quanto ami i suoi originali passatempi sessuali, si redime e torna da lei strisciando. Le irritanti qualità di Anastasia sono, nel caso del film, acuite incredibilmente da una sceneggiatura delirante, degna di un diario segreto di una quindicenne, e dalla Johnson stessa, che fra mugolii ambigui in scene in cui chiaramente non sono richiesti, risulta quasi comica. Il suo ruolo è ovviamente giustificato dalla bella presenza di cui sopra e, in particolare, dal notevole fondo schiena, rappresentazione perfetta della fortuna della protagonista a cui ci riferivamo prima.
Jamie Dornan se la cava un po’ meglio, in quanto il suo personaggio vanta una profondità più spiccata di quella di Anastasia, ma anche nel suo caso i dialoghi pre-adolescenziali penalizzano qualsiasi tentativo di redenzione attoriale. Per non parlare di inquadrature interminabili sul suo sistema muscolare, chiaramente a totale beneficio del pubblico femminile, che però si protraggono talmente a lungo da far sbadigliare anche la fan più accanita.
L’altro cinquanta per cento è senza dubbio costituito dalla sceneggiatura adattata che, come abbiamo già accennato, riesce ad essere nettamente peggiorativa rispetto ai romanzi (il che è tutto dire).
Fra colpi di scena totalmente scollegati dall’intreccio (che si risolvono in modo surreale nel giro di tre minuti) un improbabile cliffhanger finale, dialoghi che riescono a far saltare i collegamenti fra le sinapsi, e dichiarazioni d’amore livello Baci Perugina, lo spettatore si ritrova ad anelare le scene di sesso, preannunciate da vere e proprie esplosioni della colonna sonora che si dipana fra recenti successi commerciali remixati. Bisogna però riconoscere un merito a questo secondo capitolo: le scene sono vagamente più hot di quelle di 50 Sfumature di Grigio, cosa che avvicina lievemente i toni a quello del romanzo.