Gli ingredienti del classico teen drama ci sono tutti: la giovane ragazza con un carattere forte, le difficoltà familiari, il sentirsi fuori contesto. Eppure Lady Bird riesce comunque a sembrare più di quanto non venga raccontato nella sua limitata durata. Dopo la sfilata di elogi ricevuti ed il Golden Globe alla giovanissima Saoirse Ronan, avvicinarsi a Lady Bird come un film qualsiasi è complicato.
Il trucco, o quasi, in questo caso è la persona dietro la macchina da presa, Greta Gerwig, giovane regista al suo debutto che, in questo caso, prende anche la penna in mano e scrive la sceneggiatura del film. Lei è il trucco perché il film parla, in parte, di lei stessa. La regista è infatti nata a Sacramento, luogo dove è ambientata la storia, e riesce a trasmettere un amore genuino per la sua terra, pur conoscendo lei stessa i limiti per un adolescente nato in provincia.
Quanto è difficile essere normali?
Christine sta per iniziare il suo ultimo anno al liceo. E’ una ragazza che non eccelle in nulla, non ha particolari talenti, si mette nei guai, esce con la sua amica Julie e conosce un po’ tutti quelli del suo anno (anche se non tutti sembrano conoscerla). Non ha un gran rapporto con le suore della sua scuola cattolica ed ha appariscenti capelli tinti di rosa.
In pratica, Christine è una ragazza normalissima, ma lei non ci sta. Si fa chiamare Lady Bird da tutti, compresi i suoi genitori, e prende spesso scelte impulsive di cui porta i segni addosso. Ogni riferimento al gesso color rosa neon è puramente voluto.
Indirizzata verso il mondo del college, non ci sta ad accontentarsi delle briciole, ed è convinta di meritare di più. In una continua ricerca della propria identità, si va a snocciolare, in questo film, la quotidianità di una normalissima ragazza anormale.
In questo film “alla Sundance” è la normalità ad essere protagonista. Saoirse Ronan che si cala splendidamente nei panni di Lady Bird, strafottente ed ingenua.
A spiccare, però, è Laurie Metcalf che sfrutta alla grande quello che si configura come il ruolo più intenso assegnatole fino ad oggi. L’attrice riesce a dar vita ad una madre realista, che non perde occasione per criticare, anche duramente, le scelte della figlia, ma che, allo stesso tempo, lavora il doppio turno quasi tutti i giorni per dare a Christine un futuro ed un’istruzione.
Il rapporto tra le due è una sottotrama che ci accompagna per tutto il film. Le due si scontrano spesso, con l’amorevole durezza che accompagna i litigi madre-figlia.
Un film giovane e spensierato, ma non troppo.
Nel raccontare il viaggio nell’ultimo anno di Christine, Lady Bird rimane leggero anche nei momenti complicati. Riportando la spensieratezza di una ragazza nel montaggio vivace, il film diverte quasi sempre, con un sano umorismo, trascinato dalle situazioni che vengono a crearsi in capo alle suore della scuola.
Una colonna sonora dinamica avvolge l’esordio alla regia della Gerwig rendendolo l’ennesima gemma del circuito indipendente. Quello che rimane dalla visione di Lady Bird è la sensazione di aver visto un film genuino. Non è un film che ridefinirà il concetto di cinema, ma coniuga a mestiere commedia e dramma.
Speriamo di tornare presto al cinema, a questo punto, per vedere un nuovo prodotto della Gerwig sperando non perda, con una produzione più importante, la spensieratezza con cui ha diretto Lady Bird.
Il film arriverà nei cinema italiani il 1° Marzo 2018.