È ambientato nella magica isola d’Ischia A casa tutti bene, nuovo attesissimo film di Gabriele Muccino, autore già in lizza per il David Giovani 2017 con L’estate addosso e cineasta ormai di fama internazionale per la passata collaborazione con Will Smith ne La ricerca della felicità (2006) e Sette anime (2008).
Dopo 12 anni di vita e di lavoro a Los Angeles, dopo aver viaggiato fisicamente ed emotivamente in luoghi lontani, scoprendo cose che mai avrei immaginato, il mio è un vero ritorno a casa; anzi, una sorta di ritorno a Itaca di un Ulisse un po’ più adulto, che ha visto e vissuto tanto.
Così Muccino descrive sé stesso e il ritorno alle proprie radici: A casa tutti bene, che uscirà il 14 febbraio 2018 in 500 sale italiane, è infatti il trionfo della commedia – o meglio, tragicomedia – italiana, con un cast d’eccezione che annovera tra le sue fila attori del calibro di Stefano Accorsi, già miglior attore protagonista in Veloce come il vento (2017), Pierfrancesco Favino, il fu Libanese di Romanzo Criminale (2005), e Stefania Sandrelli, mostro sacro del cinema italiano dai tempi di Divorzio all’italiana (1961).
La storia è piuttosto semplice: una grande famiglia si ritrova su un’isola, la bellissima Ischia per l’appunto, per festeggiare le Nozze d’Oro dei suoi capostipiti, Pietro e Alba, rispettivamente impersonati da un energico Ivano Marescotti e da una più posata Stefania Sandrelli. Tutto pare procedere per il meglio, la gioia di ritrovare lontani parenti finisce per levigare persino le prime note stonate della vicenda (l’alzheimer dello zio Sandro, gli altarini del cognato Diego, etc.); tuttavia, il frenetico avvicenderasi dei saluti e dei festeggiamenti iniziali lascia presto il posto a una brutta notizia: la mareggiata. Tutti i traghetti sono sospesi. Nessuno può lasciare l’isola finchè il mare non si sarà calmato, ovvero – si scoprirà poi – il tempo di 3 lunghissimi giorni.
Le reazioni a questo buffo scherzo del destino sono delle più svariate: qualcuno, come Sara (impersonata da una forse troppo affettata Sabrina Impacciatore), non vede l’ora di trascorrere finalmente del tempo di qualità col proprio marito (nb: il Diego di cui sopra); altri, come suo fratello Carlo (l’irrisolutissimo Pierfrancesco Favino) e la sua iper-possessiva seconda moglie Ginevra (Carolina Crescentini), non riusciranno proprio a nascondere un certo disagio nei confronti della situazione e finiranno, di fatto, per regalarci le vette più drammatiche dell’intera vicenda.
Insomma, l’atmosfera tutta sorrisi e canzoni dell’inizio finisce ben presto per lasciare il posto a un‘atmosfera nuova, decisamente più tesa, fatta di rancori, inquietudini e gelosie che coinvolgono almeno tutti i rappresentanti della generazione mediana, i quarantenni, mentre i più piccoli vivono (o almeno ci provano) con leggera spensieratezza i bei momenti che la gita sull’isola ha da offrirgli: i bimbi giocano a palla, a rubandiera; i più grandi fanno bagni in piscina, si godono i tramonti sul mare… Proprio dalla coppia Luna – Edoardo, rispettivamente interpretati dai talentuosi quanto esordienti Elisa Visari e Renato Raimondi, arrivano le più grandi soddisfazioni in termini di purezza, amore, stima e fiducia nel futuro.
Tuttavia, per quanto la coralità dei personaggi si presti a fare diversi excursus generazionali, ci teniamo a precisare che non era certo questo il fine primo del regista; anzi, Muccino ha più volte ribadito che quello che voleva davvero mettere in scena con A casa tutti bene è:
La complessità dell’animo umano e delle relazioni, a tutte le età; una sorta di carotaggio, una trivellazione per estrarre e rappresentare le varie fasi delle nostre esistenze e riflettere su come tutti noi possiamo fingere di essere migliori di quello che siamo […]. Attraverso la famiglia si raccontano le dinamiche delle grandi relazioni tra uomini e, quindi, la società tutta. I famigliari che nel nostro film vengono a trovarsi a stretto contatto tra di loro, appartengono a diversce fasce sociali, hanno sofferenze finanziarie e inquietudini esistenziali. […] Ho cercato di realizzare un affresco che raccontasse la vita tra pathos, emotività e spasmo febbrile nella ricerca della felicità, un film che fosse senza tempo e che raccontasse uno stato d’inquietudine figlio di ogni epoca.
Bene, per quanto possa venir spontaneo, di fronte a simile dichiarazione d’intenti, profondersi in plausi ed elogi, dobbiamo tuttavia riconoscere che forse il bersaglio non è stato centrato a pieno, che forse l’idea era un po’ ambiziosa e si è persa nel mare magnum di personaggi del film (circa una ventina). Pochi spiccano per caratterizzazione psicologica e troppi, purtroppo, scadono nella macchietta e nel ridicolo, tant’è che la coppia Sandro – Beatrice pare solo la superficiale imitazione dei grandiosi Ella & John recentemente lanciati da Virzì.
Insomma, per un budget di circa 7,5 milioni di euro, un cast d’eccezione insignito di vari premi cinematografici, nonchè un set naturalmente splendido ed illuminato dalla bellissima luce del Sud, «luce più calda persino di quella di Los Angeles» a dire del direttore della fotografia, Shane Hurlbut, ecco, ci si aspettava qualcosina di più da A casa tutti bene. Almeno un trattamento meno estensivo e più qualitativo di tematiche come malattie senili, logorii ossessivo-compulsivi, insicurezze finanziarie, etc. Ciò ovviamente non toglie che il film dal punto di vista strutturale abbia una sua coerenza e una sua dignità, complice anche l’alto livello citazionistico del cinema italiano classico, da Le notti di Cabiria a Ci eravamo tanto amati – solo alcuni titoli di quelli citati da Muccino al The Space Moderno di Roma durante la conferenza stampa del 2 febbraio 2018.
Sicuramente sentiremo ancora parlare molto di A casa tutti bene, dato che non solo ha consacrato la coppia Muccino – Procaccianti alla sceneggiatura (già debuttante ne L’ultimo bacio), ma è anche valso al cast l’invito in veste di super-ospite alla prima puntata di Sanremo 2018. Ci auguriamo quindi che, per quanti siano gli spazi di miglioramento, questo film possa almeno contribuire a lanciare giovani attori esordienti e a diffondere quel senso di affabilità e coesione che tanto ha legato il cast durante le riprese!