The Alienist, la serie statunitense basata sull’omonimo romanzo di Caleb Carr, giunge alla conclusione con la sua decima puntata Castle in the Sky. Iniziata lo scorso 22 gennaio (trovate qui la recensione dell’episodio pilota) e trasmessa dal network TNT, questo giallo noir ci ha accompagnato nella torbida mente di un serial killer che semina sangue e terrore tra le strade di New York scegliendo giovani ragazzi costretti a prostituirsi come sue vittime.
Giunti al finale assistiamo ad una corsa inarrestabile per la cattura del killer a cui si riesce a dare un profilo ben delineato, anche se non viene mai mostrato il suo volto se non nella sequenza finale. Dopo una battuta di arresto da parte dell’impenetrabile e freddo Dottor Kreizler Lazlo, interpretato da un fantastico Daniel Bruhl, il team di investigatori composto da quest’ultimo, Sarah Howard (Dakota Fanning) e John Moore (Luke Evans), ritorna alla carica pronta a fermare gli efferati omicidi.
L’ambientazione è alquanto evocativa, rende bene i sordidi quartieri di New York dominati dalla violenza, dal crime e dalla prostituzione. Toni noir si snodano ad ogni angolo, l’atmosfera cupa e sinistra alberga in ogni ambiente dalla strada, al comando di polizia, alla casa del dottor Lazlo, alle tristi case improvvisate dei ragazzi costretti a prostituirsi. Sembra che ognuno di questi luoghi nasconda un pericoloso segreto sempre pronto a saltare fuori quando uno meno se lo aspetta. Anche i luoghi che dovrebbero risultare rassicuranti hanno sempre qualche angolo buio. Le stesse menti dei personaggi sembrano celare verità che tentano di nascondere a loro stessi.
The Alienist in tutte le sue dieci puntate riesce a mantenere un ritmo serrato e incalzante. Non lascia mai la presa, se non per momenti di confidenze e rivelazioni sentimentali, che sembrano però sempre attimi rubati.
Un esempio è proprio il finale di stagione, ricco di avvenimenti e importanti scoperte che si vanno a sovrapporre.
La cattura del killer è avvenuta in maniera molto sbrigativa, nessuna spiegazione e nessuna rivelazione da parte del criminale. Una scelta voluta proprio per calare l’ombra del mistero sulla mente umana e su cosa spinge un uomo ad uccidere. Questo è un argomento caro al Dottor Lazlo che si rivede nell’uomo, o meglio nel bambino traumatizzato succube di violenze da parte di genitori. Un fatto di cui veniamo a conoscenza solo negli ultimi minuti della puntata, e che forse sarebbe stato più interessante approfondire.
Lo stesso vale per la situazione di Sarah che rivela in lacrime al dottore la verità riguardo al suicidio del padre depresso che, non riuscendo a compiere l’atto definitivo, è stato aiutato dalla figlia a premere il grilletto e porre fine alle sue sofferenze. Questo trauma ha creato la donna indipendente, fredda e distaccata che vediamo sullo schermo e che solo alla fine sembra sciogliersi davanti alle attenzioni di John Moore che le dichiara il suo amore, regalandoci altre sfumature della sua statuaria espressione. Ma la donna resiste al fascino dell’uomo ancora una volta, lasciando aperta la possibilità per una relazione futura, magari in una papabile seconda stagione.
John invece sembra aver dimenticato le delusioni passate e, abbandonato il vizio dell’alcool, trova in Sarah una nuova linfa vitale.
I personaggi, giunti al finale di stagione, affrontano i loro demoni, prendendo coscienza e accettando ciò che fino ad allora li aveva imprigionati inconsciamente.
Tutti e tre, inoltre, introducono l’altra faccia della medaglia che domina la struttura della sceneggiatura, ovvero il contesto sociale. Corruzione e violenza dominano incontrastate le vie della città e le case dell’aristocrazia che si nasconde dietro un velo di apparenza, che interessa più dell’essenza, occultando la verità.
Se vogliamo trovare qualche difetto si può puntare il dito contro la troppa esuberanza di alcune affermazioni che spesso precorrono i tempi. L’indagine psicologica e i moderni metodi di investigazione sembrano spingere sull’acceleratore più del dovuto. Ma del resto il fascino della storia deriva proprio dall’identificare la mente pericolosa del killer e i motivi che lo spingono ad uccidere vittime accuratamente selezionate, cosa che però possiamo solo immaginare perché non ci viene svelata e ci lascia con un po’ di amaro in bocca.
In conclusione The Alienist non spicca ma non delude, sa come tenere l’attenzione dello spettatore grazie al ritmo incalzante, ad un cast di tutto rispetto e al contenuto macabro e violento che intriga e attrae.