I Kill Giants nasce da due talentuosi papà, Joe Kelly e J.M. Ken Niimura, il cui incontro di creatività ha dato vita ad una graphic novel che dal 2008 ha ottenuto grandi riscontri nella scena del fumetto internazionale. Miglior Libro Indie del 2008 per IGN, in top ten tra le migliori graphic novel prima per la rivista New York (2009), poi per la sezione teen dell’associazione Young Adult Library Services Association (2010). Nel 2012 è premiato con il Gold Award all’International Manga Award e votato nel 2013 come secondo miglior fumetto straniero in Giappone per il Gaiman Award.
Anche in Italia la graphic novel di I Kill Giants è arrivata grazie a BAO, di cui Zerocalcare ha anche disegnato una cover variant per une riedizione speciale.
Navigando sulle ali del successo internazionale, l’idea di un adattamento cinematografico era prevedibile, ma ha avuto una lunga gestazione: Treehouse Pictures ha annunciato il film nel 2015 che ha visto la luce quest’anno, purtroppo per il solo mercato home video.
Il progetto è stato preso in mano da Chris Columbus che ha avviato i lavori affidandoli alla regia del Premio Oscar Anders Walters (Helium) su sceneggiatura di papà Joe Kelly.
Un’eroina che non vuole aiuto
Barbara Thorson (Madison Wolfe) per tutti ha qualcosa che non va: asociale, ossessionata dai giochi di ruolo, rifiuta i giochi contemporanei, indossa sempre orecchie da coniglio, dissemina trappole per il bosco, raccoglie carcasse di animali e la sua fantasia è incontrollabile, forse anche pericolosa. Barbara è convinta che i giganti esistano e stiano arrivando a Long Island; quando arriveranno questi portatori d’odio distruggeranno tutto, portando via qualsiasi felicità, ma Barbara li ha studiati ed ha deciso di affrontarli. In attesa di quel giorno che sente vicino, che si manifesterà probabilmente con un fenomeno meteorologico, la ragazzina tenta di combattere il gigante del bosco, mentre in una borsetta a forma di cuore tiene ben stretta la sua arma segreta, Coveleski, un martello incantato che è l’unica speranza contro i giganti. Perché Coveleski funzioni nel giorno in cui incontrerà i giganti, deve custodirlo con cura, tenerlo lontano da qualsiasi occhio e non usarlo mai.
Barbara è come dovrebbero essere tutte le eroine, coraggiose e con un gran senso della giustizia, ma è distante dalla sua famiglia: litiga con suo fratello e non comprende la fatica della sorella maggiore Karen (Imogen Poots) che lavora per mandare avanti tutti loro e sta cadendo a pezzi, per questo vorrebbe un po’ d’aiuto. Barbara sa che loro non possono capire e nello scantinato in cui dorme progetta trappole e si dedica agli incantesimi, ascoltando alla radio le vecchie partite del lanciatore Harry Coveleski dei Philadelphia Phillies, cercando di non pensare che al primo piano di casa sua si nasconde qualcosa di terrificante che lei non osa affrontare, molto più spaventoso dei giganti.
La signora Mollè (Zoe Saldana), psicologa della scuola, osserva Barbara e cerca di avere un dialogo con lei, vorrebbe capire i suoi comportamenti, vorrebbe aiutarla, ma a Barbara non piace essere trattata così, sa cosa tutti pensano di lei, ma non le importa, come non le importa delle bulle della scuola che l’hanno presa di mira, dopotutto è una guerriera e sa tener loro testa.
Barbara non è neanche sola come la psicologa può pensare: ha un’amica, Sophia (Sydney Wade), la nuova arrivata dall’Inghilterra che è carina e veste bene, intelligente, curiosa, soprattutto di ciò che concerne Barbara. Sophia anche è preoccupata dall’ossessione di Barbara per i giganti, un po’ la spaventa e vorrebbe aiutarla, ma non sa come.
I Kill Giants: un fantasy sui generis
Il genere fantasy è sempre stato un tipo di narrazione metatestuale, che ci porta a guardare al mondo sociale, politico, etico, facendoci approcciare diversamente all’oggetto di riflessione in causa.
I Kill Giants diventa un fantasy sui generis in quanto ci porta ad un’esplorazione interiore, in un viaggio nella vita di una ragazzina che cerca di combattere i suoi mostri. Barbara è un’eroina che difficilmente annoia, non è uno stereotipo di nerd disconnessa dalla realtà, il suo essere eccentrica non è esaltato per accattivare lo spettatore, anzi, Barbara in qualche modo prende le distanze anche dal pubblico ed è forse questa distanza ad intrigarci, a farci desiderare di capirla. La performance di Madison Wolfe supera il personaggio del fumetto, dandole vita in modo credibile, ma con un quid in più, anzi, possiamo dire che tutto il film aggiunge qualcosa in più alla graphic novel; c’è una maggiore cura nella trama, nella caratterizzazione dei personaggi e nei rapporti che si stringono tra essi, questo per una questione di tempi che sono stati sfruttati in modo eccellente.
C’è un elemento che può dividere coloro che hanno letto la graphic novel di I Kill Giants, una divergenza importante all’interno della trama che ammorbidisce molto l’aspetto drammatico della storia, ma siamo comunque ben lontani dall’avventura disneyana e – nonostante questa nota soft – il film funziona, forse anche meglio del prodotto originale, sotto certi aspetti.
Quello che manca è forse l’adrenalina, un concentrato d’azione tale che possa vendere bene sul mercato, ma non è un elemento negativo, anzi. Ci troviamo davanti ad un film fantasy in cui è davvero difficile trovare difetti. C’è una tendenza perfezionista che non può lasciare indifferenti: una sceneggiatura ben costruita; una computer grafica capace di integrarsi perfettamente alla realtà; performance magistrali da parte di giovanissime attrici e una colonna sonora di poche soundtrack e brani indie, ma di forte impatto emotivo.
Trovare un prodotto cinematografico fantasy così ben riuscito, senza banalità, in cui la qualità tecnica va a pari passo con la bellezza della storia, è molto raro e non credo di esagerare nell’affermare che I Kill Giants è uno dei migliori film fantasy degli ultimi anni.
Il suo handicap è l’essere un fantasy alternativo: non troviamo battaglie a colpi di magia, un’epica storia d’amore o una computer grafica così importante da dominare totalmente le scene, perché sono gli aspetti umani e psicologici ad avere maggiore importanza. Tutto senza mettere da parte la tematica fantastica, importante, centrale, la quale – nel suo carattere ambiguo – lascia alla fine più chiavi d’interpretazione.
C’è bisogno anche di pellicole del genere nelle sale, per questo amareggia la sua distribuzione home video.
I Kill Giants non è un film indicato ai bambini per le tematiche trattate, quanto di difficile gradimento per un pubblico di teenager in cerca magari di azione o romanticismo: è stato dunque difficile avere un target di riferimento per la distribuzione cinematografica.
La produzione non ha creduto abbastanza in questo film, incapace di immaginare per quanti sarebbe stata una visione importante, e forse non è da ignorare il fatto che possa non aver convinto un cast interamente al femminile per un film di genere.
Peccato davvero, perché il cinema ha davvero bisogno di eroine come Barbara Thorson.