La Prima Notte del Giudizio è il quarto capitolo della saga thriller fantascientifica La Notte del Giudizio, nota in patria con il titolo The Purge, ed è diretto da Gerard McMurray.
Cosa succederebbe se per una sola notte l’anno fosse legale qualsiasi reato, compreso l’omicidio? Gli scenari immaginabili sono talmente tanti da aver permesso la produzione di ben quattro film in cinque anni (più una serie televisiva in arrivo a settembre negli USA).
La trama in sintesi
L’America è governata da un nuovo partito politico di impronta totalitarista, i Nuovi Padri Fondatori. Per diminuire l’alto tasso di criminalità il governo tenta un esperimento sociale nel quartiere di Staten Island: per dodici ore ogni reato, compreso l’omicidio, sarà legale. Viene da subito nominato lo “Sfogo”. Alcuni decidono di restare nel quartiere per proteggere la comunità, come la coraggiosa Nya, altri allettati dal notevole compenso che raddoppia in caso di partecipazione attiva durante la notte. Nelle dodici ore di notte di Sfogo gli abitanti saranno costretti a fronteggiare orrori e pericoli che la maggior parte di loro non aveva immaginato. Il tutto sotto lo sguardo entusiasta dei Nuovi Padri Fondatori, che monitorano ogni angolo del quartiere alla famelica ed entusiasta ricerca delle prime efferatezze legalizzate della notte dello Sfogo.
La saga di The Purge
La mente dietro la storia è James DeMonaco, che oltre ad essere lo sceneggiatore di tutti i film ha curato la regia dei primi tre capitoli. Accanto a lui, immancabile, il produttore Jason Blum, fondatore della celeberrima BlumHouse, la casa di produzione specializzata in horror e thriller low budget che negli ultimi nove anni ha cambiato significativamente il panorama produttivo americano. BlumHouse ha prodotto veri e propri cult come Paranormal Activity (2009), Insidious (2011), Sinister (2012), nonché gli ultimi due fortunati film di M. Night Shyamalan (The Visit del 2015 e Split del 2017) e perfino il venerato film d’esordio di Damiel Chazelle, Whiplash (2014).
Sin dal primo film, la saga di The Purge ha ottenuto un ottimo successo al botteghino (meno di critica). Sicuramente i film hanno delle premesse tali per cui resistere loro è praticamente impossibile per un appassionato del genere. Non è difficile ricordare i volti mascherati dei beneducati e terrificanti partecipanti allo “Sfogo” (questa la traduzione italiana della notte di criminalità legale) appostati dietro allo spioncino della porta di James Sandin (interpretato da Ethan Hawke) nel primo film.
Ogni episodio ha aggiunto un pezzo del puzzle, ha contribuito a dare una forma sempre più definita all’universo narrativo pensato da DeMonaco. L’unico nome noto nel cast (quasi all black) di questo film è Marisa Tomei (la zia May di Spiderman – Homecoming), mentre suoneranno sconosciuti ai più i nomi degli altri attori principali: Y’ Lan Noel nella parte di Dmitri, Lex Scott Davis in quella di Nya e Joivan Dave in quella di Isaiah. Non è una novità nella saga, anzi è quasi una prassi, se si esclude il primo film con Ethan Hawke e Lena Headley.
La Prima Notte del Giudizio
Dopo tre capitoli ambientati dal 2022 in poi, con questo quarto episodio vengono raccontate le origini dello Sfogo: non più un futuro non molto lontano, quindi, quanto piuttosto un presente non molto irreale. In questi giorni come non mai il film offre importanti spunti di riflessione non solo sulla natura bestiale dell’uomo, quanto sulla rabbia e sulla disperazione che spinge i poveri ad arrivare a uccidersi fra loro. L’ambientazione è una Staten Island messa in ginocchio dallo spaccio e dalla criminalità e che subirà l’ascesa di un terzo partito che si contrapporrà a quello repubblicano e democratico: i Nuovi Padri Fondatori (in originale noti con l’acronimo di NFFA: New Founding Fathers of America). La critica all’amministrazione Trump è evidente: mai come in questo prequel la politica alimenta la paura delle sue vittime, le incoraggia a massacrarsi a vicenda per dimostrare le proprie tesi e fare i propri interessi.
Come per tutti gli altri film della saga, la prima metà risulta più interessante e scorrevole della seconda: osservare come i personaggi si rapportano alla pratica dello Sfogo (che ha luogo nella notte tra il 21 e il 22 Marzo), la loro posizione a riguardo e i loro timori sono decisamente più interessanti delle peripezie che affrontano lungo il loro (inevitabile e la maggior parte delle volte involontario) percorso attraverso le strade bagnate di sangue della notte dello Sfogo, che si somigliano un po’ tutte. I Jump Scare, che di certo non mancano, non rendono questo capitolo diverso: nella seconda parte l’interesse cala. Il climax adrenalinico viene probabilmente raggiunto dall’ormai consueto annuncio all’ inizio dello sfogo (a chi non è estraneo alla saga suoneranno familiari le parole “Questo è il vostro sistema di trasmissione di emergenza che annuncia l’inizio dello Sfogo annuale. Al suono della sirena ogni crimine, incluso l’omicidio, sarà legale per le successive 12 ore. Il governo vi ringrazia per la vostra partecipazione.”, quelle che sanciscono l’inizio delle dodici ore di Sfogo) seguito dal terrificante allarme i cui bassi fanno accapponare la pelle (come per i migliori film horror, complimenti al fonico).
Tornano le maschere raccapriccianti, le uccisioni a sangue freddo e i tradizionali SUV decappottabili con invasati mitra-muniti inclusi. Trattandosi della prima notte di Sfogo, i partecipanti sono comprensibilmente ancora inesperti e non hanno la freddezza metodica di quelli degli scorsi film. La notte dello Sfogo viene introdotta in un mondo già immerso nella violenza e nel caos, limitandosi a incrementarli: il voltafaccia improvviso dei retti cittadini americani dopo l’annuncio d’inizio viene naturalmente meno.
Da action thriller fantascientifico (e chi più ne ha più ne metta) in questo nuovo film il focus si sposta decisamente verso l’aspetto action sociale, lasciando perdere del tutto la parte thriller. Purtroppo. Per quanto infatti l’enfasi sociale sia lecita ed interessante, il film perde l’aura mistica, uno dei punti forti della saga, per spostarsi su un fronte che ha poco a che fare con la messa in pratica della frase Hobbesiana “homo homini lupus” quanto piuttosto con quella pronunciata dal protagonista, spacciatore dal cuore d’oro e dal grilletto facile, Dmitri, (per amici e nemici D) “Fuori dal mio quartiere”.
Il “Villain” di questo episodio, lo psicopatico e violento Skeletor, interpretato da Rotimi Paul, non risulta incisivo quanto prometterebbe, nonostante gli sia dedicata l’intera scena iniziale e buona parte della premessa. Ma i problemi maggiori sono sul finale, che si dilunga troppo su scazzottate e sparatorie a ritmo R N’ B e risulta sbrigativo nell’ esplorare le strade durante ma soprattutto dopo la prima notte di Sfogo.
Cosa rimane?
Come gli altri film della saga, oltre a lasciarsi guardare offre spunti di riflessione tanto interessanti da far venire voglia di vedere gli altri film, ma non soddisfa appieno le aspettative che un’idea così potente da catturare l’attenzione e la fantasia di chi l’ascolta con una sola frase suscita. Chi ha apprezzato i film precedenti probabilmente non resterà deluso e attenderà con curiosità e piacere un eventuale prossimo capitolo. Ammesso che nel frattempo Trump non si lasci ispirare dall’ idea di notte dello Sfogo.