Nel piano malefico della Disney di dominare il mondo dell’intrattenimento entrano di diritto anche i rifacimenti live-action dei suoi classici più importanti, che si vanno ad aggiungere a robetta come Marvel e Star Wars (e presto Fox). Dall’Alice nel Paese delle Meraviglie di Tim Burton del 2010 infatti, la casa di Burbank ha capito come poter aggiornare le sue produzioni animate più importanti e storiche (ma oggettivamente un po’ datate) e proporle a un pubblico del 2018 composto da nuovi giovanissimi fan e ovviamente da vecchi nostalgiconi come noi, pronti a pagare l’obolo al cinema per vedere i Classici tornare sul grande schermo. La fortuna è che queste produzioni, inclusa quella di Ritorno al Bosco dei 100 Acri, si stanno dimostrando quasi sempre ottimi film, dalla grande carica emotiva, splendida realizzazione tecnica e regia (esempi? Il Libro della Giungla di Jon Favreau o La Bella e la Bestia con Emma Watson).
Da non confondere con il similmente concepito Vi presento Christopher Robin del 2017, film in realtà dedicato alla reale vita del creatore A. A. Milne, Ritorno al Bosco dei 100 Acri (conosciuto come Christopher Robin nei paesi anglosassoni) racconta la molto più fantastica storia di Winnie the Pooh, partendo dal presupposto di un Robin invecchiato, sposato e con figli, il quale ha dimenticato la sua infanzia passata con Tigro, Pimpi, Tappo e il resto delle magiche bestiacce che conosciamo da anni.
“No, tu stai piangendo!”
Nessuna metafora sulla crescita, nessun bambino con una fervida immaginazione: nel film che vede un sempre ineccepibile Ewan McGregor nel ruolo di protagonista il bosco e i suoi abitanti sono veri, tangibili e un pochino inquietanti, sembrando quasi dei vecchi peluche scoloriti semoventi e parlanti. Nella storia della pellicola, un canovaccio a dir la verità forse fin troppo classico e scontato, quelle che saranno davvero reali saranno le vostre emozioni. In piena tradizione Disney, le parole “al miele” (scusateci, era troppo facile, ndr) che usciranno dalla bocca di Winnie the Pooh colpiranno il vostro cuore come dolci pugnali, attingendo sapientemente a piene mani in argomenti come la famiglia, il tempo che passa, l’amore e quanto di più sdolcinato – ma anche importante – ci sia al mondo, cercando di far ritornare l’ormai cresciuto e disilluso Christopher il bambino spensierato di un tempo.
Nella splendida ma terribile cornice dell’Inghilterra ai tempi della Seconda Guerra Mondiale, Ritorno al Bosco dei 100 Acri racconta una bellissima e intima storia di una famiglia e dei tempi passati, con la leggerezza tanto stile Disney di qualche divertente battuta qua e là. Ogni linea di dialogo di Winnie e amici è genuina come le due ore che passerete insieme a questo film, a dire il vero un po’ stucchevole per poter piacere a tutti e cercare di comunicare qualcosa di più profondo, ma allo stesso tempo certamente in grado di toccare le corde che voleva toccare e divertire grandi e piccini, anche grazie alle frasi da depressone di Ih-Oh, come al solito vero protagonista della banda. O meglio, dovremmo dire del branco.
La Disney nella sua comfort zone non può fallire
Tra un barattolo di miele e una marachella e l’altra, Winnie cercherà di farsi spazio di nuovo nel cuore del suo vecchio padroncino, e in quello ovviamente di noi spettatori. Il film ricorda tantissimo un vecchio classico come Hook, e benché non raggiunga le sue vette di fantasia e spettacolarità, riesce nel suo intento, regalandoci un altro successo live-action per la casa di Walt, in attesa dei botti del prossimo anno (tra marzo e luglio 2019 usciranno nell’ordine Dumbo di Tim Burton, Aladdin di Guy Ritchie e Il Re Leone di Jon Favreau!). I suoi sentimenti spicci potrebbero annoiare qualcuno o infastidire altri, ma la buona realizzazione sia tecnica che attoriale e la solidità del seppur semplice copione sono riusciti a far breccia nel nostro cuore.