Scusate l’articolo scritto così di getto e in prima persona, magari non troppo professionale. Ma dalla serata di Italia 1 di ieri, Domenica 29 Settembre 2019, mi si è risvegliata una rabbia profonda contro un determinato film, rabbia non solo per la qualità davvero relativa di quanto visto, ma anche per una vera occasione sprecata e perché si è andato a intaccare uno dei capisaldi della mia passione per il cinema di fantascienza, rovinandone il presente e probabilmente anche il futuro. Sto parlando della mia seconda visione di Independence Day: Rigenerazione, probabilmente il film che ho più atteso nella mia vita (secondo probabilmente solo a Star Wars: Il Risveglio della Forza) e allo stesso tempo quello che forse mi ha lasciato più indifferente.
È una domenica senza impegni di fine settembre e, pur tenendo acceso Sky Go con Milan – Fiorentina sul PC, decido bizzarramente di fare seguito a una pubblicità vista a casa di parenti qualche giorno prima e seguire un film in prima visione su Italia 1. Saranno mesi che non accendo il digitale terrestre, ma l’occasione per ridare una chance a un qualcosa che ricordo mi avesse lasciato un gusto davvero amaro in bocca è ghiotta. Ghiotta perché dovete capire che Independence Day è senza molti dubbi (forse se la gioca solo con Jurassic Park), il mio film preferito, rivisto decine di volte in VHS negli anni ‘90, passato anni a collezionare gadget, fumetti e edizioni speciali in Blu-Ray (ai tempi di VGNetwork avevo celebrato il ventennale del film). Così mi sono detto: perché no, riproviamoci con Independence Day: Rigenerazione, magari ero stato troppo cattivo all’epoca. Ecco, post seconda visione, diciamo che no, ci avevo preso, però non ho potuto fare a meno di notare come le premesse non fossero poi così male e che in fondo si tratta di un’occasione sprecata.
Buona l’idea. Il resto no
Independence Day, ormai 23 anni fa, colpì come una tempesta perfetta, o quasi. Certo non si trattava di un film capace di impressionare i critici, ma la combinazione di effetti speciali, un fantastico design di alieni e relativa tecnologia e la stella nascente di Will Smith fece esplodere i botteghini e appassionare tantissimi, specialmente i più giovani. Una storia solo apparentemente autoconclusiva, dove i terrestri sconfiggono la minaccia di questi insettoni spaziali; il finale infatti non lasciava adito a dubbi: gli alieni sarebbero prima o poi tornati. E così anche i fan di ID4 hanno sempre atteso un sequel, il quale c’ha messo due intere decadi prima di raggiungere i cinema; quello che non potevano forse aspettarsi è che la magia sarebbe andata persa quasi del tutto.
Independence Day: Rigenerazione parte da buone premesse e anzi, la sua prima mezz’ora/ora può considerarsi dignitosa. Dopo l’invasione aliena il pianeta è avanzato tantissimo, sia in termini politici (gli umani hanno messo da parte le loro “diversità insignificanti” – cit.) che in termini tecnologici: tramite ingegneria inversa infatti l’uomo è stato capace di espandere le proprie conoscenze, soprattutto in termini di viaggi spaziali, potenziando le difese della Terra in attesa di un ipotetico ritorno degli invasori. Come potete immaginare, la storia di Rigenerazione vedrà gli alieni, ora chiamati Harvester, tornare e spaccarci il culo un’altra volta, dimostrando l’impreparazione del genere umano nonostante la minaccia impendente.
Emmerich e Devlin hanno puntato molto – e giustamente – sull’effetto nostalgia: nel cast sono tornati tantissimi degli esponenti del primo film, alcuni invecchiati, altri solo cresciuti e si sprecano i rimandi agli avvenimenti di quella che è stata definita la “Guerra del 1996”. Il problema è che questo eccessivo citazionismo diretto e senza classe fa persino sorridere da quanto sia goffo: in Rigenerazione non è difficile riconoscere una quantità di frasi prese in pieno dall’originale e messe in bocca a nuovi personaggi, oltre ad alcuni cameo veramente inutili come quello del generale ormai ottuagenario e sfortunatamente anche di Vivica J. Fox, uno dei personaggi più brillanti del primo film, oggi diventata inspiegabilmente un primario d’ospedale sacrificato dopo mezz’ora di trama. Citofonare Jurassic World come invece rendere omaggio alle proprie origini in maniera più sottile e delicata.
Una squadra di raccomandati
In tutto questo riprendere da dove si era finito negli anni ’90, il vero grosso problema lo si nota dopo pochi minuti. OK, bello rivedere Bill Pullman mezzo zoppo, ma dov’è Will Smith? Beh, nel film vedrete quello che oggi è probabilmente l’attore più pagato di Hollywood solo in un quadro nella Casa Bianca perché sì, il grande eroe è apparentemente morto qualche anno prima in un collaudo di un velivolo. Smith dichiara di non aver voluto lavorare a Independence Day: Rigenerazione perché impegnato con Suicide Squad, la realtà è che probabilmente aveva chiesto troppi soldi. Il fan di vecchia data dovrà quindi “accontentarsi” di Jeff Goldblum, che in verità non è poco. E qui sta il secondo macroscopico errore della produzione: aver voluto forzatamente inserire altri personaggi, una “nuova” generazione nell’equazione.
Mi sta benissimo infatti che a prendere le redini del tutto sia Dylan, il figlio del capitano Hiller (interpretato da Jessie T. Usher, visto in The Boys), ma non si capisce il senso dell’inserimento del personaggio di Jake (Liam Hemsworth), a fungere da rivale di Usher e vero eroe della pellicola. Probabilmente la produzione ha pensato che servisse una faccia più conosciuta, un belloccio bianco sui generis per questioni di marketing. E va bè. Poi immancabili appaiono la spalla comica Charlie e la cinese, per fare appeal sui mercati asiatici così importanti al giorno d’oggi. Ah e i due hanno una storia d’amore, ma pensa un po’. Al di là dello spessore di un foglio di cartapesta di queste nuove leve, il loro inserimento non porta benefici al film, il quale avrebbe dovuto essere incentrato maggiormente sugli eroi di un tempo, incluso ovviamente quello interpretato da Smith. Si tratta di personaggi entrati comunque nell’immaginario collettivo e che avrebbero dato ben altro impatto alla pellicola. Questo gioco del “passaggio del testimone”, già visto in numerose altre produzioni di questo tipo non funziona proprio, quando i soli momenti passabili di ID Resurgence sono proprio quelli con il cast originale, inclusa la simpatica sotto-trama del padre di David e della sua barca e la bella trovata della missione umanitaria in Africa dove gli alieni hanno combattuto per decenni con le popolazioni locali.
Ci siamo preparati per vent’anni. Forse era meglio aspettare ancora un po’
La prima metà di Rigenerazione scorre via alla fine non così male, devo dire, anche a una seconda visione. Come detto, la premessa era quella giusta, alla fine nonostante i passi falsi rivedere vecchie facce fa piacere e attingendo alla lore della serie sono state messe delle fondamenta solide per una battagliona vecchio stile, un piano strampalato, eroismo patriottico, magari un secondo e iconico discorso del presidente e alla fine il trionfo dell’homo sapiens. Finito, grazie a tutti, abbiamo onorato il ventennale con l’anima di ID4 e avanti con il prossimo progetto inedito.
Eh no signori, è qui che Emmerich ha fatto il passo più lungo della gamba e ha reso Independence Day: Rigenerazione una vera schifezza, gettandosi la zappa sui piedi oltretutto; ovvero quando ha fatto apparire sulla luna una strana palla senziente e ha introdotto in maniera caotica una serie di nozioni su un’alleanza interstellare che da millenni combatte gli Harvester. Uno dei punti di forza di Independence Day originale era infatti il mistero nelle motivazioni e nella natura della minaccia extraterrestre. Gli alieni arrivavano, ci picchiavano, li picchiavamo poi noi e ripartivano e ogni piccolo excursus e scoperta sulla loro tecnologia inarrivabile e sul perché volessero ucciderci era una conquista sia per gli eroi sia per chi guardava da casa. In Rigenerazione tutto questo è stato sacrificato sull’altare del progetto delirante di realizzare una trilogia di seguiti, dovendo mettere le basi per ampliare e portare “nello spazio” (parole del regista) la storia della serie. Ed è qui che tra combattimenti nell’orto degli UFO, una regina che semplicemente è più grossa e cattiva degli altri e una bizzarra ONU galattica che ID Resurgence mi ha perso e ha perso tutti quanti, regalandoci un secondo tempo degno di un film della Asylum per delirio di trama e finale aperto che probabilmente non sarà mai continuato. Si salvano solo gli effetti speciali.
Independence Day: Rigenerazione aveva un compito semplice: prendere quello che aveva reso buono il primo film, omaggiandolo con un cast di vecchie glorie e qualche nuova ma significativa aggiunta e dare in pasto agli umani una nuova e vecchia minaccia da sconfiggere, tutto qui. Non si sarebbe trattato di un candidato al Leone d’Oro ma come Jurassic World aveva una chance di intrattenere. Invece la produzione ha voluto esagerare con la sua batteria di giovani, le sue cospirazioni stellari e la palla onnisciente che voleva fare da tramite a una storia della quale nessuno si sarebbe interessato. E da questo errore probabilmente ID non si rialzerà mai più.
Ci sarà un futuro per Independence Day?
Tutto questo però riguarda il passato, che si tratti del 1996 o del 2016, ma la vera domanda è un’altra e fa da titolo a questo paragrafo. Nonostante il passo falso di Rigenerazione, il franchise ha ancora dei fan e del potenziale, ma la situazione ad oggi è complessa da districare. In primis, Emmerich dichiarò che i piani per sviluppare altri due sequel sarebbero dipesi in gran parte dal successo commerciale di Resurgence, film che paradossalmente (come abbiamo visto prima) è stato rovinato anche come conseguenza di questa scommessa. ID Rigenerazione ha fruttato nel mondo circa 390 milioni di dollari, deludendo in particolare al botteghino nazionale (100M $), incassando poco meno della metà di quello che riuscì a portare nelle casse di 20th Century Fox l’originale nel lontano 1996, periodo in cui certo gli incassi al cinema non erano gli stessi dell’era di Endgame, inoltre. E tutto questo si aggrava ulteriormente pensando al faraonico budget di 165 milioni usato per girare il sequel (e con tutti sti soldi davvero non si poteva fare lo sforzo extra per Will Smith?).
Non è finita qui: bisogna anche considerare il fatto che ora Independence Day è una proprietà Disney, dopo il merger con Fox, una nuova realtà che possiede decine di possibili progetti probabilmente più redditizi e lucrativi da sfruttare. Ma se anche Disney decidesse di riportare in vita l’IP, le cose dovrebbero drasticamente cambiare e forse l’unica strada percorribile sarebbe quella di un totale reboot, più o meno come accaduto recentemente con Il Pianeta delle Scimmie o periodicamente con Spider-Man. Difficile pensare ancora a Emmerich in cabina di regia, così come Dean Devlin (produttore, lo conoscete anche per Stargate), già espressosi negativamente verso una continuazione della serie e persino Will Smith – ucciso nell’incipit di Rigenerazione – non sarebbe una strada viabile. Infine, l’unica altra possibilità sarebbe quella di abbandonare tutto quello che è stato fatto finora per magari esplorare nuovi angoli dello spazio e della lore del film, ma probabilmente si finirebbe per incappare negli stessi errori del film passato l’altra sera su Italia 1.
E ormai di arrabbiarmi non ne ho più voglia.