Tra alti (parecchi) e bassi (fortunatamente molti meno), sono ormai più di trent’anni che il buon Guy Ritchie ci intrattiene al cinema con la sua ormai affinata miscela di azione super concitata, humor inglese, cambi di inquadratura repentini e slow-motion. Nelle sale inglesi è arrivato in questi giorni il suo ultimo progetto, come al solito ricco di stelle del cinema internazionale, in uscita in Italia a maggio: stiamo parlando di The Gentlemen, recensito in anteprima per voi dagli UK.
Con The Gentlemen, il regista britannico torna alle origini, abbandonando il fantasy di King Arthur e le storie fantastiche di Aladdin e Sherlock Holmes per fare ritorno alla sua terra natale e nel mondo della malavita londinese, a 20 anni di distanza dai mai troppo lodati Lock & Stock e Snatch. Il risultato è un film discreto ma del quale probabilmente ci dimenticheremo a breve.
Chi sono questi gentiluomini?
Stelle, dicevamo prima, e stelle sicuramente The Gentlemen ha portato su schermo: il film racconta la storia di Mickey Pearson (Matthew McConaughey), un americano trapiantato in gioventù nella capitale britannica e diventato in pochi anni il capo di un impero criminale, vendendo da decenni un prodotto molto richiesto un po’ in tutto il mondo: la marijuana. Gli anni passano anche per Mickey, deciso a mollare tutto per dedicarsi alla moglie Rosalinda (Michelle Dockery, già vista in Downton Abbey) e finalmente godersi i suoi milioni guadagnati “onestamente”. Chiaramente un business di questo tipo fa gola a molti e proprio su questa lotta per la successione si basa l’intreccio della pellicola, tra criminali, rapper e un giornalista (un irriconoscibile Hugh Grant) che funge da narratore di sorta e che prova a guadagnarsi una fetta del bottino incastrando Pearson.
Difficile annoiarsi guardando le vicende di The Gentlemen dipanarsi davanti ai nostri occhi, grazie anche alle prestazioni attoriali di livello di veri e propri califfi del grande schermo come Charlie Hunnam e un Colin Farrell sempre in forma quando gli viene permesso di affidarsi al suo marcato accento irlandese, nel ruolo – la cui introduzione nelle vicende del film sembra tuttavia forzata dobbiamo dire – di un bizzarro allenatore di pugilato.
Londra non fa la stupida stasera
Quello che manca forse è un tocco di originalità in più all’intreccio vero e proprio. Come nei più classici film del genere non lesinano i colpi di scena e i ribaltoni in vista di un intenso finale, ma da una mente brillante come Guy Ritchie ci si poteva aspettare di meglio in termini di trama: uno spettatore attento potrebbe decifrare molto velocemente le mire di alcuni personaggi, in particolare quello interpretato dall’Henry Golding recentemente visto in Last Christmas.
Quello che convince e dona un’identità a un film piacevole ma forse prevedibile è l’ambientazione londinese, divisa tra le grandi magioni della nobiltà immerse nella campagna britannica e i vicoli – che possiamo definire quantomeno “folkloristici” – di South Bank e delle sue “council houses”. Le anime della capitale del Regno Unito convivono tutte all’interno di The Gentlemen, film che riesce a offrire un’immagine moderna e realistica di una città dalle mille facce e della sua criminalità organizzata.
The Gentlemen non è assolutamente il film che darà una nuova spinta alla carriera di Guy Ritchie, ma resta un prodotto più che godibile: divertente, intenso e ricco di stelle. Se cercate due ore di intrattenimento di buona qualità, condito da tradimenti e colpi di scena (anche se un po’ telefonati), immergetevi pure nella Londra di questo film, al cinema in Italia da maggio.