Dopo l’episodio della settimana scorsa, non era difficile intuire la direzione che avrebbe preso American Horror Story: Roanoke nell’immediato. Non sorprende, allora, che con Chapter 7 si registri il ritorno prepotente dello splatter nella stagione.
La strage prosegue
Se preannunciare la carneficina aveva preparato lo spettatore allo spargimento di sangue, il ritorno a Roanoke nei giorni di Blood Moon aveva portato a credere che i responsabili della mattanza fossero gli spiriti. In questa puntata, invece, a dar vita all’orrore sono soprattutto esseri umani in carne e ossa. Subito, infatti, si scopre che i disturbi di Agnes (Kathy Bates) sono ben più gravi di quanto non fosse sembrato in precedenza. Ormai calata nella parte di The Butcher a tal punto da parlare anche in irlandese – probabilmente la lingua della vera Macellaia – la donna sfoga la sua folle furia omicida su Sidney (Cheyenne Jackson) e i suoi collaboratori, tentando poi di riservare a Shelby (Lily Rabe) lo stesso trattamento.
Il degenerare delle condizioni di Agnes non disorienta se non per il fatto che si verifichi molto rapidamente. A lasciare senza parole, invece, è il raptus di Shelby, che costituisce un vero e proprio colpo di scena: per ironia della sorte, la donna si è resa colpevole del crimine di cui aveva ingiustamente accusato Lee (Adina Porter). Suona quasi profetico, adesso, quanto proferito nel re-enactment dal suo personaggio, in Chapter 3, a proposito della sorella di Matt: «Desperate people can do terrible things».
Qualche differenza?
Entrano in scena anche i Polk, rendendosi protagonisti di torture disumane. Tuttavia, la vera famiglia – in cui si può individuare Finn Wittrock – si rivela ancor più spietata di quanto non fosse apparsa in My Roanoke Nightmare: viene allora il sospetto che la docu-serie abbia volutamente edulcorato, per quanto possibile, le scene dedicate a questi cannibali.
Chapter 7 porta per la prima volta a pensare che possano esserci delle discrepanze tra la realtà dei fatti e quanto mostrato dal re-enactment, che qualcosa sia stato omesso – come nel caso dei Polk – o romanzato, per esigenze televisive. Emblematico, al riguardo, l’atteggiamento dei veri spiriti, che, almeno fino a questo momento, non hanno rivolto parola ai vivi: così, la Macellaia cala la sua mannaia su Agnes in un silenzio tanto glaciale quanto inaspettato, visto che lo spettatore era ormai solito vedere la sua interprete accompagnare ogni esecuzione con sentenze di condanna rivolte agli intrusi-peccatori.
Non mancano i passi falsi
Di nuovo, per apprezzare maggiormente la puntata, è necessaria la sospensione dell’incredulità. Risulta più semplice soprassedere sul fatto che i protagonisti, nonostante il precipitare degli eventi, continuino a filmare: forse perché si tratta di una scelta sì illogica ma ricorrente in molti horror found footage – uno su tutti, The Blair Witch Project, che la stagione, del resto, ha omaggiato già diverse volte. Non sembra possa essere giustificato in nessun modo, al contrario, il vigore con cui Shelby uccide Matt (André Holland), visto che si sta parlando di una persona che, solo poche ore prima, aveva rimediato una brutta ferita alla spalla.
Chapter 7 ha un ritmo quasi forsennato, ma non riesce a mantenere sempre alta la tensione, come ci si aspetterebbe da una puntata del genere. Arrivati a questo punto, inoltre, è lecito domandarsi se la trama possa permettersi di reggersi esclusivamente su un massacro già anticipato allo spettatore: l’impressione è che manchi ancora qualcosa, quel quid che permetterebbe alla stagione di fare il definitivo salto di qualità, che sembra avvicinarsi sempre di più ma, al tempo stesso, non arrivare mai.