James Gunn ha creato un mostro. Sì, è la recensione di Thor: Love and Thunder e sì, il film è diretto da Taika Waititi. Ma senza la grande scommessa vinta da Gunn con il primo Guardiani della Galassia, tutto questo non sarebbe stato possibile, un film come Thor: Ragnarok non avrebbe mai visto la luce e, di conseguenza, nemmeno il suo sequel. Certo, il terzo capitolo dedicato al Dio del Tuono aveva uno spirito completamente diverso dal film di Gunn, anche se metteva in campo anch’esso un’avventura spaziale scanzonata, coloratissima ed eccessiva.
Ma questa è una buona o una cattiva notizia? Non è semplice dare un riscontro oggettivo, il regista neozelandese ha seguito alla lettera la regola non scritta dei sequel “come il primo, ma di più” che, tradotto, se vi è piaciuto Ragnarok amerete Love and Thunder, ma se non vi è piaciuto, lo odierete al 100%.
Thor: un personaggio in cerca di autore
Thor al cinema ha cambiato tre registi e tentato tre approcci diversi: il primo Shakespeariano di Kenneth Branagh, nel lontano 2011, azzeccava nell’allora quasi sconosciuto Chris Hemsworth la miglior associazione tra attore e personaggio da Schwarzenegger con Conan il Barbaro. Il secondo The Dark World (2013) abbracciava toni più cupi ergendosi a peggior film del MCU (dopo L’imbarazzante Hulk). Nel 2017, con Ragnarok, Taika Waititi si era dimostrato molto a suo agio a fare quasi una parodia del genere e quindi, a cinque anni di distanza, perché non replicare?
Reduce da numerosi lutti e da un periodo di depressione, con tanto di ingrassamento, Thor, il figlio di Odino, ha ritrovato la forma e cercato la serenità nello spazio insieme ai Guardiani della Galassia. Così viene a sapere che Gorr il macellatore degli dèi sta scatenando il panico su diversi mondi, uno dei quali è difeso dalla compagna asgardiana Sif. Thor lascia i Guardiani e corre in soccorso di Sif, solo per scoprire che Gorr è diretto verso nuova Asgard, sulla Terra. Qui il Dio del Tuono lo affronta la prima volta e ritrova Jane Foster che ha nel mentre preso possesso di Mjolnir, il suo martello, assumendo il ruolo della Potente Thor oltreché della vera protagonista del film.
Avete capito bene. Dopo una reintroduzione un po’ forzata (il flashback con cui il personaggio interpretato da Natalie Portman viene riportato nella storia non fila proprio liscio), Jane Foster viene portata al centro della scena. A parte le spassosissime gag sulle storpiature del suo nome, Jane percorre il proverbiale cammino dell’eroe, entrando in diretta antitesi con l’antagonista del film, Gorr, interpretato da Christian Bale.
Colorato, pop e sopra le righe
Il primo atto del film è decisamente eccessivo: troppe battute, troppo poco equilibrio, in una prima mezz’ora che parte dalle premesse di Ragnarok e arriva addirittura ad esasperarle, rasentando una comicità a tratti demenziale. Fortunatamente, dopo un inizio poco convincente, il film è un continuo crescendo, grazie ad una messa in scena piena di idee, un montaggio fantastico e una fotografia superlativa. Degne di nota le sequenze in bianco e nero sul pianeta di Gorr.
Ma il pregio maggiore del film consiste nella riconoscibilità della mano del regista, che si percepisce lontano chilometri. A differenza di Ragnarok, infatti, in Love and Thunder Waititi è anche co-sceneggiatore e la differenza è più profonda di quanto si possa pensare. Come in Jojo Rabbit, il regista neozelandese cerca di mettere in scena una commedia di cuore e ciò che vuole essere Thor: Love and Thunder lo scopriamo nel finale. Purtroppo, però, il film va a segno solo in un’ultima scena che arriva troppo tardi per poter dare al film la sensibilità che vorrebbe avere.
Quando si parla di MCU, non si può mai scindere il singolo film dal proprio ruolo all’interno dell’Universo Cinematografico Marvel. E se Thor: Love and Thunder, al di là che possa piacere o meno, funziona bene come film stand alone, lo stesso non si può dire come ingranaggio della Fase 4. Dopo ben sei film (Black Widow, Shang-Chi e la Leggenda dei Dieci Anelli, Eternals, Spider-Man: No Way Home, Doctor Strange nel Multiverso della Follia e, appunto, Thor: Love and Thunder) e sette serie tv canoniche (WandaVision, The Falcon and the Winter Soldier, Loki, What if…?, Hawkeye, Moon Knight e Ms. Marvel) ancora non è chiaro quale direzione vogliano prendere Kevin Feige e soci. Quanto dovremo aspettare ancora?