Dopo i successi planetari ottenuti con I Soprano, Westworld e Game of Thrones, l’emittente televisiva statunitense HBO si lancia in una nuova produzione, la miniserie Big Little Lies creata da D.E. Kelly e basata sull’omonimo romanzo di Liane Moriarty.
Al timone dei sette episodi previsti, il canadese Jean-Marc Vallée dirige un cast che non ha bisogno di presentazioni, tra le scogliere, i moli e le terrazze di Monterey, tipica cittadina californiana ricca e patinata, in cui vive però una comunità legata da invidie e rivalità tanto profonde da sfociare in un omicidio.
Ma chi è morto? Per scoprirlo dobbiamo seguire un intreccio di flashback fatto di interrogatori, vicende personali estratte dalla vita delle protagoniste e una conferenza stampa della polizia, sullo stile narrativo di serie come How to get away with murder, che prende le mosse da un inizio in medias res, colorato al neon e scandito da profondi sospiri di argentiana memoria.
Fulcro e motore delle vicende è proprio il poker di star del cinema: tutte donne, tutte madri, tutte tendenti a mostrare apparenze dissonanti dalla realtà, perfettamente caratterizzate sin dalle prime inquadrature: Madeline, una Reese Witherspoon a metà tra Sarah Palin e il Sergente Hartman, in realtà sopraffatta da fragilità e problemi familiari; Celeste, cui presta il volto Nicole Kidman, oggetto delle invidie dei concittadini per la relazione con un uomo più giovane, (l’ultimo Tarzan Alexander Skarsgård ), il quale, sotto la passionalità ostentata, nasconde un’indole violenta; Jane, Shailene Woodley, dimessa ragazza madre dal passato nebuloso al cui centro si pone un terribile dramma; Renata, impegnata in una carriera di successo ma afflitta dai sensi di colpa e preoccupata dei giudizi altrui, in contrasto con le altre tre, interpretata da Laura Dern.
Sarà l’imminente ritorno di Twin Peaks o l’ossessione dilagante per la cronaca nera, ma le storie di delitti che sconvolgono comunità “per bene” sembrano essere un trend in ascesa fra gli show televisivi già da qualche tempo, e a ben vedere nel suo primo episodio questa serie non presenta nulla di veramente innovativo per quanto attiene alla trama, alla regia o alla prospettiva scelta; lo stesso espediente di non rivelare l’identità della vittima oramai non costituisce più un elemento originale. Tuttavia il valore aggiunto del cast, la narrazione scorrevole, la buona rappresentazione delle dinamiche sociali, i pettegolezzi di quartiere resi da anonimi cittadini alla polizia, rendono questo un esordio piacevole e intrigante.
Big Little Lies si presenta come un prodotto ben confezionato, che induce a seguire la storia e osservarne gli sviluppi e chissà che nei prossimi episodi, tra grandi e piccole bugie, non ci saranno vere sorprese.