Push comes to shove, il quarto episodio della serie HBO, Big Little Lies, non avrebbe potuto avere un titolo più appropriato: le cose si mettono male per le nostre protagoniste, costrette a fare i conti con i propri desideri nascosti e le pulsioni più incontrollabili.
Mentre Celeste non resiste al richiamo del foro dopo aver assistito Madeline in una mediazione contro il sindaco della città, spronato da Renata a boicottare lo spettacolo di marionette Avenue Q, Jane non fa che immaginare di sparare al suo stupratore o terminare la sua rituale corsa sulla spiaggia lanciandosi dalla scogliera. Anche Madeline perde il controllo con Joseph, Santiago Cabrera, il regista dello spettacolo, con cui collabora, cedendo a un breve momento di passione dentro i camerini del teatro.
I rispettivi, emergenti subconsci non sono l’unica cosa che le donne subiscono in questo capitolo della storia. Nel corso della puntata si vedono prendere sempre più piede le azioni degli uomini; sono loro a muoversi attorno alle protagoniste, loro a condizionarne la vita e le scelte, ad agire alle loro spalle.
Vediamo infatti Perry cercare di scoraggiare in ogni modo Celeste a riprendere la propria attività di avvocato, a impedirle, con minacce e persino prospettandole la gioia di una nuova gravidanza, di uscire dalla cornice di moglie e madre appagata, bellissima e compiacente, sempre pronta ad ostentare la propria felicità sui social network.
Ed (Adam Scott) si rivolge a Bonnie all’insaputa di Madeline per tentare una riconciliazione da famiglia allargata. Proprio questo personaggio all’apparenza mite e tranquillo sta rivelando un’indole nascosta, suggeritaci cautamente dalla regia non solo in occasione del litigio con Nathan, ma soffermando l’occhio sul languore, fin troppo, con cui il marito di Madeline guarda tutte le donne che lo circondano, compresa la figliastra Abigail.
Lo stesso Joseph piomba nella vita di Madeline sorprendendola in pubblico per cercare di convincerla a continuare la loro avventura, rifiutandosi di accettarne la perentoria fine imposta dalla donna.
Persino il piccolo Ziggy (Iain Armitage), involontariamente, condiziona la madre Jane a causa del suo continuo coinvolgimento nella fumosa vicenda del bullismo ai danni della piccola Amabella Klein (Ivy George), forse un’altra vittima della violenza maschile.
Big Little Lies dimostra sempre più di essere un dramma crudo e insieme delicato, sensibile, capace di agghiacciare tanto con scene di esplicita violenza quanto con la scolorita ambiguità dell’allusione.
In Push comes to shove più che mai vediamo crollare l’illusione di felicità in cui le protagoniste hanno cercato vanamente di rinchiudersi, sforzandosi di dimenticare le loro passioni, i tradimenti e l’orrore di uno stupro. L’insistente, disperata ricerca dell’oblio si infrange in modo irreparabile di fronte agli avvenimenti, che si schiantano violenti sulle case di bambola, ricordando alle protagoniste l’impossibilità di ignorarne il richiamo.