Anche per Big Little Lies è arrivata la fine: You get what you need, il settimo e ultimo episodio della serie HBO segna l’epilogo la storia delle cinque donne di Monterey e dei loro universi.
Gli interrogativi che hanno attanagliato il pubblico nel corso della serie sono stati risolti in pochi, frettolosi secondi e tra i sospetti ingranditi dalla lente della regia c’è stata un’unica risposta per tutte le domande: Perry Wright.
Il bruto uomo in carriera perfettamente interpretato da Alexander Skarsgård incarna tutti i volti della violenza che lo show è riuscito a rappresentare con grande cura e attenzione. Il giovane marito di Celeste è infatti in una volta sola l’aguzzino della moglie, lo stupratore di Jane, l’esempio che Max, uno suoi dei due figli, segue quando ferisce e minaccia Amabella, e infine anche la misteriosa vittima del delitto alla Trivia Night.
Se per gli spettatori più intuitivi la soluzione del mistero che riguarda Jane poteva essere intuibile dalle immagini dello stupro mostrateci nel terzo episodio, Living the Dream, nulla è comunque tolto alla muta e terribile bellezza dell’atto conclusivo in cui assistiamo finalmente all’omicidio.
Un finale dolce amaro ma potente e liberatorio, evidenziato dall’insolita luminosità dell’ultima scena sulla spiaggia, e che ha reso onore ad uno show meravigliosamente confezionato.
I meriti di Big Little Lies si distribuiscono in ogni aspetto della serie: dalla regia magistrale, all’affascinante e azzeccata fotografia, alla bravura indiscutibile del cast in tutta la sua completezza – compresi i personaggi secondari da subito perfettamente caratterizzati – e non ultima una sceneggiatura intrigante, sensibile e realistica che ha saputo affrontare un tema delicato e attuale senza retorica e falsi moralismi.
La rappresentazione della violenza infatti non ha niente di romantico o accattivante, ma è cruda e dolorosa e non lascia spazio ad altro che a lacrime e silenzio. Non ci sono prediche o saggi consigli spesso tanto facilmente elargiti da chi, pur non potendo neanche immaginare di vivere questo orrore, parla con disinvoltura di cosa è giusto fare e come reagire. Anche l’analista di Celeste non si dilunga in monologhi ampollosi ma si limita a mettere la donna davanti alla realtà con poche secche domande e considerazioni. Che tacere e subire ascoltando vuote promesse non pone fine all’aggressività, la serie, se è mai questo uno dei suoi intenti, ce lo dimostra con i fatti.
Pur essendo più un pretesto che l’obiettivo della narrazione, (come osservato in occasione del sesto episodio), la componente del giallo è comunque sviluppata bene e in modo inedito, non attraverso il rilascio di indizi come avviene negli esempi puri del genere, ma disseminando sospetti, con l’abile evidenziazione dei difetti e delle debolezze, dei segreti che crescono nella quotidianità della vita, tutti potenzialmente idonei a fare da movente.
Gli stessi stereotipi non sono assenti ma usati solo per introdurre alle personalità delle protagoniste, in realtà complesse e ricche di sfaccettature, approfondite senza essere dipinte come incolpevoli vittime e madri perfette; Jane, Madeline, Renata, Celeste e Bonnie sono donne complete, che hanno pregi e debolezze, commettono errori, prendono decisioni, sono ritratte in modo realistico e consegnate al pubblico in tutta la loro umanità, fuori dei filtri e dei ruoli in cui la società moderna vuole comprimerle.
Questo aspetto si fa più chiaro arrivati al cuore della vicenda, nei momenti in cui avviene l’assassinio. Se per tutto il corso della stagione abbiamo visto la brutalità maschile imporsi sull’universo femminile fino all’inizio da brividi di questo stesso episodio, in cui dai rumori sinistri di una presa d’aria siamo condotti ad assistere alla manifestazione più cruda della violenza di Perry, finalmente si ha un ribaltamento fortemente simbolico della situazione.
Un leggero sottofondo di pianoforte e nessuna parola, gli occhi sbarrati di una straordinariamente espressiva Shailene Woodley danno inizio alla lotta in cui tutte le protagoniste, appianate le rivalità, si uniscono e vincono sconfiggendo per sempre il responsabile della loro oppressione.
La rissa con Perry rappresenta la rottura definitiva di tutte le tensioni accumulate e delle violenze incassate nelle sei puntate precedenti e i colpi, tra tutti la spinta definitiva di Bonnie, assumono il carattere di un rituale catartico, al termine del quale è fatta finalmente giustizia. E poco importa se le solite, ignare malelingue continuano a sparlare. Per una volta le bugie servono a proteggersi l’un l’altra e a ricominciare insieme, nel sole e nella candida allegria in riva al mare, sulle note della canzone che dà il titolo alla puntata e che più esplicativa non potrebbe essere: You can’t always get what you want/ but if you try sometimes well you might find/ You get what you need.