La nuova stagione di Twin Peaks prosegue la sua avventura su Showtime con la messa in onda del quinto, stavolta singolo, episodio del revival più atteso dell’anno.
Del tutto abbandonati gli ambienti metafisici e surrealistici della Loggia Nera, in cui abbiamo assistito alle ben note, criptiche e affascinanti prodezze del cineasta ineffabile per antonomasia, la puntata esplora problemi più “terreni”, senza abbandonare l’aura di mistero e labilità dimensionale che ha sempre contraddistinto la serie, in cui Dale Cooper- Kyle MacLachlan continua a brillare nelle sue svariate vesti.
Il nostro Agente speciale è ancora confuso e imbellettato nei panni del volgare Dougie, che aiutano l’attore a sembrare un goffo zombie ciondolante con una giacca talmente verde da infastidire gli occhi; divertente, e al contempo tenero e malinconico nel suo spaesamento, tanto che assistendo alla ricerca spasmodica di caffè viene quasi voglia di offrirgli un pezzo di torta alla ciliegia per provare a ridestarlo dal torpore.
E’ a tutto questo che si accostano con naturale disinvoltura il freddo e inquietante sguardo del Dale malvagio allo specchio, lo spettrale tilt provocato alla stazione di polizia, il corpo decapitato che restituisce l’anello- elemento cruciale in Twin Peaks– di Dougie, gli inquietanti Robert Knepper e Jim Belushi picchiatori al casinò e il misterioso ragazzo con l’aria di trafficante al Bang Bang Bar. Ulteriore prova, se ce ne fosse stato bisogno, dell’abilità di David Lynch a cambiare registro e atmosfera da un fotogramma all’altro, attraverso la sapiente costruzione di luci, ambienti e personaggi.
La quota nostalgica non manca. C’è il Double R, in cui, bionda tra le bionde storiche Norma e Shelley, si inserisce Amanda Seyfried, ragazza del pane che fa eco sia a Laura Palmer per l’uso di droga, che alle sue protettrici per il fatto di essere alla mercé di un uomo inconcludente. Il ritratto che ne fa la cinepresa, lo sguardo rivolto al cielo sullo sfondo rosso del sedile dell’auto, ricorda quello fatto al volto perso di Laura in Fuoco cammina con me, mentre fantastica di andare alla deriva nello spazio e bruciare. Spunta inoltre Nadine alle spalle del Dottor Jacoby impegnato nella grottesca vendita di vanghe, intermezzo completamente a se stante che per ora siamo costretti a prendere come viene, senza porci domande alle quali non avremo risposta.
Ed è proprio questo l’atteggiamento che ci suggerisce David Lynch, non solo nel revival ma in generale nelle rilasciate dichiarazioni e nel suo intero corpus cinematografico, al quale è impossibile non pensare seguendo la stagione. La mucca è saltata sulla luna e tanto basta: siamo di fronte a qualcosa di grande, più grande e multidimensionale rispetto al Twin Peaks che ricordiamo, sopratutto al primo. Dopo averci catapultati dritti nei suoi tumulti e suggestioni, come al solito Lynch ci fa intuire la presenza di qualcosa di chimerico e straordinario senza offrirci una guida, e va bene così. La verità, il senso di sogni e incubi, sono secondari: ciò che conta è essere senzienti.