Conoscete la storia che portò il protettorato britannico di Bechuanaland a diventare l’odierno stato indipendente del Botswana? Probabilmente in pochi padroneggerebbero l’argomento, perché l’Occidente (l’Europa) ha una certa reticenza nel parlare del suo passato colonialista; seppur presente nelle pagine dei libri di storia, spesso è un argomento trattato con una certa superficialità, che prende distanza dalle terre che ha toccato, da quelle culture che ha soppresso e violato e, purtroppo, toccare il tema dell’apartheid è per molti difficile: si celebra e si cita Nelson Mandela, ma poco si parla di apartheid.
A United Kingdom, con il suo titolo provocatorio, racconta la storia di come l’amore interrazziale tra il sovrano del Bechuanaland e una donna inglese, bianca, portò alla nascita del Botswana, storia raccontata e romanzata nel libro omonimo di Susan Williams (pubblicato in Italia da Newton Compton).
L’amore ai tempi dell’apartheid.
1947. Seretse Khama (David Oyelowo, che ancora si ricorda con affetto nel bel Selma – la strada della libertà) ha studiato legge all’università di Oxford per poter esser pronto a governare il suo Paese, il protettorato del Bechuanaland, ma ad una festa incontra Ruth Williams (Rosamund Pike, ancora memorabile in L’amore bugiardo – Gone Girl ), figlia di un commerciante, e tra i due nasce l’amore. Ruth – da donna inglese bianca – si rende conto a quali difficoltà potrebbe andare incontro innamorandosi di un africano, ma l’unica cosa che la preoccupa di più del esser chiamata “puttana” è che Seretse torni in Africa dimenticandosi di lei. Seretse però non è pronto a tornare a casa senza di lei e pensa di renderla protagonista di una moderna versione di Cenerentola, chiedendole di sposarlo: lei non ha bisogno di pensarci, accetta, con la conseguenza di essere disconosciuta dalla famiglia. Presto però il dolore del rifiuto dei suoi genitori diventa marginale quando riceve la visita di Alistair Canning (Jack Davenport), rappresentante governativo inglese del Sudafrica, che le intima di non sposare il principe e non invischiarsi in questioni non alla sua portata.
Seretse e Ruth scoprono che dietro Canning c’è il sovrano reggente del Bechuanaland, l’amato zio (Vusi Kunene) di Seretse, che non sta complottando contro il nipote, ma vuole onorare la secolare discendenza e non offendere il suo popolo che tanto ha lottato per non avere a capo un uomo bianco. La coppia però non è ingenua e timorosa come Renzo e Lucia, così decide ugualmente di sposarsi e Seretse porta con orgoglio la sua regina a casa.
Ruth è un donna brillante e determinata, sa che non sarà facile e che ad aspettarla non c’è una reggia e un’accoglienza calorosa, ma la realtà è peggiore delle sue aspettative: la politica separatista è umiliante, la casa di Seretse è un’umilissima abitazione in un villaggio con case in paglia e persino la zia e la sorella di Seretse sono offese dalla sua presenza e sono con lei durissime. La fiaba di Cenerentola si inverte e lo scenario politico è ricco di tensioni e pressioni da parte dell’avvocato Rufus Lancaster (Tom Felton) che opera per i subdoli interessi del Sudafrica e riesce a dividere con l’inganno la giovane coppia, preparata a colpi bassi, ma non all’esilio di Seretse nel Regno Unito, lontano da Ruth.
Romanticismo ed impegno politico.
Ci sono tutte le carte per un melodramma romantico, confesso che io stessa ho approcciato al film con un certo pregiudizio, ma sono rimasta sorpresa: questo racconto biografico poteva concentrarsi solo sulla parte sentimentale, mettendo in secondo piano gli aspetti politici, invece la pellicola trova un suo equilibrio. Nella prima parte si esplora il sentimento e l’unione tra Seretse e Ruth, mentre nella seconda parte affrontiamo la vicenda politica, tra attivismo, aule di tribunale, incontri-scontri tra i protagonisti e gli sgradevoli personaggi di Canning e Lancaster, spaccati di cultura e politica del popolo Tswana.
Il film di Amma Asante non va comunque confuso con un legal-drama o un film di stretta natura politica, ma è pulito di molte banalità e cerca tramite una narrazione semplice, ma coinvolgente, di entrare nella storia e toccare argomenti scomodi con l’aiuto di un bel cast (dove ho particolarmente apprezzato le performance di Tom Felton e Moitheri Pheto, sorella minore di Seretse che diventerà la più importante alleata di Ruth) e di una fotografia (di Sam McCurdy) che vanta di piccoli momenti di sublime bellezza, a dimostrazione che nel lavoro di Asante c’è stata l’intenzione di un impegno che andasse oltre alla trasposizione di un libro biografico romanzato e questo è l’aspetto che più ho gradito.
A United Kingdom tende le braccia al suo pubblico, lo accoglie, gli presenta una storia d’amore senza vizi melensi e da questa porta l’attenzione su una storia e dei temi importanti senza nascondere una certa passione cinematografica, e per questo possiamo perdonargli il gusto narrativo disneyano.