Dopo il Nirvana raggiunto con la stratosferica seconda stagione di The Mandalorian, sono passati parecchi mesi dall’ultimo contenuto originale Star Wars su Disney+, con le serie Marvel – WandaVision e The Falcon and The Winter Soldier – a fare la parte del leone nelle ultime settimane, con risultati alterni. Mentre tutti attendiamo i grossi calibri come Loki e Luca, è tempo dell’universo creato da George Lucas di tornare a occupare i nostri venerdì, con l’arrivo proprio oggi di Star Wars: The Bad Batch, spin-off di uno spin-off che si concentra sull’amata squadra di cloni conosciuta nel fortunatissimo esperimento d’animazione The Clone Wars, giunto recentemente al suo bellissimo epilogo.
Nel caso siate fan di Star Wars ma non abbiate mai posato i vostri occhi su The Clone Wars, è questo il breve momento nel quale vi esorteremo di nuovo a farlo (magari seguendo una delle guide presenti online e selezionando i migliori episodi), ma se state leggendo questo articolo oggi probabilmente siete già più che acclimatati con la serie e state aspettando di sapere cosa ne pensiamo del primo episodio di The Bad Batch, dalla durata di circa 70’ e ricco, ricco di avvenimenti.
Le Tartarughe NinJedi
The Bad Batch segue le imprese della Squadra Clone Force 99, un gruppo familiare a chi abbia seguito tutto The Clone Wars. I nostri paladini – Wrecker, Hunter, Echo, Tech e Crosshair – sono cinque cloni prodotti su Kamino che però messi insieme hanno probabilmente più carisma di tutto il resto dell’esercito combinato. La spiegazione è semplice: ognuno di loro ha subito delle mutazioni nella sua creazione e crescita e perciò non ragiona come e non ha lo stesso aspetto e caratteristiche dei suoi compari. Fortuna ha voluto però che queste alterazioni genetiche abbiano donato loro dei punti di forza speciali, facendoli eccellere in determinati aspetti del combattimento. C’è l’intelligenza di Tech, la precisione pazzesca di Crosshair, la forza sovrumana di Wrecker, e via discorrendo, per un gruppo che è davvero piacevole vedere insieme, una sorta di Tartarughe Ninja dello spazio con caratteri spesso in contrasto ma uniti da una missione superiore. Sin da subito, The Bad Batch rende tutto questo molto evidente e già il primo episodio va a intaccare questo apparente equilibrio, creando scintille tra il gruppo, a seguito di eventi drammatici che contraddistinguono i primissimi momenti di Aftermath (questo il nome della puntata).
La storia infatti parte dal pianeta Kaller, dove la squadra Clone Force 99 sta ultimando una missione alle dipendenze del maestro Jedi Depa Billaba (e del suo padawan Caleb Dume), mentre arrivano le notizie della fine della guerra dagli altri pianeti. Ci troviamo cronologicamente allo stesso momento del finale di Episodio III e benché appunto il conflitto stia per finire, sappiamo tutti che stiamo assistendo ai momenti che precedono la nascita dell’Impero. E proprio in quei secondi di apparente calma e felicità arriva quell’evento che non ci stancheremo mai di rivedere in salse diverse, nonostante la sua tragicità: stiamo parlando ovviamente dell’Ordine 66, quando a tutti i cloni viene comandato, tramite il chip che hanno nel cervello, di sterminare i cavalieri Jedi. La squadra 99 però, non soggetta alle stesse regole degli altri, non reagisce alla stessa maniera dei suoi compagni e si pone chiaramente delle domande su quello che gli è appena stato ordinato, scatenando conflitti intestini che scommettiamo saranno la colonna vertebrale di The Bad Batch.
Un buon inizio
Ci siamo sempre chiesti se e come quell’esercito di cloni creato su Kamino fosse diventato l’esercito dell’Impero ed è proprio su questo che la serie creata da Dave Filoni sembra basarsi, esplorando il compasso morale dei componenti del gruppo e le scelte che li porteranno a trovare il loro posto nella nuova galassia che si sta creando. Anche con l’aiuto di una misteriosa ragazza di nome Omega, che si unisce al team proprio su Kamino…
Senza volervi rivelare molto, possiamo dire che abbiamo apprezzato questo Pilot extra large, soprattutto nella sorprendente prima metà. La natura animata dello show permette più facilmente – rispetto alle serie dell’MCU o anche a The Mandalorian – le comparsate di personaggi importanti, donando gravitas alla serie sin dall’inizio.
Quello che potenzialmente preoccupa un po’ guardando al futuro è la continuità: The Clone Wars, specialmente nelle sue stagioni iniziali e centrali, faticava a tenere alta la tensione e la qualità per tutti i suoi episodi, concentrando lo sviluppo della trama in poche puntate isolate, dal grande pathos. Dovremo vedere infatti se The Bad Batch, considerata anche la sua natura di spin-off concentrato su personaggi secondari, manterrà la qualità dei migliori episodi di The Clone Wars oppure si perderà un po’ in situazioni meno importanti e finirà per assomigliare a quelli più dimenticabili, soprattutto pensando che ci aspettano almeno 14 episodi, stando alle dichiarazioni dei creatori (non si sa ancora un numero preciso).
Detto questo, Aftermath e The Bad Batch ci hanno discretamente convinto e non vediamo l’ora di scoprire dove il destino porterà i cinque cloni più strani della galassia, magari esplorando dei momenti della timeline di Star Wars quasi inediti, almeno sul grande e piccolo schermo.