Roma, l’ultima fatica di Alfonso Cuarón vincitrice del Leone d’Oro all’ultimo Festival del Cinema di Venezia, verrà rilasciata sul servizio di streaming Netflix a partire dal 14 dicembre. In questi giorni è disponibile in alcune sale cinematografiche italiane e a tal proposito il regista ha rilasciato la seguente dichiarazione:
“Nessun film che realizzo è pensato per essere visto con un telefono. Se qualcuno sceglie di vederlo in questo modo è una sua scelta ma spero che la gente che ha a cuore l’arte di fare cinema voglia vederlo sul grande schermo. Come spero che accada, se potete per favore andate a vedere Roma al cinema.
Quello di cui stiamo facendo parecchia esperienza con le piattaforme non è necessariamente cinema; è qualcosa di più connesso con la TV. È una cosa diversa quella, è fantastica, è una grande cosa, mi diverto a guardarle e anche se mi perdo in una soap o in una serie non è per il suo valore cinematografico. Mi perdo nella storia e in un certo senso tutto questo sta diventando un mezzo per pigri lettori. Non voglio demonizzare comunque il mondo delle serie, mi divertono, ne sto scrivendo anche una”.
Cuarón ha anche parlato della genesi della sua opera, che ha composto nell’arco di sole tre settimane:
“Ho finito lo script e non l’ho più letto di nuovo e nessuno l’ha mai fatto, né gli attori, né la crew, nessuno ha letto la sceneggiatura, l’unica persona che l’ha fatto, l’unica, è stato il mio socio David Linde della Participant, il quale ha detto ‘Beh, ho bisogno dello script per via dell’assicurazione, altrimenti non posso finanziarlo’. Gli ho risposto ‘Sì, ma dovrai leggerlo solamente tu!’ e lui fa ‘Ok, mandami una bozza’ e, pur sapendo che lui non parla lo spagnolo, gliene invio una scritta in quella lingua.
Non ho mostrato il testo ai miei vecchi collaboratori come Alejandro Gonzáles Iñárritu, Guillermo Del Toro, Pawel Pawlikowksi o mio fratello Carlos perché sapevo che mi avrebbero dato stupendi consigli che mi avrebbero fatto deviare. Ho voluto semplicemente preservare la purezza di queste memorie e il modo in cui erano accadute”.
Fonte: Deadline