Arriva dalla Francia il film Alice e il sindaco di Nicolas Pariser, presentato alla 51ma Quinzaine des Réalisateurs del 72° Festival di Cannes, una commedia che riflette sulla politica e sulla filosofia attraverso due protagonisti alle prese con una vita che sembra essersi svuotata e che procede senza una direzione precisa.
Alice e il sindaco: politica, filosofia e dialogo
Manca poco alle elezioni municipali e il sindaco di Lione si sente come “svuotato di idee” dopo anni e anni di vita politica. A tal proposito viene assunta nell’entourage comunale la giovane e brillante Alice, ex insegnante di filosofia ad Oxford, incaricata di stimolare nuove idee al sindaco. Alice dimostra subito le sue grandi qualità come “pensatrice e autrice di idee” nonostante si trovi spaesata all’interno della grande macchina politica da cui è stata inglobata.
Il regista non fa mistero del grande debito che ha nei confronti di Éric Rohmer, il regista che ha tenuto i corsi di cinema alla Sorbonne che Pariser ha seguito. Afferma infatti di essere stato profondamente influenzato dal maestro della Nouvelle Vague e lo dimostra con la pellicola Alice e il sindaco. L’azione del film viene affidata interamente alle parole, dialoghi profondi ed intelligenti si alternano a confessioni più umane e sentimentali che delineano i caratteri dei due protagonisti.
Da una parte abbiamo una figura pubblica che ha sacrificato tutta la vita alla sua vocazione politica, ma che ora si trova ad un punto di blackout perché privo di idee; dall’altra parte abbiamo una giovane donna dalle grandi capacità ma che, non avendo nessuna vocazione, non sa verso quale obiettivo indirizzare le sue doti per farle fruttare. Accetta infatti un lavoro per il quale non ha la minima esperienza, ma per il quale sembra stupendamente portata nonostante non sia mai stato il suo sogno nel cassetto. Assistiamo all’incontro di due individui in una situazione di stallo, entrambi soli e insoddisfatti, ma che grazie alla spinta delle parole, del ragionamento e della dialettica riescono a trovare il modo di sbloccarsi.
Fabrice Luchini veste i panni del sindaco, una figura istituzionale a cui tutti fanno riferimento, che guida le redini della città, che deve affrontare le nuove elezioni, e che si fa forza grazie ad una dialettica erudita, manifestando però allo stesso tempo le insicurezze di un essere umano alle prese con un periodo difficile. Non siamo difronte ad un politico contro cui puntare il dito, Paul Théraneau conserva i suoi ideali e i suoi valori ma non sa più come comunicarli e a chi rivolgerli.
Come una boccata di aria fresca arriva Alice, Anaïs Demoustier, che presto scala il vertice dell’entourage del sindaco, diventando una figura fondamentale per lui e alimentando le invidie degli altri colleghi. Sembra un’anima antica e genuina, appassionata ai libri e alla filosofia, lontana anni luce dal mondo frenetico e arrivista della politica. Ma al contrario dei suoi coetanei, non sa cosa vuole dalla vita e agisce ispirata dal momento.
Nella confusione e nello spaesamento generale i due riescono a trovarsi e a instaurare un rapporto di fiducia, ridando valore alla politica attraverso il dialogo e al confronto, prima durante momenti rubati qua e là dalla fitta agenda del sindaco, poi acquistando sempre più rilevanza, fino ad un unico piano sequenza durante la scrittura di un testo a quattro mani.
Ritorno alla modestia
La parola è la vera protagonista del film ed attraversa i tutti i linguaggi politici, dal discorso tecnico, a quello etico, alla scrittura di un discorso, al dialogo al pubblico. In ogni fase acquista sempre più importanza, risvegliando in Paul e Alice significati profondi.
La narrazione dunque procede scandita dai dialoghi che però mantengono sempre lo stesso ritmo e lo stesso andamento, senza alcun climax. Nonostante la sceneggiatura brillante e la buona prova attoriale, il film può risultare a tratti lento e statico per chi non ama il genere.
Il regista ha voluto portare sul grande schermo una politica che non svolge la funzione di motore trainante della narrazione, ma si pone come oggetto d’analisi. Riflette infatti sulla crisi che la democrazia sta affrontando, ritornando alla primordiale natura della politica, fatta di etica, valori e bene comune. Una riflessione sul ruolo della politica di ieri e di oggi, e la necessità di ritrovare la morale e ritornare al reale, o meglio alla modestia, per capire cosa è meglio per il Paese.
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