Altered Carbon si inserisce nella lista dei numerosi film sci-fi che hanno popolato la televisione e il cinema negli ultimi anni. Tutti con la propria visione futuristica di quello che sarà il mondo e soprattutto di quello che saranno i rapporti tra gli esseri umani. Ghost in the Shell, Blade Runner 2049, o Westworld sul piccolo schermo, sono pellicole che inevitabilmente portano alla luce le numerose pecche di Altered Carbon caduto spesso in numerosi errori.
Altered Carbon, creata da Laeta Kalogridis, è la trasposizione televisiva del romanzo cyberpunk di Richard K. Morgan Bay City (Altered Carbon).
Siamo nell’anno 2384, e qui la morte non sembra più rappresentare la fine ma solo un inconveniente facilmente risolvibile. L’identità di ogni essere umano viene infatti immagazzinata in una “pila corticale” che può essere trasferita da un corpo all’altro, o meglio da una custodia all’altra, così da evitare la morte e ritornare alla vita con nuove sembianze.
L’eroe della storia è Takeshi Kovacs, un ex rivoluzionario che dopo 250 anni si risveglia nel corpo di un agente della polizia. E’ stato riportato in vita per volere di Laurens Bancroft, un facoltoso aristocratico che ingaggia Kovacs per risolvere il mistero dietro al suo omicidio apparente suicidio. Takeshi dovrà lottare contro i demoni del passato e grandi sofferenza personali che riuscirà a superare grazie all’addestramento Spedi.
A prestare il volto al protagonista troviamo Joel Kinnaman, (The Killing, Child 44, Suicide Squad) che riesce ad essere credibile in questo ruolo, ma non possiamo dire altrettanto della controparte femminile, il più delle volte inadeguata e poco interessante.
La storia si colora sin da subito di tinte thriller e dark e alle indagini di Takeshi si vanno a collegare tante altre situazioni che rendono la trama fitta di intrecci. Forse troppi. Nonostante questo, l’inizio è molto lento e non riesce a catturare l’interesse dello spettatore annoiato da dialoghi superficiali e scontati. Il ritmo diventa più incalzante proseguendo con le puntate per via di scene d’azione molto violente e crude che mirano a ricreare una realtà dai forti tratti cyberpunk e fortemente distopica.
La città di Bay City è sicuramente una delle cose meglio riuscite della serie. Futuristica, multietnica, affollata, piena di violenza, sesso, vizi e prostituzione, risultato di una battaglia persa centinaia di anni fa proprio da rivoluzionari come Takeshi. La città sembra essere un gigantesco videogioco fatto di intelligenza artificiale, ologrammi e realtà aumentata. I colori invadono le strade ma sono colori fastidiosi e assordanti che si mischiano al nero e al buio dello squallore che caratterizza questo nuovo mondo. La disparità tra gli uomini è il punto di forza su cui si basa l’intera struttura sociale. I ricchi, o meglio i Mats, sono i veri padroni della città e della morte stessa che tengono in pugno grazie a custodie sempre nuove e “su misura” per i loro scopi.
Una miriade di flashback, ricordi, e immagini contorte si alternano vorticosamente rendendo il tutto troppo intricato. Il problema non è la sovrabbondanza di elementi ma il fatto che sono stati gestiti male, una trama più scarna, ma convincente, avrebbe dato modo di approfondire i personaggi e dare più spessore anche all’intero mondo creato da Morgan, già di per sé affascinante.
Altered Carbon non è all’altezza delle aspettative, risulta spesso noioso e molte scene sono insensate, il voler strafare non ha dato un risultato convincente.