American Horror Story: Roanoke si avvia verso la conclusione sfornando un’altra puntata tesa, ricca di orrore di stampo classico e, ancora una volta, citazionista. Pure in Chapter 8, così come in tutta questa seconda parte di stagione, sullo sfondo di torture e morti cruente si ritrova la critica martellante rivolta a quel desiderio di visibilità che ormai muove ogni ceto sociale, in America e non solo. A stemperare i toni, di tanto in tanto, solo le battute – non necessarie, a dire la verità – di Audrey (Sarah Paulson), un personaggio che incarna tutto l’amore di Murphy per il caricaturale.
Altre sorprese
Uno dei motivi per cui Return to Roanoke sta funzionando risiede nel fatto che sta sovvertendo le aspettative che la docu-serie aveva creato intorno ai protagonisti. Così, dopo l’impensato delitto di Shelby, ecco che, stavolta, Lee confessa di aver ucciso Mason. La donna che, prima di questo episodio, sembrava rappresentare tutte quelle vittime di processi mediatici contro cui, senza cognizione di causa, si scaglia l’opinione pubblica colpevolista, si rivela invece assassina e calcolatrice, una madre disposta a compiere qualsiasi gesto pur di non perdere la figlia.
È proprio il pensiero di Flora che spinge Lee a non arrendersi, a continuare a lottare anche quando la condanna sembra già scritta. Così come la cognata, prigioniera dei Polk, anche Shelby è in trappola, essendo la casa circondata dagli spiriti dei coloni. In lei, tuttavia, l’istinto di sopravvivenza viene rapidamente meno, per lasciare spazio all’insostenibile senso di colpa per aver ucciso l’amore della sua vita. Il suicido della donna, allora, non sorprende, appare anzi una naturale conseguenza di quanto accaduto.
“Here, piggy, pig, pig”
La verità circa la morte di Mason è certamente la rivelazione più importante dell’episodio, ma non l’unica. Attraverso il racconto di Jether (Finn Wittrock), infatti, si apprende che i crimini di un antenato dell’incestuosa famiglia, Kincaid Polk, hanno determinato la nascita del mito di Piggy Man, la leggenda su cui era incentrata Piggy, Piggy, la sesta puntata di Murder House. I rimandi alle precedenti stagioni della serie non sono mai stati così numerosi come quest’anno.
L’inquietante maschera di Kincaid è stata ispirata dall’uccisione, da parte della Macellaia, del malcapitato il cui spirito è ora conosciuto come Mr. Piggy: il responsabile, in questo episodio, della morte di Dominic (Cuba Gooding Jr.).
Proprio vestendo i panni di questa creatura sanguinaria fa la sua improvvisa comparsa sulla scena Dylan (Wes Bentley), colui che nel re-enactment interpretava Ambrose White. Uno sviluppo interessante, che incuriosisce al punto giusto, visto che, per il momento, non ci è dato sapere se l’attore sia stato scritturato da Sidney oppure sia lì per altre, oscure ragioni.
A due soli episodi dal season finale, la stagione continua a mischiare le carte in tavola e a rovesciare le certezze dello spettatore: senza dubbio, è questa la formula che sta facendo la fortuna di Roanoke.