Cala il sipario sulla stagione più sperimentale di American Horror Story. Ancora una volta, Murphy e Falchuk sfruttano il meccanismo dello show dentro lo show, rendendo l’ultimo episodio un contenitore in cui trovano spazio programmi televisivi di diverso genere.
Occhi puntati su Lee
Chapter 10 non può che concentrarsi su quanto accaduto a Lee (Adina Porter) dopo i tre giorni d’inferno. Si scopre che l’ex poliziotta è uscita indenne tanto dal processo per l’omicidio di Mason, quanto da quello per le uccisioni perpetrate durante la notte della luna di sangue. Le vittorie ottenute in tribunale, tuttavia, non possono portare serenità alla donna, dato che il rapporto con Flora sembra irrimediabilmente compromesso. Proprio nel tentativo di far arrivare la sua voce alla figlia, Lee accetta di farsi intervistare da Lana Winters (Sarah Paulson). Il ritorno di questo memorabile personaggio di Asylum non soddisfa completamente: l’impressione è che si sia mirato a mettere in risalto l’eclettismo della Paulson, senza però sfruttare al massimo il potenziale offerto dalla presenza sulla scena della carismatica giornalista. Durante lo special di Lana, Lee apprende che Flora è scomparsa di nuovo.
“It’s always been about Flora”
Si torna, quindi, al punto di partenza. L’orrore, che per la donna era iniziato con la sparizione della figlia, non può avere fine se non passando per un altro ritrovamento della bambina. Il confronto tra Lee e Flora è l’unico momento della stagione a non essere restituito da nessuna trasmissione. Lo show dentro lo show, infatti, termina con il newscast, quel che succede dopo è destinato soltanto a noi spettatori di Roanoke. In un momento tanto intimo, in cui Lee compie la sua redenzione, non c’è posto per le telecamere. Il grosso problema di questo finale risiede nel fatto di non aver approfondito, nei precedenti episodi, il personaggio di Priscilla e il suo rapporto con Flora. La scelta del sacrificio dell’ex poliziotta appare così incomprensibile e rende l’epilogo della stagione alquanto deludente.
Il bilancio
È certamente apprezzabile che Murphy e Falchuk si siano messi in discussione e abbiano deciso di cambiare veste a una serie che, negli ultimi tempi, aveva perso un po’ di smalto. Una scommessa che, tuttavia, non ha pagato del tutto, visto che alla particolare cura destinata alla forma del racconto non ha coinciso un’uguale attenzione per i contenuti, che hanno finito col risentirne. Soprattutto nella seconda parte di stagione, sarebbe stato necessario che, oltre ai colpi di scena, anche qualche intreccio portasse un po’ di imprevedibilità. Senza contare che nella trama possono essere facilmente individuati diversi buchi. Rammarica, per esempio, congedarsi da Roanoke senza aver capito per quale motivo soltanto alcune vittime degli spiriti si manifestassero, in seguito, come presenze soprannaturali.
Pure se il pubblico è ormai consapevole del fatto che non è prerogativa di American Horror Story rispondere a tutti gli interrogativi, in questa stagione rimangono appena abbozzate forse troppe questioni.