In una recente intervista rilasciata ad Indiewire, i fratelli Russo hanno parlato dei loro punti di riferimento cinematografici, primo fra tutti, Michelangelo Antonioni.
Il discorso è meno assurdo di quanto sembri: nell’intervista i registi hanno parlato dello sviluppo degli effetti visivi attraverso gli anni di MCU, da Captain America – The Winter Soldier (il primo film Marvel di cui hanno curato la regia), all’ultimo Avengers: Endgame. I due si sono soffermati sull’importanza delle scenografie, dell’ideazione di nuovi mondi, ed è qui che entra in gioco Antonioni.
I fratelli Russo hanno dichiarato che ciò che di Antonioni li ha ispirati è stato come l’ambiente circostante riflettesse lo stato d’animo dei personaggi. In particolare con Infinity War ed Endgame, dove gli Avengers “senior” hanno dovuto confrontarsi più volte con la morte e la sconfitta. Ecco le loro dichiarazioni al riguardo:
“We not only had to resolve our own movies but all the other MCU movies from the last 10 years. Our approach has been subversive, making these superheroes confront the finality of death. There’s a sense of introspection that allows these characters to deal with who they are individually and collectively. […] And it does put them psychologically in a very profound place,” continued. “And we can express that through the environments. Antonioni was one of our favorite filmmakers growing up and environment was always reflecting the psychology of the characters. We use the digital internegative in our real set design and in our CG set design to reflect psychology, but not in a way that’s as highly expressionistic as ‘Red Desert.’ But certainly when you watch [‘Endgame’], you’ll see how our choices reflect tone. These movies have incredible scale and fantastical settings. The real challenges are incredible photorealism and how you accomplish it in lighting and tone.”
Non avevamo il solo compito di chiudere le storie dei nostri film, ma di tutti quelli dell’MCU degli ultimi dieci anni. Abbiamo scelto un approccio fuori dagli schemi, facendo confrontare questi supereroi con l’ineluttabilità della morte. C’è un senso di introspezione che permette a questi personaggi di venire a patti con ciò che sono individualmente e collettivamente. […] E questo li mette in una posizione psicologicamente molto profonda, che abbiamo potuto esprimere attraverso gli ambienti. Antonioni è stato uno dei nostri cineasti di riferimento in gioventù, e nei suoi film gli ambienti riflettevano sempre la psicologia dei personaggi. Ci siamo serviti dell’internegativo digitale sui nostri set dal vero e su quelli in CG per esprimere la psicologia, non certo toccando le vette dell’espressionismo come in Deserto Rosso. Ma di certo, vedendo Endgame, sarà chiaro come le nostre scelte fotografiche siano adeguate al tono della scena. Questi film (ad alto budget) usano delle incredibili gradazioni di colori e delle ambientazioni fantastiche. Ma le vere sfide sono il fotorealismo e il modo in cui lo si ottiene tramite l’illuminazione e le tonalità.