Avengers: Endgame, ultimo capitolo della Infinity Saga, 22esimo di 22 film ambientati nello stesso universo condiviso, 15 registi, più di 50 attori coinvolti, una mente geniale dietro tutto questo e il più grande franchise cinematografico di tutti i tempi. Il Marvel Cinematic Universe volge alla sua (prima) conclusione. Diretto da Anthony e Joe Russo, Avengers: Endgame è il più grande evento cinematografico degli ultimi dieci anni (senza contare Star Wars – Il Risveglio della forza). Benvenuti nella recensione CON SPOILER, se rimanete dopo queste righe, vuol dire che avete visto il film, oppure che non l’avete visto ma non vi importa nulla del Marvel Universe. Se volete una recensione senza spoiler vi invito a cliccare qui.
Dove eravamo rimasti?
Ci eravamo lasciati a due giorni dopo la battaglia di Avengers- Infinity War. Thanos riposava in pace nel suo Giardino. Gli Avengers sono in lutto. E che lutto! Tutti si sarebbero aspettati la preparazione alla battaglia, il salvataggio degli Avengers scomparsi e infine il super-battaglione finale. E invece i Russo ribaltano le regole della sceneggiatura e ci danno quello che non ci aspettavamo. Thanos muore nel primo quarto d’ora! Quindi, nella prima mezz’ora di film abbiamo il dramma. Dramma dappertutto! La scrittura dei Russo ci regala dei buoni momenti di riflessione. Super-eroi fragili che vanno in terapia (con tanto di cameo di Joe Russo e figlia), Ironman si crea una vita (finalmente!) con Pepper e la figlia avuta da quest’ultima. Thor (vero punto dolente del film) è diventato un ciccione alcolizzato che si è ricreato una personale Asgard terrestre in Norvegia. Quindi è finita? No. Perché dove abbiamo dramma in scrittura dobbiamo avere, in sequito, della comicità. La coincidenza più fortuita vuole che un ratto passi su dei meccanismi della macchina quantistica di Hank Pym e la riattivi, portandone fuori Scott Lang che era rimasto nel regno quantico per ben cinque anni. Ma per lui sono stati cinque minuti! (Viene spontantea la domanda: se gli anni scorrono come minuti nel regno quantico, vorreste dirmi che in Ant-Man e Wasp dove Janet Van Dyne ovvero Michelle Pfeiffer, ha passato circa trent’anni, per lei sonopassati trenta minuti? E perché sarebbe invecchiata?).
Tutto quello che volete
In Avengers: Endgame abbiamo l’occasione di cogliere lo spirito dell’intero MCU, tutto quello che volevate vedere su schermo ce l’avete. Volevate il dramma? Lo avete. Volevate la comicità? Ce l’avete per buona parte del film. Endgame è coerente con l’intera partitura della saga, non ne tradisce lo spirito e l’ilarità che ha conservato fin’ora. Il cast è ricco di camei (Michael Douglas, Natalie Portman, Tilda Swinton, Michelle Pfeiffer, Frank Grillo, Robert Redford, Tom Hiddleston, Taika Waititi, Jon Favreau, e l’immancabile Stan Lee (deceduto lo scorso novembre). I Russo ci hanno promesso il film cupo ed epico e ci hanno dato il film comico e Thor grasso. E voi pensarete: “ok, Thor è grasso, ma poi dimagrisce!” E invece no, è grasso e rimane grasso. Il film è comico e rimane comico, fino alla fine. Tuttavia, ad un certo punto quando tutti si è stufi delle sottotrame comiche, delle battuttine e delle gag arriva l’epica battaglia finale! E anche lì, c’è tutto! Addirittura Cap che solleva il martello di Thor!
La regia e il lato tecnico
Abbiamo parlato abbastanza di trama e contenuti. Andiamo al sodo. I nostri vendicatori viaggiano nel tempo per salvare i loro amici e metà dell’universo. In uno dei loro viaggi ricapitomboliamo nel 2012 di Avengers di Joss Whedon. Ricordate quella regia fluida e quei piani sequenza? Beh i Russo che sono registi di commedie (e qui ce lo dimostrano più che mai) cercano di adattarsi ancora una volta, come in Infinity War, a quello che Whedon aveva pensato. Camera fissa per dialoghi, ampie panoramiche sulle terre desolate, camera a spalla per battaglie urbane e scazzottate e (finalmente!) piani sequenza nella scena della battaglia finale. Il montaggio è complementare e ben orchestrato, anche qui, a volte si sbaglia con problemi di raccordo (ma ahimé quelli ci sono in ogni film!). Gli effetti visivi sono magistrali per quanto riguarda le battaglie corali, un po’ meno quando si scende nel dettaglio della Motion Capture e Motion Performance di Hulk e Thanos.
Io sono Ironman!
Abbiamo finito come abbiamo iniziato. Ironman del 2008 di Jon Favreau, inaugura l’era del MCU al cinema e un nuovo modo di intendere i cinecomics. Con la morte del più emblematico, sfaccettato, ben caratterizzato e carismatico “Miliardario, Playboy filantropo” si chiude un ciclo. “La fine è parte del viaggio dell’eroe“. Con quale massima se non con quella più classica che riguarda il sacrificio dell’eroe non si poteva concludere il viaggio di Tony Stark. I Russo si ricordano i canoni classici della letteratura e dell’epica e non rinunciano alla carta del sacrificio dell’eroe per la parte più importante. Il cerchio si chiude. La frase ad effetto. “Io sono ineluttabile!” afferma Thanos e, anticipato dal sottoscritto in sala, “E io…Sono Ironman”. Sipario.
Se ne sarà degno…
I fumetti sono il materiale primario per Endgame. Benché non sia proprio un adattamento di una serie regolare, Endgame attinge da varie maxi-saghe per regalare il meglio ai veri fan del fumetto. Se infatti, da un lato abbiamo tutti gli omaggi al passato MCU, con varie citazioni, dall’altro abbiamo delle verie e proprie perle fumettische. Cap che solleva il Mjolnir ne è un esempio. Già in Avengers:Age of Ultron avevamo per poco assaporato l’ebbrezza di quel pensiero. Tuttavia solo qui possiamo ammirarne il suo compiersi. Perché Cap? E perché in questo film? I fratelli Russo hanno iniziato il loro percorso con lui. È giusto che lo omaggino a modo loro. Non è un caso che il film si chiuda col sacrificio perfetto di colui che ha aperto il vaso di Pandora, ma non è nemmeno un caso che gli ultimi frame del film appartengano al super-eroe che ha consacrato i Fratelli registi nel pantheon del MCU.
Avengers Assemble!
I Vendicatori alla fine, tutti uniti, assistono alla famosa frase di Captain America: “Avengers Uniti!” E via per la battaglia finale! Frase iconica e pronucniata nel momento opportuno: alla fine dei giochi. Ma Endgame è veramente il film che ci aspettavamo? O volevamo di più? Molto porbabilente la seconda ipotesi. Perché, ok, abbiamo la guerra e tutti i traumi che comporta (vedi Spider-man disperato sul cadavere di Ironman, non è forse questa una citazione a tutte le guerre degli Stati Uniti?), abbiamo il lutto per la perdita, abbiamo la scanzonata ironia dei Guardiani della Galassia e di Thor. Abbiamo il Female Power unito (e dopo tre ore di testosterone maschile, ci voleva pure!). Avremmo voluto magari, un Captain Marvel più presente, invece che apparire alla fine per risolvere i problemi (dove diavolo stava? E dov’è stata per 25 anni?) avremmo voluto una risoluzione che ci desse più sbocchi per un domani. Ma bisogna fare i conti con la realtà. Endgame, dopotutto, ha FINE scritto nel titolo.
Per chi suona la campana?
Un Post Scriptum del sottoscritto, riguardante i titoli di coda. Questo, insieme ad Infinity War è l’unico film a non avere una scena post-credits. Tuttavia, se avete fatto ben caso, alla fine dei titoli di coda si sente un suono ben definito, ovvero tre rintocchi di una campanella. Che sia una messaggio dei Fratelli Russo a simboleggiare che la ricreazione si finita? Che si torni in classe. Il mondo dei sogni si chiude. Kevin Feige (mente di tutta l’operazione) ha già dato date per i prossimi film (Spider-man: Far From Home, Gli Eterni, Black Panther 2, Doctor Strange 2, Vedova Nera e Guardiani della Galassia Vol.3). Tutti titoli che possono star bene da soli. Forse dovremmo aspettare un bel po’ prima di rivedere gli Avengers al cinema o almeno quello che resta della loro eredità. DING DING DIIIING.