Ritorniamo nella Roma bene, quella gabbia dorata fatta di segreti, bugie e trasgressione, che l’anno scorso aveva scosso gli schermi di Netflix con la prima stagione di Baby, la serie ispirata alla vicenda delle Baby Squillo, minorenni benestanti che si prostituivano nel quartiere Parioli della capitale. Dal 18 ottobre le protagoniste Ludovica e Chiara si riaffacciano sulla piattaforma con Baby 2, riprendendo in mano le redini della storia.
Baby della Roma bene
Le vite degli adolescenti del liceo Collodi sembrano prendere pieghe sempre più deprimenti. La noia, la solitudine e la rabbia li spingono verso situazioni molto più grandi di loro. Prostituzione, spaccio, malavita, droghe, bugie, segreti, bullismo sono le colonne portanti della sceneggiatura della serie affidata al GRAMS, il collettivo formato da cinque giovani scrittori.
Chiara e Ludovica (Benedetta Porcaroli e Alice Pagani), dopo un primo giro di giostra nella prima stagione, ora sono immerse nel mondo delle escort e, nonostante il resistente filo di amicizia e complicità che lega, sono sempre più divise dalle varie vicende che si trovano a dover gestire. I ragazzi del Collodi sono ormai all’ultimo anno di liceo e devono affrontare la realtà e il futuro che li aspetta che, inevitabilmente, si scontra con la loro seconda vita fatta di trasgressioni notturne, segreti e malavita.
La prima stagione ci aveva già ben informato che la serie non voleva ripercorrere la vicenda di cronaca delle baby squillo che ha sconvolto la capitale qualche anno fa. Baby è a tutti gli effetti un teen drama che si distacca dall’inchiesta giornalistica e vuole mostrare quella che può essere la vita complicata e frustrante di un adolescente, raccontare cosa c’è dietro a queste scelte di vita drastiche e come nasce una storia come quella delle baby squillo. Il problema di Baby è che non ha saputo farlo in maniera convincente.
Una sceneggiatura scarna
La sceneggiatura mostra le sue mancanze partorendo un prodotto per niente originale, trattando un tema come l’adolescenza così trito e ritrito ma sempre attuale, nella maniera più semplicistica possibile.
La solitudine è il perno portante di tutti i personaggi, tutti si sentono soli e più si sentono soli e più si fanno trascinare a fondo da situazioni irrecuperabili. Gli adolescenti privi di una guida che li tenga sulla retta via, annoiati da una vita che a loro parere vuota, cercano di riempirla con scelte sbagliate; i genitori invece sono soli nei loro rapporti di coppia, lontani dai figli e volutamente ciechi di fronte a quello che stanno passando.
Diventare una baby squillo, un autista, vivere la vita notturna, vendere droga, farne uso, frequentare persone più grandi, è un modo per gli adolescenti del Collodi di dare una scossa alla loro vita, rompere quella gabbia dorata fatta solo di apparenze e falsità e che pecca di sostanza e valori.
Ma questo basta a giustificare la vita di eccessi di questi ragazzi? Si è cercato di motivare queste scelte sbagliate instillando nei protagonisti atti di eroismo volti a “salvare” coloro che amano, ma la verità è che non riescono a distaccarsi da questo mondo perché non lo vogliono veramente.
Tutto avrebbe avuto più senso se i dialoghi avessero contribuito a dare spessore ai personaggi. Le dinamiche della prima stagione si ripetono anche in questa seconda, non c’è una vera evoluzione dei protagonisti ma rimangono statici nei loro ruoli ripetendosi e senza mai dare una vera scossa decisiva alla trama.
I cliché sono all’ordine del giorno, non ci sono dialoghi profondi né costruttivi, i personaggi si perdono negli stereotipi, e tutto rimane appeso ad un filo di insensatezza degli intenti. Gli attori risentono di questo piattume della sceneggiatura, nonostante ci siano validi elementi tra l’altro molto giovani e alle prese con scene difficili e impegnative. Lo stesso vale per i genitori, interpretati da attori noti come Isabella Ferrari e Claudia Pandolfi, che continuano la loro vita senza farsi toccare da quello che le circonda.
Una regia dal tocco internazionale
Un plauso meritato va senza dubbio alla regia affidata ad Andrea De Sica che, come nella prima stagione, riesce a dare un taglio moderno e accattivante al prodotto rendendolo appetibile anche fuori dal Bel Paese. La fotografia è studiata e attenta, votata alla regola dei terzi molto scenica e di impatto, cercando di adeguarsi alla regia seriale italiana che ha raggiunto livelli ottimi con serie come Gomorra, Romanzo criminale e Suburra.
Baby 2 è un buon prodotto, un teen drama che riqualifica questo genere in Italia grazie alla regia e anche ad un buon cast. La trama non propone niente di originale e spesso si perde negli stereotipi, ma i fan di questo genere sicuramente l’apprezzeranno.