A Monterey le cose evolvono in fretta. Con Living the Dream, terza puntata dell’ultimo arrivo in casa HBO, Big Little Lies, prosegue la narrazione della serie, un passo alla volta verso la rivelazione finale.
Le verità emerse nella scorsa puntata affiorano dalle ville perfette e dai quadretti familiari idilliaci per essere finalmente ammesse a voce alta e affrontate. Questa presa di coscienza produrrà molteplici effetti nelle vite delle quattro donne protagoniste della serie.
La decisione di Celeste e Perry di affidarsi a una consulente per risolvere il loro violento e problematico matrimonio sembra segnare un punto a favore della coppia, che esce rinsaldata dalla prima seduta.
Anche Renata, dopo aver peggiorato il conflitto con Madeline, trae beneficio dal confidarsi con il marito Gordon (Jeffrey Nordling) con cui riesce a ritrovare l’intimità sepolta sotto l’abitudine.
A Madeline la chiacchierata con la figlia maggiore Abigail, (Kathryn Newton), invece assesta un duro colpo: schiacciata dal peso delle aspettative materne, la ragazza decide di andare a vivere con il padre, Nathan Carlson (James Tupper).
Jane ha finalmente il coraggio di confessare ciò che era stato lasciato intendere dal primo episodio: il piccolo Ziggy è il frutto di uno stupro ad opera di un uomo robusto che vediamo solo di spalle, mai più trovato. Da notare qui il molto ben riuscito parallel-editing tra le immagini mute e focalizzate sui dettagli della violenza, e il racconto di Jane.
Intanto viene introdotta in una riunione scolastica la serata in cui sappiamo essersi verificato l’omicidio con cui la narrazione si è aperta, la Trivia Night a tema Elvis Presley e Audrey Hepburn. L’evento incombe, e noi apprendiamo qualche indizio in più dai soliti commentatori anonimi, concittadini interrogati. Le loro dichiarazioni ci offrono spunti per immaginare moventi, colpevoli e vittime, ma ancora non siamo in grado di filtrare le verità dai giudizi parziali e il montaggio ci trae costantemente in inganno, aumentando la suspence.
Big Little Lies sta dimostrando la capacità di saper avvincere lo spettatore in un’ escalation di eventi e relazioni che precipitano puntata dopo puntata. Anche nei momenti in cui le cose sembrano sistemarsi, l’intreccio di voci e dettagli sa far avanzare il sospetto che assistiamo a una quiete temporanea, che le circostanze sono ancora in febbrile evoluzione e non ci è stato rivelato tutto su ciascuna di esse. Del resto il titolo dell’episodio potrebbe suggerire un’interpretazione proprio in questo senso: assistiamo a un sogno destinato a infrangersi in maniera brutale.
Chi di loro? Questo è il gioco a cui la serie ci invita a prendere parte. Chi fra i protagonisti è l’assassino, quale il movente, quale – tra tutti gli screzi che si sono succeduti – è stato quello scatenante, che ha portato a consumarsi il delitto?
La trama si fa sempre più intrigante, la regia raffinata, le interpretazioni impeccabili. Questi i motivi che inducono a tenere gli occhi incollati allo schermo, a provare a vincere la partita impari con i narratori o anche per il semplice gusto di stare a vedere come finisce.