Sembra assurdo, ma probabilmente la miglior serie Netflix ha come protagonista un cavallo alcolizzato, celebrità di secondo livello conosciuto per una sit-com negli anni ’90. Ambientato in una fittizia versione di Los Angeles dove animali antropomorfi e persone vivono a contatto componendo lo star system di Hollywood (o per la precisione Hollywoo, come gli appassionati della serie sapranno), BoJack Horseman potrebbe avervi attirato inizialmente per il suo stile di disegno ad acquerello e le dissacranti battute à la South Park delle prime puntate, ma chiunque non abbia abbandonato la serie marchiandola come “un cartone animato che non mi fa molto ridere” ha potuto scoprire nelle prime quattro stagioni uno degli show più profondi e di rilievo dell’intero panorama televisivo.
Negli ultimi giorni è arrivata sul servizio di streaming più usato e celebre del mondo la quinta stagione della creazione di Raphael Bob-Waksberg e noi, dopo averci pensato un po’ ed esserci ripresi dalla scarica di risate ed emozioni forti siamo pronti a darvi il nostro giudizio. Da qui in avanti potete considerare libero lo SPOILER sulla S5 di BoJack Horseman. Cavallo avvisato, non si guarda in bocca. Era così il detto? Forse no.
Da oggi in disponibile in streaming: Philbert
Dov’eravamo rimasti, in quel di Hollywoo? La vita e la carriera di BoJack all’inizio di questa stagione sembrano aver ripreso leggermente quota dopo le drammatiche rivelazioni sulla vita della madre di Horseman e sui genitori di Hollyhock, la quale si è rivelata essere in effetti sorellastra del protagonista. I due sono in buoni rapporti, ma BoJack si sente decisamente solo dopo che la ragazza si è spostata al college per studiare. Ora la vita dell’equino più famoso della TV è dominata dal nuovo lavoro: Philbert è uno – a tratti delirante – show poliziesco dove finalmente Horseman ha ritrovato un ruolo da protagonista grazie all’incessante impegno di Princess Carolyn.
Proprio nella gestazione di Philbert, nei suoi attori, le relazioni tra di essi e i temi che va a toccare si dipana il tema centrale della stagione, ovvero il sessismo in relazione alla società di oggi e al mondo dello spettacolo. Philbert infatti strumentalizza molto la figura femminile, in una maniera apparentemente accettata anche dalle personalità donne all’interno della produzione e usa il sesso come un facile espediente per non affrontare importanti tematiche e per attirare spettatori. Lo stesso BoJack Horseman nelle prime puntate realizza questa situazione e prova a combatterla a suo modo, scatenando però le ire di una Diane che lo accusa di voler solo sfruttare il femminismo a suo vantaggio, per guadagnare popolarità. Le cose poi peggioreranno notevolmente dopo che un tremendo lutto colpisce l’attore (ne parleremo più avanti nell’articolo) e la rivelazione al mondo degli atti riprovevoli avvenuti nel finale della terza stagione. Tutto ciò rovinerà in maniera definitiva i rapporti interpersonali che l’ex-stella di Horsin’ Around aveva con fatica iniziato a riallacciare, gettandolo di nuovo nel tunnel delle droghe, della violenza e dell’alcol, fino allo struggente finale dove Bojack finalmente decide di mettere da parte l’orgoglio e cercare aiuto esterno, affidandosi alle cure di una clinica di disintossicazione.
Non solo BoJack
Come spesso accade nella serie, le storie secondarie dei personaggi che attorniano la vita di BoJack riescono a rubare la scena: dopo cinque stagioni ormai conosciamo a fondo Diane, Mr. Peanutbutter e compagnia bella e l’evoluzione delle loro situazioni è importante alla stregua di quella del protagonista. Diane in particolare, dopo la separazione con Mr.Peanutbutter, si trova in una crisi d’identità: non appagata dal lavoro, sola e indecisa su cosa fare. Abbiamo molto apprezzato il secondo episodio della stagione, nel quale la ragazza prova a riconnettersi con le sue origini passando del tempo in Vietnam. Potrebbe essere tutto molto poetico ma il suo lavoro costringe Diane a trasformare la vacanza spirituale in un articolo per il suo sito, una semplice lista dei 10 motivi per andare in Vietnam: ennesimo esempio di critica in stile BoJack Horseman alla a volte superficiale società di oggi che vuole ridurre tutto a una semplice lista consultabile su un sito click-bait.
Lasciano il segno anche le storie di Princess Carolyn alla ricerca di un figlio da adottare in una vita dedicata al lavoro e di un Mr. Peanutbutter che si trova forse per la prima volta a considerare come il suo trattamento dei partner, benché certamente rispettoso, finisca per essere tossico per le persone con cui ha una relazione, mostrando quella profondità che solo a volte si intravede al di sotto del velo di positività e del suo pelo giallo.
Il coraggio di osare
Come se non bastasse un’interessante storia, dialoghi di livello e ottime prestazioni di doppiaggio, BoJack Horseman riesce anche almeno una volta a stagione a stupirci con episodi che sfidano i concetti esistenti di regia e costruzione di una puntata di una serie TV. Tra flashback e salti temporali, sono due gli episodi che si stagliano sul gruppo per qualità e originalità e si susseguono in un “uno-due” magnifico a metà stagione; nella 5×07 (INT.SUB) il racconto delle vicende viene affidato a due persone esterne al cast principale della serie, le quali non vogliono rivelare l’identità dei personaggi coinvolti. Questo porta BoJack Horseman a diventare Bobo la Zebra Angosciata, Diane trasformata nella Principessa Diana, Mr. Peanutbutter in una sorta di Mr. Nutella e via discorrendo, con effetti sia esilaranti che estremamente interessanti nel vedere le vicende della serie sotto una diversa luce.
Tuttavia, ad averci lasciati senza parole è stato senza dubbio il sesto episodio, intitolato “Free Churro” (Churro gratis), nel quale BoJack Horseman tiene un discorso, un’eulogia al funerale dell’odiata madre. Fin qui niente di strano, ma dopo un breve flashback iniziale, l’intera puntata consiste di questo unico monologo dove BoJack racconta il terribile rapporto con la madre e i genitori usando il suo intero arsenale di black humor, odio represso e disillusione. Il fenomenale copione e l’interpretazione di Will Arnett rendono indimenticabili 20’ dove un singolo personaggio parla a una videocamera, qualcosa che solo i grandissimi si possono permettere. Chapeau.
Dopo tutto questo dramma magistralmente scritto ed interpretato, possiamo infine assicurarvi che anche questa quinta stagione di Bojack Horseman conserva i suoi momenti divertenti, e sono tanti. Se avete passato con lui e i suoi amici ormai parecchio tempo sarete abituati a questo umorismo spesso dark o dissacrante che tanto amiamo e che vive di situazioni assurde e piccole gag da individuare spesso negli sfondi delle scene o semplicemente nello scoprire la versione animale di uno dei vostri attori preferiti nascosta in qualche angolo di Hollywoo. In questo è cruciale il personaggio di Todd e la sua geniale creazione: il robot sessuale Henry Fondler, causa di tantissime gag ma altrettante riflessioni. Henry è un ridicolo cyborg dotato di dildo e battute sessuali che dapprima entra in scena solo per portarci qualche risata e infine finisce per rappresentare l’ennesima critica sociale e spunto di riflessione sul sempre centrale tema delle molestie sessuali sul posto di lavoro.