Il giornalista kazako Borat Sagdiyev è tornato e lo ha fatto a un passo dalle elezioni presidenziali statunitensi. Proprio quando la dialettica tra i due candidati, Donald Trump e Joe Biden, appare sempre più accesa, il secondo capitolo di Borat – il cui protagonista è nuovamente interpretato da Sacha Baron Cohen – approda su Amazon Prime Video, consegnando al pubblico il ritratto di una parte della società americana.
Borat torna in America
Il seguito di Borat è un film satirico esplicitamente politico, proprio come il suo predecessore, e Sacha Baron Cohen ha scelto nuovamente di riprendere gli stilemi dei mockumentary. Il film inizia con la “scarcerazione” di Borat da parte delle autorità del Kazakistan, che lo avevano tenuto rinchiuso in un gulag per quattordici anni, a causa della pessima figura che il giornalista aveva fatto fare al popolo kazako in Occidente. Il presidente del Kazakistan pone fine alla permanenza di Borat nel campo di lavoro per una ragione specifica: inviarlo negli Stati Uniti e ottenere i favori del presidente degli Stati Uniti d’America, Donald Trump. Come riuscirci? Portando in dono la star principale, nonché ministro della cultura, del Paese, Johnny la Scimmia, al vice-presidente degli Stati Uniti, Mike Pence. Il piano cambia nel momento in cui Borat vede uscire sua figlia dalla cassa della scimmia – voleva diventare come Melania Trump – e intuisce che Johnny è stato ucciso e mangiato proprio da lei durante il viaggio. Non potendo tornare in patria senza aver conseguito l’obiettivo, Borat deciderà di donare sua figlia, Tutar, come sposa, a un uomo vicino a Donald Trump. Tutto ciò che succede dopo, avviene attraverso scene la cui struttura è spesso simile a quella dello scherzo o dell’esperimento sociale.
L’impressione generale è che Sacha Baron Cohen e il regista, Jason Woliner, siano riusciti nell’intento – tutt’altro che semplice – di non far sembrare il film frammentato. Durante la visione della pellicola, ci si renderà conto che la prima e la seconda parte sono state girate in due momenti distinti del 2020. Le riprese, infatti, erano iniziate prima della pandemia e il film, inevitabilmente, ha dovuto trattare, nella seconda metà, anche la tematica del Covid-19. La trama del film, dunque, avanza mano a mano che le interviste di Borat si susseguono, proponendo allo spettatore scene sempre più estreme. Le situazioni che il giornalista kazako pone di fronte ai suoi interlocutori, infatti, straripano di concetti maschilisti e antisemiti ed è proprio la reazione di queste persone – nella loro non essere consapevoli che si tratti di un film – che spinge il pubblico a ragionare. La pellicola di Woliner e dell’attore britannico, pur essendo politicamente schierata, non cerca assolutamente di porsi nella posizione di insegnare alle persone cosa pensare di questioni come l’aborto legale, l’antisemitismo o la pandemia di Covid-19, ma intende offrire gli strumenti per farsi un’idea di esse. A far riflettere, non a caso, è spesso l’impassibilità di fronte alle assurde richieste di Borat, che indica come le sue idee non appaiono poi tanto folli alle persone e come queste ultime, anzi, diventino facilmente il suo specchio. L’espediente del mockumentary ha poi consentito a Sacha Baron Cohen di coinvolgere nel film, a loro insaputa, importanti figure della politica statunitense come Mike Pence o l’ex sindaco di New York, e ora avvocato di Donald Trump, Rudolph Giuliani e di mostrare dal suo interno il mondo dell’estrema destra americana.
Una storia femminista
Il secondo capitolo di Borat, con i suoi toni accesi e dissacranti, è però anche una storia di emancipazione, in particolare della figlia di Borat Sagdiyev, Tutar. La ragazza interpretata da Maria Bakalova, infatti, affronta un importante processo di crescita e di emancipazione, che la spinge ad affrancarsi dalla mentalità maschilista e bigotta del padre. Tutar, infatti, non è un personaggio statico ed è determinante nella comprensione del messaggio veicolato dal film, contribuendo a evidenziare le contraddizioni e il perbenismo degli ambienti repubblicani. Il percorso del personaggio interpretato dalla bravissima Bakalova è ovviamente graduale e disegna egregiamente un processo di emancipazione, fatto di demistificazione di una realtà prodotta dal padre e dalla cultura del suo Paese ma anche di scoperta del proprio sé e della condizione delle donne nel mondo occidentale.
Il primo film a parlare del Covid-19
La stessa tagliente ironia è stata utilizzata per trattare la tematica della percezione del Coronavirus in una parte della società americana, ma anche dell’incapacità dell’attuale amministrazione Trump di gestire responsabilmente una situazione così delicata. Proprio legate al Covid-19 sono alcune delle scene più comiche di Borat – Seguito di film cinema, che riesce a costruire parte della sua comicità su di una condizione che noi tutti stiamo ancora vivendo senza risultare inopportuno. Anche in questo caso, infatti, l’ironia di Sacha Baron Cohen non è finalizzata a sminuire il problema del virus, ma a mettere in luce l’infondatezza e la fragilità di tesi negazioniste e complottiste. È doveroso poi fare un plauso ai due attori principali del film, Sacha Baron Cohen e Marjia Bakalova, che sono riusciti a dar vita a un duo comico molto convincente. A rendere difficile il loro compito era proprio la struttura stessa dell’opera che, in quanto mockumentary, impone una certa dose di improvvisazione, aspetto che testimonia anche la veridicità della maggior parte delle scene mostrate. Senza scendere troppo nei particolari, onde evitare di pregiudicare la visione a chi non avesse ancora guardato il film, la bravura degli attori è palpabile in ogni sequenza, specialmente se si tengono in considerazione le scene ambientate nelle conferenze del partito repubblicano, e aggiunge sicuramente valore alla genialità degli skecth.
Borat – Seguito di film cinema non è un film per tutti i palati, poiché se da un lato è divertente – nonostante il riso sia spesso seguito dall’amarezza – dall’altro il tipo di comicità, che non risparmia elementi grotteschi, visivamente e concettualmente forti, potrebbe rappresentare un ostacolo per alcuni spettatori non abituati al genere. Si tratta indubbiamente di uno dei film più importanti tra quelli usciti nel 2020 e per la pubblicazione, che non è avvenuta in sala ma solo su Amazon Prime Video, non poteva davvero esserci momento migliore. Le elezioni americane del 3 novembre, infatti, sono vicine e, visto l’intento politico e sociale di Borat 2, era necessario arrivare prima di una data così importante. Sia chiaro, è vero che il film è completamente modellato sulla società americana, ma è impossibile non scorgere elementi – dal negazionismo nell’ambito pandemia all’intolleranza – che richiamino l’attenzione anche di noi abitanti del Vecchio Continente. Per sapere se Sacha Baron Cohen riuscirà nel suo intento, in ogni caso, sarà necessario attendere il risultato delle elezioni presidenziale, ma non c’è alcun dubbio sulla qualità del film, che ci offre un punto di vista ironico e dissacrante della società e della politica contemporanea.