Bright è un film di David Ayer, scritto da Max Landis ed interpretato da Will Smith, Joel Edgerton, Noomi Rapace, Lucy Fry, Édgar Ramírez, Margaret Cho e Ike Barinholtz. Il film è stato rilasciato su Netflix il 22 dicembre 2017, fino ad ora è il più costoso prodotto della piattaforma streaming con un budget stimato di 90 milioni di dollari, ed è anche il primo film ad avere un sequel già pianificato.
Bright, che vede nuovamente la collaborazione di Will Smith, Ike Barinholtz, Jay Hernandez e il regista David Ayer dopo Suicide Squad, è un film che abbraccia molti generi, dal fantasy al crime, il cui protagonista è Daryl Ward, un poliziotto di Los Angeles che vive in un mondo apparentemente vicino a quello che conosciamo, con la differenza che il suo è abitato da esseri viventi come elfi, fate e orchi, che convivono a stretto contatto con gli umani.
Come in ogni realtà, ciò che non cambia è il grado sociale che distingue le razze: gli elfi sono esseri nobili, che vivono in un proprio microcosmo tra lusso e ricchezza; al lato opposto della società ci sono gli orchi, considerati uno scarto e confinati nei ghetti; infine in questo universo ci sono gli esseri umani che si pongono nel mezzo, e il loro ruolo è mantenere l’equilibrio e l’ordine tra le razze, cercando di sopprimere l’odio che ne deriva.
Bright: un film riuscito solo quando si parla di criminalità
La polizia di Los Angeles, per dare un freno al razzismo sempre più inesorabile, decide di arruolare tra i poliziotti anche gli orchi, e sarà proprio Daryl ad essere affiancato da Nick Jakoby (Joel Edgerton). La cosa è mal vista da tutto il dipartimento, denso di pregiudizi razziali, e dallo stesso Daryl che cercherà in tutti i modi di sbarazzarsene, non mascherando mai il suo disprezzo per lui e i suoi simili. Ma i due agenti, in una sola notte, verranno catapultati in un conflitto a fuoco che si dimostrerà essere molto altro, portandoli al centro di in una guerra tra forze magiche che si spinge al di là di ogni immaginazione, rivelando quanta verità abita una leggenda e quanta corruzione appartiene ad ogni gerarchia.
Bright è un film che si impone attraverso diversi generi, che risultano però tutti inglobati in una narrazione misera, che non rende giustizia al fantasy e al crime. Tutto ciò non fa che renderlo uno specchietto per le allodole, cifra ingannevole commissionata per attrarre pubblico e far appassionare a ciò che parrebbe poter diventare una saga, fallimentare questo è certo. Le tematiche che trattiene il film riescono ad essere gli unici spunti interessanti all’interno di un racconto confusionario e raffazzonato.
Il razzismo e la xenofobia sono armi a doppio taglio: da un lato è certamente apprezzabile come, forse per la prima volta, l’essere umano non è posto al centro della quaestio razziale, ma nel mirino della critica sociale ci sono gli orchi, esseri primitivi e brutali considerati come l’ultima delle specie viventi. Lo stesso Will Smith si è pronunciato in merito dichiarando: “È stato grandioso essere il primo poliziotto nero del LAPD che trova qualcuno contro cui essere razzista. Non si sta mai dall’altra parte del razzismo quando si è neri.”
Bright è determinato da una narrazione misera che non rende giustizia al fantasy
Ed ha certamente il suo merito voler spostare anche solo per un attimo l’attenzione dal nostro mondo, per motivare e rendere al meglio l’odio razziale verso un popolo smarrito e di come esso nasca dai dissapori degli ultimi, perpetuato e rinvigorito attraverso pregiudizi sempre più chimerici e ingiusti. Ma se da un lato Bright coglie un tema delicato, dall’altro lo pone all’interno di una storia che sceglie di dare importanza maggiore all’action, alle scene da buddy movie, con questo duo di poliziotti a caccia di guai senza tregua.
E nonostante le scene d’azione possano renderlo un prodotto simile ad altri nel mondo dell’entertainment cinematografico, ciò che proprio lo rende trascurato e irrimediabile è il precipitarsi delle scene, la scrittura, lo scheletro di una storia che si sgretola, che non chiarifica, non sviscera in modo chiaro. La struttura narrativa ne risente, svilendo ogni momento di enfasi, ogni tensione, ogni sorpresa, le quali risultano tutte poco efficaci, realizzando una storia che visivamente ed emotivamente viaggia sempre su una linea retta senza raggiungere un proprio acme.
Ed è proprio nel fattore fantasy che la narrazione si perde, con l’inserimento di fate, elfi, esseri demoniaci, magie oscure, bacchette magiche, che sono buttate senza una strategia narrativa precisa, lanciate nel discorso con superficialità. Ciò rende Bright un film riuscito solo quando si parla di criminalità, di xenofobia. Decisamente un risultato insufficiente per un film che vive di un podio attoriale variegato e comunicativo, che avrebbe potuto avere una credibilità maggiore poggiandosi anche solamente sulle interpretazioni degli attori, privandosi degli errori del girato.