Venerdì si è chiusa la ventiduesima edizione del Calcutta International Film Festival che ha accolto ben 156 film provenienti di 65 nazionalità diverse, includendo un omaggio al maestro giapponese Kenji Mizoguchi, con la proiezione di sei dei suoi capolavori.
Nonostante i film siano stati divisi in venti categorie, cinque sono state le sezioni principali che hanno portato nove film a conquistare il prestigioso premio Golden Royal Bengal Tiger.
La categoria più importante, NETPAC (Network for the Promotion of Asian Cinema), ha visto trionfare l’indiano Lady of the Lake di Haobam Pawan Kumar e il filippino Singing in Graveyards di Bradley Liew, entrambi già apprezzati a prestigiosi festival, da Venezia (Singing in Graveyards) a Mumbai (Lady of the Lake), grazie alla loro originalità contaminata da misticismo, che li fa danzare tra realismo e surrealismo.
In Lady of the Lake ci è raccontata la curiosa storia di Tomba, un pescatore depresso, che trovando una pistola cambia la sua vita e la sua anima; la sua coscienza si riflette in un’anziana donna che bussa alla sua porta e che lui crede essere uno spirito malvagio e, in quanto tale, decide di commettere un efferato crimine. Meno dark e più sentimentale è invece Singing in Graveyards che ha come protagonista l’anziano Pepe, un uomo che ama interpretare una famosa rock-star malesiana, vivendo la sua vita tra fantasie e deliri; un giorno però viene chiesto a Pepe di esibirsi ad un concerto di apertura del suo idolo cantando una canzone inedita, ma Pepe non ha le capacità per scrivere e comporre una canzone simile e ha poco tempo per risolvere questo “dramma”.
Nella competizione dedicata alle registe donne, categoria non discriminatoria ma di intenzioni femministe, ha trionfato come Miglior Film l’iracheno Another Time di Nahid Hasanzadeh, che racconta la storia di Ghadir, un ex operaio in un impianto chimico, che torna dalla galera (arrestato per aver protestato per la mancata paga) e scopre che sua figlia ha partorito un bambino fuori dal matrimonio, dovendo affrontare le conseguenze sociali di tale condizione. Nella stessa categoria la regista cinese Yao Tingting ha vinto il premio per la Miglior Regia del film di formazione Yesterday Once More, mentre alle registe israeliane Mili Ben Hayl e Tamar Shippony, è andato il Premio Speciale della Giuria per il loro Cheer Me Up, storia di una donna che desidera essere indipendente.
Nella categoria dedicata alla creatività, e denominata Innovation in Moving Images Competition, ha trionfato come Miglior Film la pellicola greco-bulgara Glory di Kristina Grozeva e Petar Valchanov, mentre il premio alla Miglior Regia è andato al turco Kivanc Sezer con il commovente My Father’s Wings, storia di un vecchio operaio edile che scopre a cui viene diagnoticato il cancro.
Nelle categorie nazionali hanno vinto invece tra i cortometraggi Tou-Tai di Ashok Veilou e tra i documentari I am Bonnie di Farha Khatun, Satarupa Santra e Sourabh Kanti Dutta.
Fonte: kff.in