La nostra intervista Skype con Cecilia Frugiuele, milanese trapiantata a Londra e sceneggiatrice-produttrice di La Diseducazione di Cameron Post, è di programmazione lunga e complessa, specie perchè la tecnologia salvifica spesso intralcia più che aiutare. Ma tra un’interruzione e l’altra riesce a raccontarmi un po’ di retroscena sul film vincitore del Gran Premio della Giuria per la categoria U.S. Dramatic al Sundance Film Festival.
MS: Di cosa parla il film? Cosa hai voluto raccontare? Perchè si tratta di un film che parla di donne, scritto, girato e prodotto da donne e che quindi ha uno sguardo tutto al femminile.
CF: La nostra intenzione non è mai stata di rendere La Diseducazione di Cameron Post un film politico. Quando Desiree (Akhavan) mi ha passato il libro nel 2014, sapevo poco dei campi di conversione, e anche l’ambientazione del libro negli anni ’90 me lo faceva sembrare un fenomeno “estinto”. Non mi sarei mai immaginata che una volta arrivata sul set nel 2016 avrebbe vinto Trump e che ci sarebbe stato un vice-presidente che non solo supporta ma promuove questo tipo di conversion therapy. Quello che volevamo fare con questo film era raccontare una storia, un punto di vista che non si è quasi mai visto, specialmente perché si parla di ragazze e della scoperta della loro sessualità. Abbiamo visto moltissimi coming of age di ragazzi e uomini gay, delle donne invece non si è quasi mai parlato, e i film che esistono sono stati per lo più fatti da uomini, che ovviamente hanno uno sguardo tutto diverso.
MS: Rispetto al libro, cosa avete scelto di tenere e cosa di tagliare?
CF: Il libro (uscito per Rizzoli il 23 ottobre, nda) attraversa la crescita di Cameron da quando lei ha 12 anni e bacia per la prima volta la sua migliore amica, nello stesso giorno in cui muoiono i suoi genitori, fino alla fuga dal centro di conversione.
Noi abbiamo cominciato raccontando la sua storia con Coley, di cui Cameron si innamora follemente, e quello che mi ha colpito particolarmente leggendo il libro è quanto tutto il racconto di questo innamoramento tra queste due ragazze mi avesse divertito come quando da ragazza leggevo romanzi con delle belle storie d’amore. È quella sensazione di empatia che provi leggendo o guardando un film che ha per protagonista una coppia in cui tu ti rivedi.
Mi sono anche resa conto del privilegio che io come eterosessuale ho avuto, avendo la possibilità di crescere vedendo il mio stesso desiderio riflesso sullo schermo e nei libri, e di quanto in realtà ragazzi e ragazze gay non abbiano avuto, se non molto di recente, questa stessa opportunità. Del libro abbiamo anche cercato di mantenere la leggerezza e l’umorismo con cui l’autrice è riuscita a raccontare questa storia che ha dei risvolti molto dark, che si accordava perfettamente con lo stile mio e di Desiree.
MS: Questo non è stato un caso di “scrivi quello che sai”; è stato difficile per te elaborare questa sceneggiatura?
CF: In effetti quando Desiree mi ha proposto il libro era un po’ reticente, dal momento che il nostro primo film, Appropriate Behaviour, era davvero molto molto autobiografico, e lei stessa era stata protagonista principale. In quel caso era molto “scrivi la persona che conosci”.
Con La Diseducazione di Cameron Post invece abbiamo deciso di raccontare un mondo che ci è abbastanza estraneo, a lei meno che a me. Desiree si ritrovava molto nella storia e ha voluto prestare particolare attenzione all’adattamento delle ultime 200 pagine perché le ricordavano molto il periodo da lei trascorso in un centro di riabilitazione per disordini alimentari. Si è infatti ritrovata molto nell’idea di dover cambiare qualcosa di te che gli altri dicono essere sbagliata e che quindi ti porta quasi ad odiare te stesso.
Nelle tecniche che usano, e che abbiamo scoperto facendo ricerche mentre progettavamo il film, c’è un valido fondamento di psicologia, ma questo processo è estenuante e nocivo quando compiuto nel tentativo di cambiare qualcosa di te che non può essere cambiato, come la sessualità. Durante le nostre ricerche è anche emerso un agghiacciante tasso di suicidi, in seguito a terapie di questo tipo, e anche quello che succede a Mark nel film è tratto dalla storia vera. La nostra visione di questo centro è anche un po’ all’acqua di rose, ci sono casi in ci viene usato l’elettroshock, farmaci come il Viagra o in cui i ragazzi sono sottoposti a veri e propri abusi psicologici.
Abbiamo anche voluto parlare di quel momento dell’adolescenza in cui ti rendi conto che gli adulti non hanno davvero tutte le risposte e che il mondo in cui agiscono non è sempre quello giusto. La verità è che quando sei adolescente c’è sempre qualcosa che odi di te stesso, qualcosa che vorresti cambiare per poter essere “normale” e uguale agli altri e anche questo è stato un forte appiglio.
MS: Gli attori: talentuosi, giovani e belli ma soprattutto con esperienze molto diverse. Come è stato lavorare con loro?
CF: È stato particolare vedere tutti i loro diversi livelli di esperienza messi insieme sulla scena.
Da una parte avevamo Chloë Grace Moretz, che a 19 anni aveva già all’attivo 59 film e che lavora da quando è piccolissima, che era la veterana del gruppo. Lei è stata il grande nome che ci ha permesso di far partire la produzione, e mai ci saremmo aspettate la sua partecipazione. Invece ha deciso di dare una svolta alla sua carriera e sono venuti i suoi agenti a chiederci la sceneggiatura. La scintilla tra lei e Desiree è scattata durante la prima scena di sesso, quando Chloë si è messa alla prova con una scena che non le era mai stata assegnata prima e insieme a Desiree ha trovato il giusto spazio di manovra per renderla il più autentica possibile.
Dall’altra parte avevamo Sasha (Lane) che aveva fatto American Honey, che l’ha lanciata sul grande schermo, ma che aveva avuto un tipo di lavorazione molto diversa e con dei tempi molto più lunghi di quelli che avevamo per Cameron Post. E poi c’era Forrest (Goodluck) che ha passato mesi nei boschi per The Revenant con dei grandissimi attori, ma che a conti fatti nel film interpretava un personaggio muto e quindi non ha mai detto una parola, che aveva l’idea del cinema come queste mega produzioni hollywoodiane da Oscar, quindi niente a che vedere con il nostro panorama più indie. È stato molto interessante vedere i loro modi di lavorare. Chloë per esempio riesce a rientrare nel personaggio in un istante, mentre Sasha ha bisogno di un po’ di tempo e silenzio per rientrare nella parte prima di una scena. Desiree è stata brava a trovare il linguaggio adatto per parlare con ciascuno di loro, per guidarli anche nelle scene che avevano insieme.
L’arrivo di Jennifer Ehle, che è una grandissima attrice di un’intelligenza acutissima, ha improvvisamente alzato la sbarra per tutti, spingendo tutti a dare il meglio. Anche nel film, il momento in cui il suo personaggio appare per la prima volta sulla scena è il momento in cui ti rendi conto che la storia sta prendendo una piega differente. Il suo studio del personaggio poi mi ha stupito, perché ha indagato a fondo, oltre alla vicenda narrata nel film, facendoci un sacco di domande fino ad arrivare a chiederci se pensavamo che il suo personaggio, la Dottoressa Lydia March, fosse vergine.
MS: Il Sundance Film Festival: Come è stato ricevere un tale riconoscimento e come ci si confronta invece con la critica?
CF: Il premio non ce lo aspettavamo per niente!
Alla cerimonia di premiazione ne io ne Desiree eravamo presenti e ci sono stati anche dei problemi nella proiezione del discorso che Desiree aveva preparato. Comunque è una grandissima soddisfazione e speriamo ci aiuti nei progetti futuri. La cosa che a me ha sconvolto del proiettare Cameron Post in Italia è stata la lamentela da parte di alcuni critici secondo i quali le scene di sesso non sono abbastanza esplicite e le ragazze sono troppo vestite. Il film è stato anche definito sessuofobo. Innanzi tutto, era nostro desiderio rappresentare una situazione il più realistica possibile, parliamo di ragazze giovani che hanno rapporti di nascosto. Nella vita reale chi in quella situazione perderebbe tempo a spogliarsi!
A me ha sconvolto il fatto che questi uomini non si rendano conto che il desiderio riflesso sullo schermo non è il loro, e non è il loro modo di vivere l’erotismo ed è perché il film è dal punto di vista delle donne. Queste recensioni mi hanno davvero fatto pensare a quanto ci sia bisogno di più critici cinematografici donne, perché con i cambiamenti che stanno smuovendo il mondo servono punti di vista nuovi e diversi.
La Diseducazione di Cameron Post uscirà il Italia il 31 Ottobre. Nel cast, oltre agli attori citati troviamo John Gallagher Jr., Owen Campbell e Quinn Shephard.