La Diseducazione di Cameron Post, tratto dal romanzo del 2012 di Emily M. Danforth, è ambientato nel Nord America dei primi anni ’90 e racconta la storia della giovane Cameron Post (Chloë Grace Moretz). Essendo stata scoperta a baciarsi con una propria compagna la sera del ballo, Cameron, orfana dall’età di 12 anni, viene mandata dalla zia in un campo di conversione gestito dal Reverendo Rick (John Gallagher Jr.) e dalla sorella di lui, la psicologa Lydia March (Jennifer Ehle).
Qui, divisa tra l’amore che ancora la lega a Coley, sua compagna di scuola, e la volontà di sentirsi di nuovo normale ed accettata, Cameron stringe amicizia con alti due ragazzi, “discepoli del campo”: Jane Fonda (Sasha Lane), cresciuta in una comunità hippie, e Adam Red Eagle (Forrest Goodluck), un “due-spiriti” lakota il cui padre si è convertito al cristianesimo. L’intesa tra loro nasce grazie al comune scetticismo con cui guardano ai metodi del campo.
Il cinema e il sesso, da quando è un male cercare di essere realistici?
Cameron Post parla delle donne dal punto di vista delle donne. Se vi aspettate un secondo La Vita di Adele avete capito male. Sfortunatamente alle storie riguardanti coppie lesbiche viene spesso affibbiata una patina sessuale eccessiva, espressione di un punto di vista maschile retrogrado che rende le protagoniste più che dei personaggi credibili delle incarnazioni del desiderio stereotipato. Per questo lo sguardo di Desiree Akhavan è così fresco. Perchè racconta questa storia nel modo più realistico possibile, senza eccessi, focalizzandosi su quale sia davvero il succo della questione: cercare di cambiare qualcosa che ti viene detto essere sbagliato ma che è invece naturalmente parte di te.
Di questo film è stato detto che è “sessuofobo” perchè nelle scene di sesso rappresentate le ragazze sono troppo vestite, e verrebbe da domandarsi: per la protagonista che vive in un campo di conversione in cui cercano a tutti i costi di convincerla a reprimere la propria sessualità, è più realistico che lei cerchi di fare tutto di fretta e in silenzio, o che si prenda tutto il tempo del mondo per baciare la propria compagna di stanza e spogliarla, per il piacere dello spettatore maschio medio, con il rischio di essere scoperta?
Questo per dire che sì, nel film ci sono poche scene di nudo, e sì, le scene di sesso sono rappresentate nel modo più naturale possibile, ma perchè la volontà della regista non è quella di girare un film che vada incontro allo stereotipo, ma quella di raccontare una verità.
La Diseducazione di Cameron Post: un’America all’acqua di rose
In un’intervista concessa al sito (che trovate cliccando qui), Cecilia Frugiuele, sceneggiatrice e produttrice di Cameron Post, ha dichiarato che quando nel 2014 è nata l’idea di fare una trasposizione cinematograica del romanzo, né lei né la regista avevano il desiderio di girare un film politico. Gli avvenimenti degli ultmi due anni hanno però cambiato il panorama internazionale, rendendo gli argomenti trattati nel film inevitabilmente controversi.
La scelta di portare sullo schermo un campo di conversione “relativamente poco violento”, si sposa con la volontà di mantenere nel film la stessa leggerezza e la stessa ironia che contraddistinguono il libro.
La Diseducazione di Cameron Post non è nato per essere un manifesto: voleva essere una storia d’amore, innamoramento e crescita come tutte quelle che abbiamo visto in qualsiasi altro film romantico, ma adesso non è possibile non politicizzarlo, perchè alcuni fanno ancora fatica a vedere la storia descritta come una storia qualsiasi a cui non verrebero mai date ulteriori implicazioni socio-politiche se avesse per protagonisti una copia eterosessuale.
In un mondo perfetto questo sarebbe solo un film, invece ci troviamo davanti un ritratto della nostra società che sarebbe raccapricciante se non avesse in se la volontà di trovare il comico nella tragicità.