C’era una volta un’arroganza spettatoriale. Era quel maligno stupore di fronte al previsto insensato incasso del botteghino. La sua gittata raggiungeva gli estremisti dell’autorialità che dimenticano i nomi (altre volte i volti) degli attori, convinti che l’arte sia una cosa seria. Era la disillusa presunzione d’odio per il bombardamento brandizzato di opere commerciali issate a bandiere di zombie. Venne a bussare alla mente serrata un cartone animato che mette alla prova ogni senso estetico, scortato da sconosciuti personaggi famosi insopportabilmente mainstream. Chiese gentilmente di presentarsi, come garante due precedenti successi cinematografici che fecero storcere il naso al pregiudizio minandone il fragile ego, abilmente sconfitto dalla curiosità. E la spinsero a aprire. Questi era Cattivissimo Me 3.
Pierre Coffin, Kyle Balda e Eric Guillon firmano con orgoglio la regia del film d’animazione forse più atteso dell’anno 2017. Orgoglio privo di qualsiasi arroganza, giacchè la regia non delude in nessuna occasione e lo sguardo autoriale raggiunge elevate vette nonostante l’insopportabilmente banale gusto estetico insito nei personaggi.
Cattivissimo Me 3 si svela così, come un piccolo sfavillante solitario di delicatezza artistica. E poco conta se preferite le perle, perché se a porgervi in dono il suddetto diamante è la coppia dei Grucy sfidati da Balthazar Bratt, ex bambino prodigio dalle spalline oversize, non potete certo ignorarne la rarità. Rarità che s’impone nella caratterizzazione profonda di ognuno dei personaggi, crogiolandosi nei loro dialoghi che paiono tessere un intreccio perfetto e scorrevole. La trama si lascia spogliare, offrendo allo spettatore relazioni umane affrontate con una spiccata sensibilità che si tratti del rapporto tra Gru con il fratello ritrovato o di Lucy alle prese con il ruolo materno.
La colonna sonora scandisce la storia pescando a piene mani negli anni ’80 la sua più aulica ispirazione, fino a svelare l’orecchiabile modernità della canzone promessa e promossa a tormento per anime o timpani per la prossima estate. Le dinamiche famigliari si esprimono con tono coerente ma imprevedibile, trascinando lo spettatore in un piacevole racconto che ci narra in modo tutt’altro che scontato le incomprensioni e le ambizioni sbagliate che attanagliano a sprazzi l’amore.
In seguito all’incontro con Gru, Lucy e quelle adorabile e adulte bambine, la dubbiosa arroganza pensò ” forse un caso”. “Certo è un bel film, commerciale e sensibile, un prodotto accessibile, ben confezionato”.
Ma la porta era ormai aperta e lei si sorprese a sorridere di fronte al magnete raffigurante quel buffo uomo giallo che non avrebbe certo scontato la sua condanna.