È da oggi disponibile il libro di Massimo Nicora, C’era una volta… prima di Mazinga e Goldrake. Storia dei robot giapponesi dalle origini agli anni Settanta, 186 pag., Youcanprint Edizioni. Euro 16,00.Un viaggio nella storia e nella cultura popolare giapponese che parte dai karakuri, gli ingegnosi automi creati dagli artigiani in epoca Tokugawa (1603-1868) e che arriva agli anni Settanta analizzando la ricca e caleidoscopica produzione giapponese di manga e anime a tema robotico che ha preceduto l’avvento dei più celebri Mazinga e Goldrake.
Il Giappone è stato, spesso e volentieri, definito come il “Regno dei Robot” e, nell’immaginario collettivo, il paese del Sol Levante è ormai diventato sinonimo di elettronica e tecnologia. Certamente alla creazione di quest’immagine hanno contribuito i notevoli passi avanti compiuti in campo industriale a partire dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, ma è altrettanto vero che il concetto stesso di robot sembra essere quasi consustanziale alla cultura giapponese in quanto tale, affondando le sue radici nel passato stesso del paese.Se tra le luci sfavillanti di Akihabara, il quartiere di Tōkyō noto per essere un vero e proprio supermercato dell’elettronica, è possibile non solo trovare qualsiasi tipo di gadget ultra tecnologico, tra cui anche robot giocattolo realizzati con grande cura dei dettagli, è altrettanto vero che bastano pochi passi per imbattersi in antichi templi, retaggio di un passato glorioso che convive, in maniera più o meno armonica, con la modernità e i suoi nuovi riti. Una dicotomia questa che si ritrova, non a caso, anche nei fumetti e nei disegni animati dove gli elementi della storia e della tradizione si sposano, in maniera quasi sempre del tutto naturale, con la modernità e il futuro immaginato dalla fervida mente degli autori di manga e anime.Se questo vale in generale, vale ancora di più in particolare per i fumetti e i disegni animati aventi come protagonisti dei robot che risultano essere un vero e proprio compendio tra passato, presente e futuro, avveniristici giganti di acciaio che tradiscono, in maniera evidente, il retaggio di una cultura più antica e pregna di simboli, con richiami neppure troppo velati alla tradizione marziale:Raccontare la storia dei robot giapponesi significa intraprendere un lungo viaggio tra realtà e fantasia che, dai primi automi creati da abili artigiani in epoca Tokugawa (1603-1868), arriva alla più moderna produzione di manga, anime e serie tv, in un florilegio di idee e protagonisti che hanno segnato un’epoca e l’immaginario fantastico di più di una generazione.Da Tetsuwan Atom a Tetsujin 28, da Eight Man ai Cyborg 009, da Astroganga a Doraemon, la fantasia degli autori giapponesi ha dato vita a una lunga serie di personaggi che hanno accompagnato tutta la storia del Giappone moderno gettando le basi per una produzione che, a partire dagli anni Settanta, ha subito un incremento esponenziale con la creazione di numerose serie che hanno trovato nel mercato europeo il loro Eldorado. Prima dei più noti Mazinga, Goldrake e Jeeg, dunque, ci sono molti altri robot, spesso famosi e talvolta sconosciuti, che hanno conquistato il grande pubblico. Questa è la loro storia.SOMMARIOIntroduzione 1. Gli antenati dei robot giapponesi
1.1. L’influenza cinese e i primi meccanismi a ingranaggi
1.2. Automi giapponesi tra magia e artigianato
1.3. Il primo incontro con l’Occidente
1.4. L’isolazionismo dell’epoca Tokugawa
1.5. Il karakuri: significato e realizzazione tecnica
1.6. I diversi tipi di karakuri
1.7. Il secondo incontro con l’Occidente
1.8. Gli ultimi maestri del karakuri
2. Dall’epoca Meiji alla Seconda Guerra Mondiale: i primi robot tra politica, intrattenimento e propaganda2.1. L’influenza occidentale di Wirgman e Bigot
2.2. Da Marumaru Chimbun a Tokyo Puck
2.3. Manga e proletariato
2.4. I manga vanno in guerra
2.5. Tanku Tankurō: il primo robot trasformabile
2.6. Il Giappone e la Seconda Guerra Mondiale: Il Guerriero della Scienza
2.7. Anche gli anime vanno in guerra
2.8. Da jinzō ningen a robotto: r.u.r. Rossum’s Universal Robot3. Tetsuwan Atom: il robot ragazzino
3.1. La tragedia atomica di Hiroshima e Nagasaki
3.2. Osamu Tezuka: una nuova generazione di robot
3.3. Da Atom Taishi a Tetsuwan Atom
3.4. Nascita di una stella
3.5. Il difensore della pace
3.6. Problemi ontologici e pluralità di messaggi
3.7. Atom va in televisione
3.8. Un robot giapponese alla conquista dell’America4. Il gigante di ferro
4.1 Tetsujin 28
4.2. Gigantor
4.3. Significati e metafore in filigrana5. I robot dimenticati
5.1. Da Robot Santohei a Muteki Gouriki
5.2. Eight Man, l’affermarsi del concetto di cyborg
5.3. Big X e l’ingegneria genetica6. Gruppi di combattimento, cyborg,
automi senzienti e pet robot6.1. Lo Studio Zero e Rainbow Sentai Robin
6.2. Arrivano i Cyborg 009
6.3 Astroganga: fusione tra umano e robotico
6.4 Doraemon: la fantasia al potere7. Cyborg e robot made in Tatsunoko
7.1. La casa del cavalluccio marino
7.2. La tristezza di Kyashan il ragazzo androide
7.3. La sofferenza di TekkamanBibliografia
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