Tra le novità di Netflix fa capolino nella sezione serie tv Chambers, creata e prodotta da Leah Rachel e con Akela Cooper che ha lavorato come showrunner. Di genere horror paranormale, attira gli occhi su di sé per un nome che fra tutti spicca tra il cast, ovvero quello di Uma Thurman. Possiamo però dire subito, senza troppi giri di parole, che in questo caso un buon cast e una storia di base intrigante non sono stati sufficienti a creare una serie funzionante.
Storia già sentita…
La sceneggiatura non porta in campo niente di così innovativo, la storia di Chambers non ci sconvolge per originalità ma al contrario è un motivo familiare, già visto. In seguito ad un infarto una ragazza riesce miracolosamente a sopravvivere grazie ad un trapianto di cuore che porta nel suo corpo e nella sua mente caratteristiche, abilità e ricordi della vecchia proprietaria. Sasha (Sivan Alyra Rose) è un’orfana di origine navajo cresciuta con lo zio a Cottonwood, una area povera dell’Arizona, che ora vive grazie al cuore di Becky una giovane della sua stessa età morta in circostanze misteriose. La famiglia ricca e altolocata di Becky cerca di entrare nella vita di Sasha per sentirsi più vicina alla figlia defunta, ma il comportamento dei genitori (Uma Thurman e Tony Goldwyn) e del fratello addolorati iniziano a far nascere in Sasha sospetti e dubbi su come sia veramente morta la sua donatrice.
Qui l’elemento paranormale entra in gioco e tra allucinazioni, visioni, flashback, strane presenze e misteri si snoda la narrazione di Chambers in un’atmosfera tesa e inquietante, dove Sasha viene posseduta dallo spirito di Becky che cerca di far sentire la sua voce dall’aldilà. Sasha per riuscire a capire chi è veramente, non deve solo affrontare la situazione paranormale ma anche il suo passato tenutole nascosto per anni.
Il cast non basta
Il cast cala gli assi giocando in bella mostra Uma Thurman e Tony Goldwyn, due grandi attori con alle spalle carriere illustri che però in questo caso non vengono valorizzati dalla serie stessa. Sono perfetti nei panni di genitori addolorati e sconvolti dal lutto, ma le loro performance non sono abbastanza per sollevare le sorti dello show. La protagonista Sivan Alyra Rose, nel suo primo ruolo importante nei panni della ragazza spaventata e confusa, in preda ai tentativi di possessione da parte della defunta, sa gestire il personaggio ma non colpisce né impressiona come il resto del cast d’altronde.
Troppe puntate e poca storia
In generale i personaggi accennano ognuno tentativi di stratificazione, ma solo pochi hanno avuto la fortuna di essere approfonditi. Molti sono rimasti in sospeso trascinati da una storia che non gli ha dedicato il giusto spazio nonostante la loro importanza ai fini della trama. In generale la sceneggiatura presenta alcuni buchi, alimenta ma non soddisfa la curiosità dello spettatore con numerosi dettagli e sottotrame che però non vengono sviluppati.
Il più grande difetto della serie risiede nella sua stessa struttura ovvero quella seriale, dove fa fatica ad incastrarsi. La sceneggiatura è troppo scarna per riempire le dieci puntate di cui si compone la stagione nonostante i numerosi spunti disseminati lungo il percorso e mai analizzati per bene.
Chambers sarebbe risultata più convincente come film dove in un paio di ore la storia, di per sé intrigante, sarebbe stata esaustiva e accattivante. Invece le dieci puntate a tratti risultano lente e noiose fino ad un finale che dopotutto non è del tutto deludente.