Chiamami col tuo nome, tratto dall’omonimo romanzo di André Aciman (edito da Guanda nel 2008), è una romantica e seducente storia ambientata nella provincia di Cremona dove, in una calda estate del 1983, arriva nella villa del professor Perlman (Michael Stuhlbarg), Oliver (Armie Hammer), studente ospitato per lavorare alla sua tesi di post dottorato.
Oliver è un ventiquattrenne americano apparentemente arrogante, eclettico, disinibito ed affascinante, non fa subito una buona impressione al figlio diciassettenne del professore, Elio (Timothée Chalamet), ma lentamente l’adolescente ne subisce il fascino ed il suo animo da musicista colto e sensibile ammalia anche Oliver. L’attrazione tra i due si manifesta lentamente fino a che il flirt cede il posto alla passione.
Seduzione con stile
Chiamami col tuo nome è il terzo film della trilogia del desiderio di Luca Guadagnino iniziata nel 2009 con Io sono l’amore a cui è seguito A bigger splasher del 2015.
La sceneggiatura scritta da James Ivory rimane fedele al romanzo da cui è tratta, ma è stata in seguito levigata con cura da Guadagnino e Walter Fasano per adattarla alla zona campana di Crema (dov’è ambientato il film) e non dare un carattere erotico al film, elemento che – a quanto pare – ha portato a divergenze d’opinione tra Ivory e Guadagnino che avrebbero dovuto dirigere insieme il film.
Chiamami col tuo nome preferisce esplorare la dimensione emotiva a quella fisica, l’aspetto seduttivo e le tensioni legate alle prime volte che rendono il film una storia di formazione estremamente realistica e sensibile. La narrazione è lenta, così come lentamente i protagonisti si seducono a vicenda, in lotta tra desiderio e timore, comunicando l’attrazione con linguaggi metaforici e messaggi contraddittori, finché le carte non si scoprono e diventa difficile far finta di nulla, così entrambi iniziano con prudenza questa relazione che tramonterà alla fine dell’estate.
Differenti sono gli umori che caratterizzano il film: c’è spensieratezza, c’è tensione, c’è energia sessuale, c’è romanticismo, c’è il forte richiamo storico all’Italia degli anni Ottanta dai quali i due innamorati sono estranei perché persi nel loro desiderio di esplorare, un’esplorazione prima geografica e poi emotiva.
L’estate diventa la dimensione di pausa dalla realtà, dal contesto storico, ma non è una pausa di pigrizia – tutt’altro – è il momento di espressività, di ricerca, di trionfo della vitalità, sia nell’inseguire emozioni positive quanto nell’abbandonarsi a una riflessiva malinconia. Tale ricchezza umana – per come rappresentata – richiama al cinema di maestri come Bertolucci e Visconti, ma in una chiave (inevitabilmente) contemporanea che fa di esso un esempio di congiunzione tra passato e presente, tra cinema italiano e cinema internazionale.
Un film da Festival in attesa di riconoscimenti importanti
Il film ha sedotto un numeroso pubblico dalla sua presentazione in anteprima al Sundance Film Festival 2017, arrivando ad esser considerato uno dei migliori film nella top ten 2017 dell’American Film Institute e del National Board of Review, fino ad ottenere tre candidature al Golden Globe 2018 nelle categorie miglior film, miglior attore protagonista (Chalamet) e miglior attore non protagonista (Hammer). È deludente che non abbia portato a casa alcun premio, ma gli Accademy Awards potrebbero riservare sorprese.
La chimica creata tra Chalamet e Hammer è il fuoco della storia, il loro talento è innegabile e magnetico, sanno far vibrare le note di colore di un soggetto che è giusto ricordare nasce da una scrittura di talento (con annessa riscrittura); senza una crew così innamorata del suo lavoro il film probabilmente sarebbe risultato anonimo.
Su carta Chiamami col tuo nome può sembrare un film di genere o una banale storia d’amore, ma l’idea di Guadagnino di puntare sulla parte mentale del desiderio dando più ampio spazio all’introspezione, apre alla poeticità del sentimento (senza melodramma), l’elemento che fa la differenza, quella differenza che lo rende un film d’autore.