Infinity War, ultima “fatica” di mamma Marvel, è al cinema ormai da parecchio. Tutti, o quasi, lo avranno visto e si saranno fatti un’idea del film, bella o brutta che sia, anche se per la verità la prima opzione eccede la seconda di molte miglia nautiche. Con un successo di pubblico planetario non localizzato soltanto a questo film, Marvel sta segnando un’intera epoca del cinema, trasportandoci da un mondo in cui tutto doveva essere coerente e aristotelicamente perfetto, a un mondo in cui non serve che un’opera cinematografica sia coerente con sé stessa né che questa presenti dei particolari intrecci di trama che tengano viva la mente dello spettatore (pagante) durante e soprattutto dopo il film. Bastano degli ottimi effetti speciali, quattro battute divertenti (intendiamoci: divertenti se pensate con nostalgia ai tempi dell’asilo) e tante, ma tante, botte da orbi che nemmeno Bud Spencer e Terence Hill.
Quale cinema?
Eppure ci sono, ci devono essere, dei motivi che rendano un film particolarmente apprezzato dal pubblico al di là degli elementi di cui poi esso si va a comporre. Dobbiamo allora riflettere su un quesito particolarmente interessante: siamo noi che ci conformiamo al cinema che vediamo? O è il cinema che si modella sui nostri desideri? Da questo quesito, si badi attentamente a questa cosa, molto dipende del modo di fare e intendere il cinema. Se infatti ci rispondiamo che ci adattiamo a vedere quello che ci viene proposto, ammettiamo che siamo infelici di un certo tipo di cinema, magari proprio di quello della Marvel. Può anche essere che nonostante ci piacciano i film dei “supereroi” ci aspetteremmo qualcosa di più da essi. L’universo DC, in questo senso, con i Batman di Nolan, ci aveva provato, ma oggi pare che si sia diffusa una certa opinione per cui quella sarebbe la maniera di non fare un film con i tanto amati personaggi dei fumetti americani.
Il Nolan della discordia
Ma il peccato originale di Nolan quale sarebbe? Beh, tanto per cominciare la troppa voglia di realismo, direbbe qualcuno. Perché spendere tempo e denaro nella ricerca di un elemento che non può essere dei supereroi come il “realismo”? A questo si potrebbe obiettare, e lo facciamo senza troppe remore, che senza una base di realismo o riferimento alla realtà che ci circonda il cinema si trasforma in un esercizio d’arte talmente commerciale che non vale più nemmeno il prezzo del biglietto. Se il cinema non nasce per suscitare in noi emozione e veicolare un messaggio (suo scopo primo) allora non ci serve. I Batman di Nolan erano un compendio di sociologia, nemmeno tanto profonda, comprensibili da tutti. O forse stiamo esagerando, visto quello che se ne dice. Il Joker sociopatico con una vena di giustizialismo nel sangue, il Due Facce rappresentante della disillusione moderna e del desiderio di distruggere tutto per ripartire da zero e, infine, il Bane rivoluzionario (dispotico-socialista), questi erano personaggi contro cui l’eroe si batteva. Estremismi forse inaccettabili ma incredibilmente affascinanti. Se non sono stati compresi, o non sono piaciuti, significa che si vive la vita con un bel paio di paraocchi. Ed ecco che torna Marvel, dove il buono uccide sempre il cattivo e dove il buono ha sempre ragione e il cattivo sempre torto. Niente sfumature. Le persone non le vogliono le sfumature (o sì, visto l’incasso degli ultimi due film di Foley). Fatto sta che personaggi problematici come i cattivi di quei tre Batman provocano troppi pensieri e portano le persone a farsi domande su loro stesse. E nessuno, davvero nessuno, vuole far domande su sé stesso.
La seconda ipotesi
Torniamo adesso alla nostra domanda di partenza, cioè se il cinema genera le nostre aspettative o se noi generiamo le aspettative del cinema. Prendendo in esame il secondo caso possiamo arrivare alla questione di fondo. Che il cinema si modelli sul gusto del pubblico non è nemmeno una questione da discutere. Certo, quando uscì il primo film Marvel tutto era un esperimento, un provare a vedere come sarebbe andata. I risultati hanno pagato molto e hanno anche portato al cinema tanti film che non si riesce nemmeno più a contarli. Ma perché “ci” piacciono? Una possibile risposta la troviamo in quella società che Nolan ha troppo brutalmente voluto portare sul grande schermo. In un’epoca segnata profondamente dall’analfabetismo funzionale non si possono portare al cinema né temi, né personaggi complessi. Intendiamoci bene: non si possono portare al cinema se l’obiettivo è il business. Se, come ancora per fortuna accade, si vogliono mettere su “pellicola” idee e pensieri il cinema vale ancora come sessant’anni fa. Ad ogni modo rimane sottinteso che se si vogliono portare a casa dei numeri da capogiro per quel che concerne gli incassi, non si possono portare al cinema film con uno o più messaggi. Le persone semplicemente non lo capirebbero e uscirebbero dalla sala storcendo la bocca. Un qualsiasi Iron Man è già molto più confortante: sai già che vincerà, sai già che non soffrirà, sai già che ti darà quella sana dose di marpionismo e squallore che ti rende felice. Stessa cosa dicasi per Captain America: sai già che l’America va difesa ad ogni costo, sai già che bisogna vincere per la libertà di tutti popoli (come no!), e il resto va da sé. Ci piacciono le favole col lieto fine, non la cruda realtà.
A questo punto potremmo dire che se esistono i film Marvel come Infinity War, che chi vi scrive apprezza meno de La Corazzata Potemkin (che era e resta una “cagata pazzesca”), è colpa/merito nostro. Scegliete voi. Una cosa però è sicura: stiamo andando al cinema a guardare enormi progetti di marketing ultimamente. Star Wars non fa eccezione, con l’unica postilla relativa al fatto che un grande sforzo è stato fatto, dal punto di vista narrativo, per creare una “novità”. Stiamo dando i nostri soldi a un sistema che decide cosa è bello, buono e “figo” senza metterci noi, in prima persona, a cercare di discernere la qualità dall’immondizia, anche quando si parla di film di intrattenimento. Il fatto che debbano intrattenere non significa che non debbano lanciare un messaggio alla nsotra anima e alla nostra mente. Ecco: in Infinity War (tanto per prenderne uno a caso) non c’è messaggio. Però c’è Scarlett Johansson che vale il prezzo del biglietto, dico bene? E invece no. Non lo vale nemmeno lei. Nulla di Marvel è mai valso il prezzo del biglietto.