Nella storia del cinema degli ultimi 50 anni, uno dei registi più influenti e apprezzati è certamente John Carpenter, che con i suoi film ha saputo attraversare i generi e appropriarsi del mezzo cinematografico con insuperabile lucidità e maestria, mettendo in scena opere controverse, provocatorie e difficilmente classificabili, ancora oggi fonte di ispirazione per le nuove generazioni di cineasti. Noi di Moviesource.it abbiamo deciso di omaggiare la carriera di questa leggenda vivente del cinema con un lungo viaggio all’interno della sua straordinaria filmografia, con la speranza di poter presto vedere e ammirare delle sue nuove opere e di fare avvicinare quante più persone possibili ad alcuni intramontabili cult della storia del cinema. La prima tappa del nostro percorso nel cinema di John Carpenter è Dark Star, primo lungometraggio per il grande schermo del regista americano.
Dark Star: l’esordio di John Carpenter fra parodia di Kubrick e critica sociale
Dopo una necessaria e temprante esperienza con i cortometraggi, il 26enne John Carpenter nel 1974 mette in scena insieme all’amico Dan O’Bannon (per l’occasione attore, montatore e co-sceneggiatore) Dark Star, estensione per il grande schermo di un lavoro cominciato dal regista ai tempi dell’università. Siamo di fronte a un appassionato quanto ironico omaggio ai grandi classici della fantascienza, in particolare alla pietra miliare di Stanley Kubrick 2001: Odissea nello spazio. In un’epoca di fantascienza impegnata e di astronauti trattati come veri e propri eroi, John Carpenter smonta tutte le certezze dello spettatore trasportandolo a bordo della Dark Star, astronave in viaggio da 20 anni con il poco edificante compito di distruggere attraverso bombe intelligenti i pianeti usciti dalle loro orbite, con a bordo 4 astronauti fricchettoni perennemente in bilico fra noia e schizofrenia, più interessati a chiacchiere, riviste e all’accudimento di uno strano alieno a forma di palla, che alla loro missione.
Pur con irrisori mezzi a propria disposizione (circa 60.ooo dollari di budget totale), John Carpenter realizza un piccolo gioiello della fantascienza, capace di andare oltre alla mera parodia di 2001: Odissea nello spazio (e per certi versi anche di Il dottor Stranamore – Ovvero: come ho imparato a non preoccuparmi e ad amare la bomba) per intavolare con un dissacrante umorismo una tagliente satira sul potere e sulla concezione dell’eroismo, impreziosita dalle prime importanti testimonianze della tecnica registica del Maestro (su tutte le scena dell’ascensore, piccolo saggio di tensione e padronanza della macchina da presa) e da un’atmosfera squisitamente pop, condita da particolari scelte cromatiche e da un’azzeccata colonna sonora country, composta dallo stesso regista.
Un B-movie d’autore di encomiabile intelligenza cinematografica
Dark Star è un vero e proprio B-movie d’autore, che affianca a effetti speciali volontariamente ai limiti del ridicolo delle trovate registiche e tematiche che negli anni successivi saranno ampiamente sfruttate dal grande cinema hollywoodiano, come le lente riprese delle astronavi in movimento o la condizione di isolamento di un gruppo di astronauti (Star Wars e Alien arriveranno solo nel 1977 e nel 1979). A rimanere maggiormente impressi sono così il grottesco equipaggio, totalmente disinteressato verso nobili imprese o rischiose missioni e imprigionato nella ripetitività e in una condizione di perenne apatia, e soprattutto la figura della bomba intelligente, dotata di una propria coscienza e determinata ad affermare la propria personalità attraverso esilaranti dispute filosofiche, accesi dibattiti e un cammino autodistruttivo che diventa chiara allegoria dei pericolosissimi deliri di onnipotenza degli uomini di potere.
Con pochi soldi, ma tante brillanti idee e un’intelligenza cinematografica già straordinariamente sviluppata, John Carpenter mette in scena un piccolo cult della fantascienza anni ’70, capace di intrattenere lo spettatore con i suoi assurdi dialoghi e la sua atmosfera genuinamente straniante, ma anche di farlo riflettere sulla realtà che lo circonda, grazie a un efficace parallelo con l’aggressiva politica estera degli Stati Uniti e a una progressivamente più pungente e ironica critica alla presunta efficienza e inattaccabilità dell’intelligenza artificiale e dei più raffinati sistemi tecnologici. Nonostante qualche passaggio a vuoto nella parte centrale, all’esordio sul grande schermo Carpenter dimostra come sia possibile fare fantascienza intelligente e raffinata con un pallone di gomma, qualche lucina colorata e degli sgangherati modellini, senza mai rinunciare all'(auto)ironia, che culmina con una surfata fra le stelle indelebilmente scolpita nella storia del cinema.
L’esilarante parabola sull’anti-eroismo di John Carpenter
Dark Star è fantascienza divertita e divertente, che con un occhio ai classici del passato e il cuore rivolto verso la più sfrenata e dissacrante sperimentazione riesce a dare vita a una spassosa e premonitrice metafora di una società perennemente annoiata e a una corrosiva critica nei confronti dei vizi e delle contraddizioni del potere. Una parabola sull’antieroismo che segna il folgorante esordio dietro alla macchina da presa di un regista destinato a scrivere momenti unici e incancellabili della storia del cinema.