Scrivere una recensione su Dirk Gently’s Holistic Detective Agency non è cosa semplice. Da una parte perché è una serie tv strana, sicuramente particolare; dall’altra perché è talmente divertente e avvincente che raccontare la trama rovinerebbe il piacere di vederla. Dunque, non scenderemo nel dettaglio della storia, anche se inevitabilmente dovremo svelare parte di essa.
Un caso intricato
Tutto ha inizio con un caso, un pluriomicidio per l’esattezza, compiutosi in una lussuosa suite di un hotel. Un facchino di nome Todd Brotzman (Elijah Wood) si ritrova suo malgrado coinvolto nella scena del crimine e diviene subito sospettato dagli agenti del reparto “persone scomparse”, Estevez (Neil Brown Jr.) e Zimmerfield (Richard Schiff). Licenziato in tronco dal suo capo, perseguitato dal proprietario di casa, con una sorella affetta da una rara e particolare malattia (la pararibulite) e con un segreto che lo logora dentro, Todd fa la conoscenza di un eccentrico investigatore, Dirk Gently, che lo ha assunto (anche se non sarà lui a retribuirlo ma l’universo stesso) come assistente per il caso in questione (leggi qui). I due iniziano ad indagare sull’omicidio di Patrick Spring e sulla scomparsa di sua figlia Lydia, che in realtà trovano quasi subito a casa di Gordon Rimmer (Aaron Douglas). La ragazza, però, ha degli strani comportamenti cammina a quattro zampe e abbaia come fosse un cane, mentre il corgi dell’uomo non sembra un comune animale. Infatti, Dirk e Todd scoprono nel corso delle puntate che Gordon con i suoi tirapiedi vestiti di nero pelati e con dei misteriosi tatuaggi sulla nuca, hanno scambiato le anime di Lydia e del corgi allo scopo di ricattare Patrick Spring o Zackariah Webb (la sua vera identità). Ciò che vogliono da lui è la macchina del tempo che egli stesso ha inventato negli ultimi decenni del XIX secolo. Questa viene trovata da Todd e Dirk, aiutati da Farah Black (Jade Eshete) e Amanda Brotzman (Hannah Marks), che scoprono di essere finiti in una sorta di loop temporale creato dallo stesso Webb per rimediare ai danni provocati dalla sua invenzione e per salvare la sua amata figlia Lydia. Sembra quasi che non ci sia altra scelta che seguire questo difetto nel tempo per sistemare le cose: trasferire nuovamente l’anima della giovane Spring nel suo corpo e risolvere il caso dell’omicidio del padre. In fondo Dirk l’ha sempre detto «everything is connected», ogni cosa è connessa all’altra, intrecciata ad una ragnatela che è l’universo stesso. E questo caso intricato ne è stata la testimonianza concreta per far ricredere coloro che, all’inizio di questa avventura, si sono mostrati un po’ scettici di fronte alle sue assurde teorie.
Non andiamo oltre con la storia, abbiamo già detto tanto anche se una piccola parte. Aggiungiamo solo che la stagione appena conclusa lascia molti punti interrogativi, ai quali gli spettatori non hanno avuto risposte nelle otto puntate: chi siano esattamente Dirk e Bart (Fiona Dourif), l’assassina olistica? In cosa consiste precisamente il progetto militare “Black Wing”, nel quale sembrano coinvolti lo stesso investigatore olistico e i Tre Vandali (o Trio Chiassoso)? Non c’ è da temere perché la serie continuerà e sicuramente ne vedremo delle belle.
Una serie non comune
Sicuramente Dirk Gently’s Holistic Detective Agency non è una serie comune e proprio tutte le sue particolarità la rendono unica nel suo genere, nonché coinvolgente. Innanzitutto, la sceneggiatura ben costruita ci regala dei divertenti dialoghi non sense difficilmente imitabili, oltre che una storia frammentaria che ha un preciso scopo, quello di legare i diversi destini dei personaggi. Il cast scelto per questa serie è azzeccato, ognuno riesce a interpretare al meglio il proprio ruolo caratterizzandolo, anche chi ha parti secondarie. Pensiamo a Dorian (Ty Olsson), il proprietario di casa di Todd che, nonostante sia apparso solamente nel primo episodio, ci ha fatto ridere come non mai con il suo approccio poco ortodosso nel chiedere i soldi ai propri affittuari. Oppure a Bart, con quella sua voce roca, il modo di guidare curvo e il suo uccidere la gente in base alle sue sensazioni; Gordon, il villain, che tutto ciò che desidera è poter tornare ad essere una rock star, invece di essere costretto a trovarsi nei panni di quell’uomo grassottello con quella voce un po’ ridicola e per niente da cantante. Insomma, l’elenco potrebbe continuare all’infinito. Sono tanti i personaggi che si incontrano in questa serie e nessuno di loro è scontato o banale, anzi tutti contribuiscono alla riuscita della storia. Che lo si veda in lingua originale o doppiato non c’è alcuna differenza, né nell’interpretazione dei vari personaggi né nella trasposizione dei dialoghi da un idioma all’altro.
Altro dettaglio interessante è che alla regia delle otto puntate, ci sono stati quattro registi diversi, ognuno dei quali si è occupato di due episodi: Dean Parisot, Michael Patrick Jann, Tamra Davis e Paco Cabezas. Il creatore della serie, nonché unico sceneggiatore è Max Landis, che ha magistralmente costruito la storia sulla base dell’omonima opera di Adams Douglas. Cosa non semplice ma che ha dato vita a un prodotto visivo valido sotto ogni punto di vista.
Ci aspettiamo che il tenore di Dirk Gently rimanga questo anche nella prossima stagione, che – lo diciamo senza peli sulla lingua – non vediamo l’ora di vedere.