Dirty John è una nuova serie di Bravo TV sbarcata su Netflix il 14 febbraio 2019. Tratta dall’omonimo podcast del giornalista Christopher Goffard del Los Angeles Times, è basata su una storia vera, benché alcune vicende siano frutto della fantasia degli autori. Il podcast è stato adattato da Alexandra Cunningham, produttrice di Desperate Housewives.
Un san Valentino insolito
Avete voglia di un san Valentino alternativo? State, magari, aspettando che la vostra dolce metà caschi giù dal pero come successe a Newton con la famigerata mela? Beh, Dirty John non è sicuramente la serie più adatta a voi. Non c’è spazio, qui, per gli aulici sentimenti decantati ai tempi dell’amor cortese e dello Stilnovo trecentesco: pochi baci veramente romantici, tante bugie e disonestà a iosa. In compenso, non mancano scene in cui sono raffigurati viscidi contatti carnali. Quale miglior stratagemma, d’altronde, per irretire narcisisticamente i sensi del partner e tenerselo stretto con l’inganno e la manipolazione affettiva? In altre parole, siete davanti ad un amore parecchio dirty. Non aspettatevi una trama harmony.
Se invece il vostro boy vi ha appena mollate e siete sedute sul divano di casa, avvolte da una copertina ed intente ad ingurgitare cucchiaiate di gelato, proprio nel giorno in cui un sacco di altre coppie fingono di amarsi all’inverosimile, questa serie è qui per consolarvi e per farvi perdere anche l’ultimo briciolo di speranza e fiducia nel genere maschile… Lovely, no?
John, oh “dear” John
Dirty John è la storia di Debra Newell (Connie Britton), bionda single americana di successo, reduce dal fallimento di ben quattro matrimoni. Dopo aver consultato vari siti d’incontri ed esser uscita con decine di pretendenti, Debra sembra aver trovato finalmente l’uomo perfetto: un tale John Meehan (Eric Bana), medico di grande esperienza in Iraq, dannatamente galante e apparentemente “diverso” da chiunque altro. Peccato che di vero, in quel che riferisce, ci sia ben poco. Sembrava così kawaii e invece… Le uniche a nutrire sin da subito dei dubbi nei confronti di John sono le due figlie di Debra, Veronica (Juno Temple) e Terra (Julia Garner): saranno loro a scoprire la vera identità di John e a rivelare le menzogne da lui raccontate.
I segnali di un comportamento disarmonico, ossessivo ed avventato emergono, infatti, sin da subito: la proposta di installare delle telecamere in casa per questioni di “sicurezza”, la volontà di conservare tanti, troppi contanti in casa, l’arrivo di strane missive da vari centri detentivi, l’isolamento, sporadici momenti di raptus, il matrimonio celebrato appena due mesi dopo il primo incontro, ecc… È inevitabile che lo spettatore arrivi a temere il peggio, complici l’abilità manipolatrice di John e il tipico istinto da creocerossina ingenua insito nell’animo di Debra.
Chi sono i veri “grandi”?
Dirty John va in onda, negli USA, su un canale, Bravo TV, dal target prettamente femminile e, non a caso, femminile è anche il punto di vista di questa serie: John è presentato e percepito come una figura inquietante, voltagabbana ed utilitarista. John, tra l’altro, è uno fra i nomi anglofoni più comuni in assoluto, in grado di riferirsi a chiunque e, al tempo stesso, a nessuno in particolare. Quasi a voler erigere un ammonimento aere perennius. In altre parole, state alla larga dai brutti ceffi! Dall’altro lato, pare si voglia caratterizzare Debra come una donna pronta a subire passivamente le scelte di suo marito e a commettere qualunque sacrificio pur di sfuggire alla solitudine che pervade la sua vita. L’Antigone di Sofocle ci fa un baffo, in pratica. Mi rattrista l’idea fallocentrica alla base di questa narrazione, ma capisco si tratti di una realtà alquanto radicata: molte donne si sentano, spesso, realizzate e quasi legittimate nella loro esistenza solo se affiancate da un uomo.
Interessanti sono, invece, i personaggi di Veronica e Terra che, per quanto viziate, si sono rivelate estremamente più scaltre e dinamiche di Debra stessa. Sono loro a fornire alla madre gli strumenti per reagire, sono le nuove generazioni a dare, paradossalmente, l’esempio. Se da una parte esiste un mondo di adulti permeato da intrighi, tradimenti, questioni legali e conti con la propria coscienza, dall’altro lato abbiamo quello post-adolescenziale, più propulsivo e meno cieco. Adulti parassiti contro giovani assennati. Mia sensazione, probabilmente. Che siano questi gli effetti di tante relazioni sbagliate, magari cercate online e consumate nell’arco di pochi mesi? Quite scary.
Senza arte né parte?
Dirty John non va infangato, né elogiato: è lì, nel limbo, traghettato dal cocchiere dagli occhi di brace per l’Acheronte. Non è ad un livello di epicità tale da divenire un cult, ma le parole finali di Debra ne fanno comunque emergere uno scopo pragmatico e didascalico molto chiaro: un monito nei confronti di tutte quelle relazioni deleterie, in grado di distruggere la vita di famiglie intere. Denunciare o allontanarsi da situazioni pericolose non ci rende vigliacchi, ma solo prudenti.
Dirty John trae certamente la sua forza dall’interpretazione di Connie Britton, protagonista anche in Nashville, American Horror Story o 911, e di Eric Bana, bravissimo nell’impersonare, da una parte, il ruolo del corteggiatore romantico-adulatore e, dall’altra, la calcolata freddezza del bugiardo seriale. Ma, al tempo stesso, la cornice glamour-rococò si rivela a tratti stucchevole, caricaturale: siamo nella super cool Newport Beach, in California, dove gli yacht club si susseguono innumerevoli lungo le banchine dei porti, le ragazze indossano costosissimi abiti griffati e le chiese ipertecnologiche e minimali sono all’ordine del giorno. Originalità ne abbiamo? L’ambientazione simile a quella di Big Little Lies si incrocia con la presenza di personaggi stereotipati (figlie viziate ed ostili, anziane devotissime a Dio e donne, spesso, incapaci di lasciar trapelare emozioni sane). L’ostentazione estetica, lo sfarzo eccessivo, banalizzano tematiche estremamente attuali, sfiorando, talvolta, la soap opera. Peccato.