L’esploratrice Dora, quella dei cartoni animati per i più piccoli, esordisce – anche inaspettatamente se vogliamo – in questi giorni al cinema in Dora e la città perduta, produzione Paramount e, ovviamente, Nickelodeon Movies, in un film d’avventura che, sebbene godibile, non ha ben capito cosa vuole fare da grande. Quella che invece è ben sicura di quale vita e quale carriera percorrerà una volta adulta è sicuramente Dora, la protagonista del film ispirato all’omonimo cartone animato che da 19 anni insegna ai bimbi di tutto il mondo le meraviglie della natura e della storia. Dora infatti sin da piccola mostra una innata predisposizione per l’esplorazione e con l’aiuto della fantasia e del suo cuginetto Diego, oltre alla sua scimmietta Boots, si lancia a capofitto nell’avventura.
Dora e la città perduta racconta, in un live action dai valori di produzione anche notevoli a tratti, una storia alternativa della piccola esploratrice arrivata in TV in Italia nel 2005 e solita rivolgersi direttamente ai suoi piccoli spettatori rompendo con continuità la quarta parete. Storia alternativa perché dopo un corto antefatto non seguiremo la giovanissima nella sua infanzia, bensì da più cresciuta adolescente, mandata a forza dai propri genitori a vivere come una normale ragazzina di liceo americana dopo aver invece passato tutta la sua vita nella giungla del Perù.
La giungla ci aspetta, andiamoci in fretta
Non fatevi però ingannare: non si tratta di una rivisitazione in chiave latino-americana de “Il ragazzo di campagna” di Pozzetto, perché dopo i primi, e certamente imbarazzanti, momenti a scuola, la vita di Dora, Diego e due compagni di scuola viene sconvolta da un rapimento, il quale li porterà alla ricerca dei genitori della ragazza, dispersi guarda caso… Nella giungla peruviana. Dora e la città perduta perciò si dipana come un Indiana Jones all’acqua di rose, un film che grazie a un buon budget e discreto giovane cast si posiziona a metà strada tra gli “imperdibili classici” del pomeriggio di Italia 1 di una volta e invece i mostri sacri del genere. Questo stare tra due guadi è un po’ il leitmotiv e il problema dell’intera produzione diretta da James Bobin (Alice attraverso lo specchio), nel suo non sapere esattamente a che target riferirsi (in maniera simile al recente Angry Birds 2).
Tutto ciò risulta evidente per l’intera durata della pellicola, con battute e situazioni chiaramente infantili che si accompagnano invece a situazioni leggermente più mature e dall’appeal più “millennial”. Perché ci sono due nettamente distinte categorie di persone che possono avere interesse per Dora e la città perduta: i bambini di oggi, che vivono ancora di repliche, spin-off e album di figurine del cartone originale e dall’altra parte i ragazzi che ora possono avere 20-25 anni, sono magari cresciuti con Dora e ne conservano un ricordo nostalgico. E questo dualismo il film lo soffre, faticando a trovare un equilibrio tra le sue due anime, tra personaggi dallo sviluppo prevedibile, un ovvio lieto fine e battute sulla pupù da una parte e dall’altra citazioni all’originale e enigmi in stile videogame con una manciata di buone trovate, apprezzabili anche da un pubblico adulto.
Dora Dora Dora l’esploratriceeeee
Chi invece ci ha convinto del tutto è lei, Dora, la scoppiettante Isabela Moner, già brevemente vista in Sicario: Day of the Soldado e Transformers – L’ultimo Cavaliere. Chiaramente Dora non è un’interpretazione – e soprattutto un ruolo – che le varranno una nomination per gli Academy Awards, ma era chiaro che il successo di un film così sarebbe stato in gran parte legato a quanto convincentemente la ragazza di Cleveland (ma con origini peruviane) avrebbe portato sul grande schermo un personaggio finora solo disegnato. La sua energia nell’interpretare questa Dora più adulta nell’aspetto ma in fondo sempre la stessa bambina cresciuta nella giungla ci ha conquistato ed è forse la nota più lieta del film. Parole invece meno edificanti possono essere spese per i suoi compagni d’avventura, a dire il vero costretti da personaggi stereotipati con la profondità di una pozzanghera.
Abbiamo inoltre trovato piacevoli le citazioni fatte (non ve le spoileriamo tutte) al cartone animato, più o meno palesi, con momenti particolarmente divertenti legati al rapporto con la già citata quarta parete o alla strana natura degli animali del film, oltre alle canzoni che aprono e chiudono Dora e la città perduta, un po’ come succede proprio nel cartone animato e le sue sigle.