Rilasciata da Amazon Prime Video il 18 dicembre 2020, El Cid narra la storia di Rodrigo Diaz de Vivar, un condottiero divenuto celebre durante la Reconquista e la cui memoria è stata resa immortale dal poema “Cantar de Mio Cid“. La Serie TV, in cui a interpretare Rodrigo Diaz de Vivar è il noto Jamie Lorente (Denver in La Casa di Carta) è dunque ambientata nella penisola iberica dell’XI secolo, che vedeva l’el-andalus (il califfato iberico) attraversare una profonda crisi interna e intrattenere con difficoltà i rapporti con i cristiani. I delicati equilibri interni, infatti, si infransero già nel 1002 con la morte del califfo Al-Mansur e, nei decenni successivi, i regni delle Asturie, di Castiglia, di Leon, di Navarra e la contea di Barcellona iniziarono a espandersi militarmente nell’entroterra spagnolo.
Una grande occasione sprecata
La figura del Cid divenne celebre proprio in questo contesto e la prima stagione della serie rilasciata da Amazon Prime Video narra l’inizio della sua storia. Rodrigo De Vivar, nato tra il 1040 e il 1043, visse alla corte di Ferdinando I, re di Castiglia e Leon, a partire dalla morte del padre. Le origini di Rodrigo non sono ovviamente modeste tant’è che suo nonno fu conte e governatore di Asturia. Buona parte della prima stagione si concentra sulla vita del giovane Rodrigo alla corte del re e sulla fase in cui sarà messo al servizio del primogenito di quest’ultimo, Sancho. El Cid è una Serie Tv che prende in esame un periodo storico sicuramente affascinante e degno di interesse ma, dopo la conclusione dei cinque episodi che compongono la prima stagione, non si può fare a meno di pensare che si sarebbe potuto cogliere meglio l’occasione.
La serie diretta da Adolfo Martinez intrattiene e mantiene un buon ritmo dall’inizio alla fine, ma pecca irrimediabilmente sotto diversi punti di vista. A non convincere non sono tanto la fotografia o le scelte registiche, ma la profondità dei personaggi e la recitazione. I cinque episodi sono piacevoli da guardare, ma è evidente che lo stile di recitazione – soprattutto quello degli attori che non interpretano Rodrigo, Ferdinando I e sua moglie Sancha – sia poco naturale e ciò appare molto chiaramente soprattutto nelle scene più drammatiche, dove si nota una tendenza all’esagerazione delle reazioni umane. Senza voler esprimere giudizi sull’accuratezza storica, poiché sappiamo bene che ogni rappresentazione della Storia è una sua “falsificazione”, bisogna però riconoscere che si tratta di una produzione che cerca di avere un aspetto verosimile.
Quando ci si confronta con un’opera ambientata in un particolare periodo storico, è bene ricordare che essa rispecchia la visione che l’autore ha di quell’epoca e che, pertanto, si tratta di un’interpretazione. El Cid, ci propone una visione del Medioevo sicuramente già vista in altre opere e può fare affidamento su un’ottima varietà nei costumi di scena. Un aspetto positivo della serie, inoltre, è il non aver mostrato i regni cristiani e il califfato come sistemi chiusi tra loro impermeabili, poiché oggi sappiamo che i contatti tra le due parti erano abbastanza frequenti. Nella serie trovano spazio anche altri temi – intrighi politici, familiari e complotti – che questo tipo di produzioni è da anni abituato a proporre al pubblico.
A costituire il nucleo principale della narrazione è il tema dell’ascesa sociale di Ruy, che è strettamente connessa ai suoi successi militari, ma a esso si affiancano questioni secondarie, principalmente inerenti alla vita di corte, che – dal momento in cui sono state inserite – meritavano di essere trattate in maniera più approfondita. La mancanza di profondità è un problema che riguarda anche la scrittura dei personaggi, in particolare di quelli secondari, che finiscono per essere piatti e privi di qualsivoglia spessore. Questo non vuol dire che si tratti di personaggi privi di scopo; essi hanno eccome dei fini da perseguire – quasi sempre legati al potere – ma non crescono nel corso dei cinque episodi.
El Cid offre il meglio di sé nel comparto visivo e sonoro
Uno degli aspetti migliori di El Cid è la fotografia; l’uso della luce e la presenza di colori caldi (soprattutto nelle scene ambientate negli spazi aperti) danno lustro agli splendidi territori iberici. Dal punto di vista tecnico, dunque, la serie prodotta da Amazon è decisamente apprezzabile, sebbene non ci siano elementi qualitativamente strabilianti o di particolare originalità. La rappresentazione delle battaglie, ad esempio, è assolutamente piacevole da osservare – grazie al tono dei colori e alla percezione sonora della fisicità degli scontri – ma si nota immediatamente come si segua pedissequamente l’esempio di altre produzioni. Risulta quasi impossibile, ad esempio, non fare un paragone con le battaglie mostrate in Kingdom of Heaven di Ridley Scott, anche sotto il punto di vista dei movimenti di macchina nelle fasi delle battaglie. Va sottolineato, inoltre, che la colonna sonora svolge adeguatamente il suo lavoro ed è tutto sommato piacevole, sebbene non riesca ad essere memorabile.
La prima stagione di El Cid aveva molto potenziale, ma è evidente che non sia riuscita a valorizzare la storia di Rodrigo Diaz de Vivar. Non sarebbe giusto sostenere che la serie non funzioni sotto ogni aspetto perché essa, di fatto, intrattiene ed è piacevole da guardare, ma non raggiunge il livello qualitativo di serie come The Last Kingdom o Game of Thrones, soprattutto per quanto riguarda la scrittura e la profondità dei personaggi. In ogni caso El Cid ci testimonia come il mercato spagnolo sia senza dubbio da tenere d’occhio, sebbene sia chiaro che – almeno per quanto concerne il piccolo schermo – ci si debba distanziare ancora molto dagli stilemi delle telenovelas. Le basi della serie tv rilasciata da Amazon, nonostante i difetti, lasciano comunque sperare che la seconda stagione rimedi alle mancanze della prima.