The Secret Scipture è arrivato alla Festa del Cinema di Roma sotto il patrocinio del regista irlandese Jim Sheridan, il quale ha presentato con orgoglio il suo adattamento cinematografico al romanzo Il Segreto di Sebastian Barry del 2008 (edito in Italia Bompiani, nel 2010).
La protagonista è Roseanne (Vanessa Redgrave), un’anziana donna internata da cinquant’anni nell’ospedale psichiatrico di Roscommon, Irlanda. L’edificio però sta per esser ristrutturato e trasformato in una SPA e lo staff medico sta valutando chi trasferire e chi rilasciare nella comunità.
Il giovane medico William Grene (Eric Bana) arriva in questo caotico contesto, interessato al caso che ha portato ad internare Roseanne: infanticidio.
La donna però ha sempre sostenuto di non aver ucciso suo figlio, certa che lui sia vivo e per tanto determinata a non lasciare l’ospedale perché – se mai dovrà uscire da quel posto – vuole che sia con suo figlio.
Una biografia scritta sulla Bibbia
Il dottor Greene scopre che la donna ha scritto tutta la sua vita sui testi sacri forniti dall’ospedale, modificando le parole dei profeti e cancellando “la parola di Dio” per dar voce alla sua storia, a quello che per lei è stato importante, vero, e poterlo leggere e rileggere lì dove gli elettrodi hanno tentato di cancellare la sua identità. Scopriamo così che la giovane Roseanne (Rooney Mara) nel 1942 si era trasferita nella contea di Sligo con il sogno di una vita pacifica, lontana dalla guerra, lontana dallo scontro tra cattolici e protestanti. La comunità è per lo più cattolica, mentre lei e sua zia sono protestanti, ma la rigida zia ha un cafè alla moda ed importante nella comunità e per tanto è rispettata.
Lì conosce Michael McNulty (Jack Reynor) un’affascinante giovane mal visto perché alleato con i britannici e dal quale Roseanne è invitata a stare alla larga da uno dei leader dell’IRA. Contemporaneamente incontra un altro uomo, Padre Gaunt (Theo James) che la perseguiterà con la sua presenza, ossessionato da lei, incapace di essere solo uomo di Fede e che colpevolizzerà Roseanne per “quello che fa agli uomini” che nella comunità la guardano con desiderio.
La colpa di essere donna
Jim Sheridan – in veste di regista, sceneggiatore e produttore – ha voluto cambiare molto del libro per rendere la vicenda più cinematografica, interessato per lo più a raccontare di una madre e di un figlio, nel contesto storico di un’Irlanda cattolicissima che forzò tante adozioni. Questo rende la pellicola “toccata da molti altri film, come per esempio Magdalene o Philomena“ su ammissione dello stesso Sheridan, ma che diventa palese pur senza questa premessa. Se in qualche modo infatti la narrazione è coinvolgente – trascinata dalle ottime performance di Mara e Redgrave – in tutto il film ci sono continui déjà vu alle pellicole sopra citate e questo porta un inevitabile confronto dove The Secret Scripture perde.
Sheridan strizza l’occhio al mondo femminile, vuole puntare i riflettori su una donna vittima di un sistema patriarcale fomentato dalla religione cristiana, vuole che la sua protagonista sia una donna di carattere e le sue interpreti sicuramente riescono a trasmettere questa energia, ma dall’altro lato vediamo una Roseanne totalmente identificata nel ruolo di moglie – l’anziana Roseanne ripete ossessivamente di essere Roseanne McNulty, moglie di Michael McNulty – e madre, non c’è alcun interesse da parte della regia di empatizzare con lei in quanto donna e la sceneggiatura – d’altronde – non accenna il minimo interesse a valorizzare l’autodeterminazione di Roseanne.
Alla Festa del Cinema di Roma Jim Sheridan ha mostrato di essere un uomo politicamente attivo e impegnato, riflettendo sullo scontro di religioni, sulle diversità tra Irlanda e Gran Bretagna, ragionando sul mondo europeo e la Brexit; è alquanto deludente dunque vedere che ha portato una storia manipolata che puzza di vecchio. Nel 2016 – in cui ancora si lotta per la parità di diritti tra sessi – quanto può essere interessante vedere sul grande schermo una donna vittimizzata? Quanto può essere innovativo vedere una donna senza sogni, se non quello di vivere il vero amore?
E, a proposito del vero amore, bisogna prepararsi psicologicamente a tollerare i vari personaggi sospirare – con una certa frequenza – frasi come “il loro era vero amore”.
Un buon Harmony cinematografico
Il film vorrebbe denunciare una realtà come è già stato fatto – in modo migliore – da altri e vorrebbe mostrare gli aspetti politico-culturali dell’Irlanda degli anni Quaranta, ma oltre le belle scenografie nelle contee di Wicklow e Kilkenny, è difficile riuscire a cogliere altro dell’Irlanda, tutto è sullo sfondo e rappresentato in modo superficiale, poco chiaro, tanto da non esser colto da chi non conosce la storia irlandese.
The Secret Scripture diventa un’opera commerciale, buona ad intrattenere e ad emozionare a caldo, ma deludente considerando quanto abbondi di materiale ed elementi su cui riflettere e sui quali dice poco e niente. Coraggioso è stato Sheridan a presentare questa pellicola come un lavoro impegnato e di denuncia, quando si rivela solo un film romantico dove il dramma è per lo più favorito da un amore non corrisposto.
Il famoso colpo di scena finale preannunciato dal regista si può intuire dall’inizio, quando uscirà il 5 gennaio 2017 non aspettatevi dunque sorprese e grandi messaggi, ma è un melodramma godibile supportato da un’ottima recitazione.