La faida tra Bette Davis e Joan Crawford, riportata in vita da Ryan Murphy, continua nel secondo episodio di Feud – Bette and Joan, intitolato The Other Woman.
Il set del film Che fine ha fatto Baby Jane? fa da sfondo all’intricato rapporto tra le due protagoniste che hanno intenzione di sfruttare al massimo l’occasione di una pellicola che si preannuncia di grande impatto, non ammettendo che un’altra donna possa oscurare le loro performance, e non solo sul set.
Murphy, per raccontare la storia delle due grandi attrici dalle favolose carriere, ricorre all’espediente dell’intervista (già usato recentemente dal regista in American Horror Story: Roanoke) a cui si prestano due colleghe di Bette e Joan, Olivia De Havilland e Joan Blondell interpretate rispettivamente da Catherine Zeta-Jones e Kathy Bates.
La triste realtà è che Bette e Joan, sono diventate prede inconsapevoli del mercato hollywoodiano, impersonato da Jack Warner (Stanley Tucci), che cerca in tutti i modi di servirsi della loro rivalità per sopperire, in qualche modo, allo sfiorire della loro giovinezza. Il regista Robert Aldrich (Alfred Molina), per volere di Warner, decide di partecipare al “gioco” e aizzare le attrici l’una contro l’altra in modo da creare rumors accattivanti da vendere alla stampa. Dopo un breve periodo di tregua, in cui le due donne capiscono che solo alleandosi possono emergere in un mondo dominato dagli uomini che voglio controllarle, l’antagonismo reciproco ritorna più acceso che mai, alimentato dagli stessi uomini che invece vogliono dividerle in nome del successo. Dietro lo sfarzoso luccichio di falsh e riflettori si tessono le trame di una realtà cinematografica ben più cruda e vorace dove arte e consumismo si fondono, per dare vita ad un industria governata dal vil denaro.
Bette e Joan si fanno scudo della loro forza esteriore e della loro aggressività, colorita da una buona dose di egocentrismo, nascondendo però un’interiorità fatta di insicurezze e paure, entrambe costrette ad assistere alla dipartita della loro giovinezza, della loro carriera e di un tenore di vita che ormai non possono più permettersi. Susan Sarandon e Jessica Lange continuano a dare prova della loro classe e bravura interpretativa, gestendo con maestria personaggi molto complessi, dagli accenti forti ma allo stesso tempo impregnati di un’umanità e una fragilità che, inevitabilmente, creano empatia nello spettatore.
Alfred Molina si inserisce alla perfezione nel talentuoso duo femminile, interpretando un uomo al confine tra i due mondi: quello dell’arte e quello del mercato, diviso a metà tra i sentimenti e tra il desiderio di fama sia nella sua carriera sia nella sua vita privata. Ci ricorda a tratti, seppur in maniera più pacata, Diego Rivera, il pittore dongiovanni interpretato da Molina nel film biografico Frida.
Dopo un prima infarinata generale del pilot, nel secondo episodio vengono approfonditi gli argomenti che il regista vuole evidenziare: sessismo, misoginia e discriminazione dell’industria cinematografica che fanno da cardine alla più profonda crisi che investe le due dive individualmente, come artiste e come persone, oltre alla loro reciproca rivalità.