1964, Oklahoma, in un teatro pieno Joan Crawford avanza tra il pubblico brandendo un’ascia di scena con il desiderio negli occhi che quell’arma sia vera, ma ahimè è solo una trovata per sponsorizzare il suo nuovo film horror di serie B, 5 corpi senza testa. Così si apre il sesto episodio di Feud, Hagsploitation, una crudele espressione per descrivere un genere, a sentire il signor Warner, che lucra sulla distruzione degli idoli. Vedere soffrire e dissacrare due “megere” ex star del cinema, secondo il presidente della Warner Bros., attira l’interesse del pubblico.
Dopo la scottante sconfitta agli Oscar della Davis (Susan Sarandon), in questo episodio le luci sono puntate su Joan che naviga nell’alcool cercando di affogare la vergogna e la delusione per il suo ultimo svilente film. Sono passati mesi dal successo di Che fine ha fatto Baby Jane? ma le cose non sembrano essere migliorate per nessuno, né Joan, né Bette e neanche il regista Aldrich hanno avuto proposte degne di attenzione, nonostante la riuscita del loro ultimo lavoro.
La solitudine permea la vita della Crawford insieme alla paura di non poter più lavorare, che comporterebbe la rinuncia ad una stile di vita che non potrebbe più permettersi. Senza poi contare le spese impreviste come gli assegni elargiti sottobanco per salvarsi da umiliazioni dovute a video pornografici fatti in gioventù, uno scoop che fa gola soprattutto a Hedda Hopper.
Una piccola luce sembra arrivare con il copione del film Che fine ha fatto la cugina Carlotta?, che poi verrà cambiato in Piano… Piano, dolce Carlotta. La sceneggiatura è un lavoro di Aldrich (Alfred Molina) che cerca di riprendere in mano la sua carriera allontanandosi dalla Warner, e poter creare finalmente una pellicola che lo rappresenti a pieno come regista, senza restrizioni. Le protagoniste saranno di nuovo la Davis e la Crawford e, come in un deja vu, si ritorna ai battibecchi tra le due attrici sempre più agguerrite.
Nonostante la propositività di Joan nei confronti del nuovo film, la faida tra lei e Bette si riaccende fin dal primo incontro per la lettura del copione. Nessuno vuole più scendere a compromessi ma inevitabilmente qualcuno dovrà tirarsi indietro. Joan si vede così nuovamente messa in disparte travolta dalla prorompente Bette, la quale ha anche instaurato un rapporto di complicità e amicizia con il regista alle prese con l’imminente divorzio. I vecchi demoni sono tornati e lo sguardo avvilito e disilluso di Joan chiude l’episodio.
Il comune denominatore dei personaggi Bette, Joan, Robert, Jack e Hedda, e focus di Hagsploitation, è un’esistenza intera costruita sulla carriera. Una vita vissuta per il lavoro, loro unica fonte di gioia, e priva di affetti immersa in una totale solitudine che annebbia anche il sentimento più sincero.
Jessica Lange, con questa performance ha potuto mettere in mostra e farci godere delle sue innumerevoli sfaccettature. L’altalenare continuo degli stati d’animo del personaggio di Joan, mascherati da una perenne facciata di falsità, rendono l’interpretazione dell’attrice ancora più ammirabile. Ma un plauso, soprattutto in questo episodio dove ha avuto maggiore visibilità, va a Stanley Tucci alias Jack Warner, la faccia sporca degli affari e della spregiudicata verità, l’attore attraverso il suo personaggio collerico ci mostra la dura realtà dello showbiz.
Le camere ritornano su un nuovo set con le due attrici più discordi che mai, le sorti del film subiranno diversi cambiamenti, come la prenderanno le due star?